.
«Oggi si manifesta in tutta Europa per riaffermare il ruolo strategico della contrattazione per combattere le drammatiche conseguenze della crisi su migliaia di lavoratori e delle loro famiglie. Oggi qui a Milano partecipiamo alla più grande manifestazione europea in Italia: abbiamo qui centinaia di delegati di quella categoria che ha difeso la contrattazione facendola, anche per coloro che ci insultano e ci attaccano». Così Gigi Petteni, segretario generale della Cisl lombarda, intervenendo al l'assemblea nazionale dei delegati Fim e Uilm in corso a Milano. «Questa mattina, in aggiunta all'inciviltà di atti vandalici e fascisti come quello di ieri - ha sottolineato - abbiamo purtroppo dovuto rilevare la faziosità di certa informazione, che non solo non dedica alcuno spazio all'attacco subito dalle no stre sedi sindacali, ma sottovaluta le iniziative di mobilitazione organizzate in tutta Italia da Cisl e Uil, a partire da questa». Petteni ha poi aggiunto: «Apprezziamo le dimostrazioni di solidarietà, ma dovremmo tutti riflettere di più su come si usano le parole e su come si contribuisce a creare un clima di conflitto e di scontro". In conclusione il segretario generale della Cisl Lombardia, ha affermato la necessità di continuare a battersi "perché in Europa le ragioni dell'economia e del sociale camminino insieme, perché la finanza ritorni al suo ruolo e la politica recuperi la sua funzione di governo per il bene comune».
Dopo Parigi cresce l’insicurezza nelle imprese. Il 14% ha più paura. Vorrebbero in città e anche nella propria azienda più prevenzione e controlli e più intelligence. Emerge da un’indagine della Camera di commercio ieri e oggi su oltre 300 persone nelle imprese e circa il 60% si sente meno sicuro (cica il 20% si sente molto meno sicuro di prima, il 35% meno sicuro), circa il 30% sicuro come prima. Vorrebbero più intelligence da parte dello Stato (circa 20%) e sono disponibili a investire in prevenzione e controlli nella propria impresa (circa 28%).
Gli stranieri sono apprezzati nelle imprese, circa una su due ha addetti nati all’estero. Scelti per la maggiore disponibilità e adattabilità. Aiutati dalle imprese per la documentazione, per l’inserimento sociale, perché nei titolari e nei colleghi trovano un amico e perché riconoscono le loro feste. Si integrano meglio gli europei, soprattutto dell’est e i sudamericani, gli africani, i nord americani, gli asiatici e infine gli arabi.
Per chi lavora, in azienda i simboli religiosi vanno tutti tollerati (36%) o ridotti (20%). Gli immigrati dovrebbero adeguarsi alle usanze locali, almeno in parte. Per favorire l’integrazione chiedono controllo degli ingressi clandestini, corsi ed esami di lingua e cultura per stranieri, luoghi di aggregazione con i concittadini.
Addetti: straniero un neo assunto su dieci. Negli ultimi tre mesi in Lombardia le assunzioni di stranieri sono circa una su dieci dei 27.400 posti di lavoro offerti dalle imprese.
Imprese straniere a Milano, quasi una su cinque. Le imprese straniere a Milano sono circa 42 mila, in crescita rispetto alle 38 mila del 2014 e alle 36 mila del 2013. In Lombardia sono circa 93 mila rispetto alle 88 mila di un anno fa. Tengono le imprese di italiani a Milano, passano dalle 250 mila alle 251 mila, ma calano in Lombardia da 727 a 722 mila. I titolari stranieri in regione sono soprattutto egiziani, cinesi, marocchini e rumeni Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano sui dati del registro delle imprese al terzo trimestre 2015, 2014 e 2013.
Per provincia. Milano prima per presenza straniera (42 mila), seguita da Brescia (11 mila), Bergamo (circa 8 mila), Varese e Monza (6 mila).
Gli stranieri hanno 227 mila addetti nelle imprese in Lombardia. Sono concentrati a Milano in 116 mila, Brescia 27 mila, Bergamo 20 mila, Monza 13 mila, Varese, 11 mila.
In Italia imprese straniere concentrate a Roma e Milano. Roma con 51 mila imprese precede Milano che supera la capitale per gli addetti, 116 mila addetti contro 90 mila.
Paesi Mediterranei, una impresa su dieci tra le straniere. Sono 29 mila in Lombardia, di cui 13 mila a Milano, 3 mila a Brescia e Bergamo, 2 mila a Varese, Monza e Pavia.
Nei Paesi del Mediterraneo, un export da 8 miliardi dalla Lombardia, + 4% in un anno, più del doppio dell’import pari a 3,6 miliardi. 3 miliardi da Milano, 1,4 miliardi da Brescia, 886 milioni da Varese, 774 da Bergamo. Principali Paesi: Turchia (34%), Algeria (17%), Israele (11%), Egitto (10%). Emerge da un’elaborazione della Camera di Commercio di Milano su dati Istat 2014.
Un territorio da sempre ricco di eccellenze in ambito manifatturiero e meccanico, ma anche caratterizzato da interessanti sviluppi in tutto quello che è il comparto del cosiddetto hi-tech e delle nuove tecnologie. Partendo da queste premesse per il secondo anno consecutivo Euroimpresa Legnano - in collaborazione con Confindustria Alto Milanese, Liuc – Università Cattaneo, Banco di Credito Cooperativo di Busto Garolfo e l’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano - ha lanciato “Accendiamo le idee”, un concorso teso a supportare nuovi imprenditori.
“Si tratta – commenta Beppe Oliva segretario della Cisl Milano Metropoli – di un'ottima iniziativa, in linea con quello che deve essere il ruolo di Euroimpresa, ossia, agenzia ‘incubatore’ di idee per il rilancio economico produttivo dell’Alto Milanese.
Sotto quest’aspetto – aggiunge il dirigente cislino – sostenere e accompagnare, sia da un punto di vista economico ma anche in termini di servizi, giovani aspiranti imprenditori, consentirà di esaltare i ‘fiori all’occhiello’ di questo bacino, ma al tempo stesso permetterà di consolidare la ‘rete territoriale’ degli operatori economici che collaborano con Euroimpresa”.
Per Oliva diventa strategico, anche attraverso operazioni di questo genere, andare a valorizzare l’area Tecnocity Alto Milanese (le ‘buone idee’ premiate, infatti, potranno avere per un anno uno spazio arredato completamente gratuito al suo interno oltre che l’iscrizione gratuita per 24 mesi a Confindustria Alto Milanese), come una sorta di ‘cittadella’ dedicata alle nuove start up.
“Tra l’altro – evidenzia il sindacalista – questo modello di collaborazione virtuosa, tra istituzioni pubbliche-private e operatori economici, potrebbe essere tranquillamente replicabile anche nei territori contigui, quali, quelli del Magentino e dell’Abbiatense”.
In particolare, il progetto ‘Accendiamo le idee’ accoglie ogni anno 80 aspiranti imprenditori di micro, piccole e medie imprese con sede nell’Alto Milanese o interessate a stabilirsi in quest’area geografica e che operano soprattutto in questi settori: elettromeccanico, energetico, tessile e abbigliamento, calzaturiero, conciario, chimico e delle materie plastiche, agro-alimentare, dell’information technology.
Da segnalare da quest’anno che il concorso prevede anche una sezione riservata alle idee sviluppate dagli studenti delle scuole superiori. “Un modo – fa notare Oliva – per rafforzare anche il rapporto tra mondo della scuola e del lavoro”.
Le domande di partecipazione dovranno essere presentate entro il prossimo 31 dicembre www.euroimpresa.it.
Per ulteriori informazioni: segr@euroimpresa.it). Allo scadere del termine di presentazione delle idee, un’apposita Commissione Tecnica, formata da esperti indicati dai partner del progetto, esaminerà e sceglierà le proposte più innovative e sostenibili.
Conferenza stampa stamattina dei sindacati confederali regionali e dell'Acli sui tagli previsti dalla legge di stabilità su patronati e Caaf e l'annuncio di una campagna di mobilitazione: venerdì 4 dicembre in tutta la Lombardia i lavoratori dei patronati incroceranno le braccia e tutti i servizi saranno chiusi. In contemporanea, nelle piazze, davanti alle sedi dell'Inps, degli uffici degli enti previdenziali, delle sedi sindacali e della Rai, si terranno presidi e volantinaggi per sensibilizzare l'opinione pubblica.
La situazione è grave: sono una quindicina le sedi territoriali dei patronati che se verranno confermati i tagli previsti dalla legge di stabilità rischiano di non poter proseguire la loro attività.
Complessivamente la riduzione delle risorse trasferite dallo Stato ai servizi è di 63 milioni per il 2015-2016 (35 già previsti dalla finanziaria nel 2015, ai quali si aggiungono i 28 della legge di stabilità del 2016 già approvata dal Senato) rispetto ai 430 precedenti. Per i Caaf i tagli erano di 40 milioni per il 2016, 70 per il 2017 e 100 a partire dal 2018. Ciò significherà una pesante messa in discussione dei servizi fiscali ai cittadini.
Per la Lombardia, solo per il sistema dei patronati, che garantiscono servizi di tutela individuale sul fronte previdenziale e dell'assistenza, si stima una ricaduta in termini di tagli di oltre 6 milioni.
Per avere un quadro completo, basta qualche dato: il sistema dei patronati di Cgil, Cisl, Uil, Acli (Cepa), in Lombardia patrocinano e trasmettono in via telematica agli enti preposti poco meno di un milione di pratiche; le sedi sono 326 con 632 operatori dipendenti e comandati.
La mobilitazione, hanno spiegato i sindacati, non è tanto in difesa del sindacato e dei suoi operatori, che pure vengono pesantemente colpiti da questi tagli, ma soprattutto per salvaguardare un pezzo importante di stato sociale nel nostro paese, e soprattutto le fasce più deboli della popolazione che vedono nelle nostre attività di tutela un riferimento importante.
Per Mauro Paris, coordinatore dell'Inca Cgil Lombardia "è evidente la spinta a sostituire il finanziamento pubblico con tariffe pagate dagli utenti. Si perde in questo modo, forse per sempre, il valore universale della gratuità dei nostri servizi. I servizi dei patronati sono rimasti uno dei pochi presidi di welfare accessibili indistintamente a tutti. Si tratterebbe di imporre un sacrificio economico a persone che spesso si trovano già in una condizione di fragilità sociale: disabili, disoccupati, anziani, non autosufficienti".
Angela Presciani, responsabile Inas Cisl Lombardia, sottolinea che “la telematizzazione dell'Inps ha lasciato i cittadini soli, se non potessero rivolgersi ai patronati non saprebbero come fare. Basta pensare che in Lombardia l'87% delle pratiche dell'istituto è svolto dai patronati. Oltre ai tagli attuali e a quelli dell'anno scorso i patronati soffrono il notevole ritardo nell'erogazione del credito che vantano dallo Stato. Dal 2012 al 2014 hanno ricevuto solo l'acconto per i servizi svolti”.
Per Silvano Sangalli, coordinatore regionale del Patronato Ital Uil Lombardia, “la situazione è questa: il giudizio su quanto prevede la legge di stabilità 2016 è estremamente negativo per quanto riguarda l'attività dei patronati; il taglio è insopportabile e avrebbe, se mantenuto, ricadute significative sull'attività che svolgiamo e sull'organico delle strutture".
PRESIDI E VOLANTINAGGI DI VENERDI' 4 DICEMBRE 2015:
A Bergamo davanti alle sedi sindacali e di Inps, Inpdap e Inail.
A Brescia, Como, Mantova, Pavia e Sondrio davanti alle sedi sindacali.
In Brianza presidio davanti all'Arengario di Monza.
A Cremona davanti alle sedi sindacali e Inps.
A Lecco, davanti alle sedi sindacali e all'agenzia delle entrate.
A Lodi davanti alle sedi sindacali e all'Inps.
A Milano volantinaggio davanti alle sedi sindacali e presidio sotto la sede della Rai regionale (alle ore 10).
A Varese presidi davanti agli uffici territoriali e zonali con volantinaggio. Presidio davanti all'Inps con gazebo.
A Sondrio mobilitazione venerdì 4 e anche sabato 5 con un volantinaggio al mercato.
Le richieste di aiuto al Fondo Famiglia Lavoro giunte nei mesi scorsi dimostrano che la crisi non è ancora finita, benché alcuni segnali registrati dagli analisti mostrino una lieve ripresa economica. Per questa ragione la Diocesi di Milano, in vista del periodo natalizio, lancia l’iniziativa benefica “I regali del Cardinale per chi ha perso il lavoro” con gli oggetti che l’Arcivescovo, il cardinale Angelo Scola, ha ricevuto in dono per questa iniziativa e che a sua volta intende offrire a beneficio delle famiglie in difficoltà.
Il catalogo consultabile on line (www.fondofamiglialavoro.it) comprende 84 pezzi di cui 18 icone, 13 oggetti di antiquariato, 8 creazioni di oreficeria e argenteria (anelli, bracciali, parure), 45 oggetti vari. Tra le opere anche un crocifisso etiope utilizzato per le processioni e un’icona raffigurante Sant’Ambrogio che tiene nelle mani la città di Milano in segno di protezione.
«Molti di questi oggetti, soprattutto i preziosi, sono stati affidati al Cardinale con la richiesta esplicita dei donatori che, tramite questa iniziativa, potessero alimentare il Fondo Famiglia Lavoro. Ad esempio, una vedova ha scelto di donare un anello di smeraldi che le aveva regalato il marito prima di morire, una nobile signora milanese di cento anni, ci ha offerto gli ultimi suoi gioielli», ha spiegato Gianni Pigazzini, assistente del cardinale Scola, durante la conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa svoltasi stamattina nel Palazzo arcivescovile.
La gestione dell'iniziativa è affidata al Rotary club Meda e delle Brughiere. «La nostra azione è volta al miglioramento della qualità delle vita delle persone all’interno delle comunità dove vivono. Per di più quest’anno il moto rotariano è “Siate dono nel mondo”. Una ragione in più per dare il nostro supporto a questa bella iniziativa», ha osservato il presidente Rotary club Meda e delle Brughiere Marco Amistani.
Coloro che fossero interessati ad una delle opere in catalogo possono chiamare il numero dedicato 3407442797 (dal lunedì al venerdì dalle ore 9,30 alle 11,30 e dalle 16.30 alle 19,00; sabato dalle ore 9,00 alle 11,00) oppure inviare una mail all’indirizzo rotarymeda.famlav@libero.it indicando per ciascuna opera il numero e l’importo offerto. Nell’arco delle 48 ore si riceverà la risposta circa l’assegnazione delle opere, che potrà anche essere negativa qualora nello stesso lasso di tempo pervenisse un’offerta più alta.
I beneficiari delle donazioni saranno le persone che si rivolgono al Fondo Famiglia Lavoro per chiedere aiuto.
Nonostante il Fondo Famiglia Lavoro si confermi, anche in questa seconda fase, una grande gara di solidarietà che ha coinvolto soprattutto i singoli (dal 2013 da privati cittadini e dai fedeli delle parrocchie sono arrivati oltre 3 milioni di euro, una media di 100mila euro al mese) mancano ora 386.100 euro per consentire a 168 famiglie che aspettano un aiuto per passare un Natale migliore.
Dall’inizio del 2013 ad oggi, il Fondo Famiglia Lavoro, ha erogato aiuti a 3.535 persone, per un importo complessivo di 6.764.435 euro. I beneficiari sono stati per il 40% italiani, per il 60% stranieri, molti sono immigrati di origine islamica.
«Dopo i fatti tragici di Parigi, la cosa peggiore che potremmo fare è chiuderci nelle nostre paure e lasciare indietro chi è in difficoltà. Il Fondo Famiglia Lavoro, invece, è un modo per tenere le porte aperte, per creare legami e tessuto sociale. In questo senso è anche uno strumento di prevenzione, ben espresso proprio da una delle icone donataci quest’anno e che raffigura Sant’Ambrogio che protegge Milano», ha sottolineato monsignor Luca Bressan, vicario episcopale per la Cultura, la Carità, la Missione e l’Azione sociale della Diocesi di Milano.
Delle 3.353 persone aiutate dal 2013, ben il 71% è stato sostenuto attraverso uno degli strumenti previsti per promuovere la ricollocazione nel mercato del lavoro, strumenti introdotti nella seconda fase del Fondo Famiglia e Lavoro su indicazione dell’Arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola. Costoro hanno ricevuto dunque un contributo finalizzato alla propria riqualificazione, attraverso l’accompagnamento, il finanziamento di corsi di formazione professionale, il sostegno durante i tirocini. Solo il restante 29% ha beneficiato di un contributo erogato per la semplice sussistenza.
Un centinaio di persone sono state ricollocate al termine dei corsi sostenuti dal Fondo, altre 1500 (il 50% delle persone che hanno chiesto aiuto) hanno trovato un lavoro dopo l’attività formativa di riqualificazione e di accompagnamento dei volontari e degli operatori attivi in oltre 100 centri sparsi in Diocesi di Milano.
A queste offerte di privati cittadini vanno aggiunti 1,5 milioni di euro donati da Fondazione Cariplo.
«L'esperienza del Fondo Famiglia Lavoro continuerà anche nel 2016 e diventerà strutturale, uno strumento per consentire alla Diocesi di riflettere e agire sulla solidarietà, la crisi e l'occupazione. Interverremo in particolare per l'inserimento lavorativo di chi ha perso il posto», ha annunciato monsignor Bressan.
Edenred, leader mondiale nella gestione dei fondi finalizzati per le imprese, presenta i risultati della seconda edizione del Barometro Edenred-Ipsos 2015 sul benessere e la motivazione dei dipendenti europei.
Dallo studio, che analizza soltanto il cluster dei lavoratori tra 55 e 64 anni, emerge che gli italiani sulla soglia della pensione si dimostrano i più pessimisti sia sulla loro attuale condizione lavorativa, che sulle prospettive future.
Nello specifico lo studio, condotto da Ipsos in 14 paesi europei* e promosso da Edenred, rivela che:
Quando pensano agli anni che li separano dalla pensione, gli italiani si sentono i più sfiduciati in Europa (52%) e tra i meno motivati insieme ai cugini d’Oltralpe (55%).
Quando, invece, pensano proprio alla pensione, solo il 20% dei connazionali ha già fatto dei piani e dichiara di percepirla “abbastanza vicina”, dato di gran lunga inferiore alla media europea (35%).
Se la pensione appare una chimera, la situazione non migliora osservando il livello di soddisfazione lavorativa degli italiani 55-64enni:
Solo il 37% degli italiani si dichiara felice al lavoro, “conquistando” il terzo gradino del podio dei paesi più tristi, insieme a Polonia e Repubblica Ceca
Riguardo alla qualità della vita sul posto del lavoro, il nostro Paese è penultimo con solo il 25% degli intervistati soddisfatti della propria situazione. Peggio di noi solo gli spagnoli.
E i datori di lavoro italiani si interessano al benessere dei propri dipendenti sulla soglia della pensione? Quasi uno su due (45%) è attento ma non abbastanza da farci primeggiare in Europa dove ai primi posti svetta il Regno Unito (67%) e l’Olanda (65%).
Considerando, infine, il riconoscimento dell’impegno lavorativo, l’Italia si conferma fanalino di coda (46%), appena prima di Polonia e Francia.
Si svolgerà a Riccione dal 16 al 19 novembre, presso il Palazzo dei Congressi, la Conferenza organizzativa programmatica della Cisl a conclusione di un lungo percorso di assemblee organizzative a livello territoriale, regionale e di categoria che hanno visto la partecipazione di più di 15 mila tra delegati della Cisl, Rsa-Rsu, quadri, pensionati, operatori politici e dei servizi del sindacato di Via Po. Non a caso l'hashtag della lunga maratona di assemblee ed incontri con i delegati è stato #crescereperilfuturo, con al centro della discussione l'analisi del documento che regolerà la nuova organizzazione della Cisl e le proposte per un sindacato più trasparente, più snello ed ancora più radicato nei posti di lavoro e nei territori, all'altezza delle sfide del XXI secolo.
L'inizio dei lavori della Conferenza di Riccione è previsto martedì 16 novembre, alle 16, con la presentazione di una ricerca su "L'immagine del sindacato" a cura di Sergio Maset, Direttore di Idea Tolomeo. Subito dopo seguirà l'intervento della segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, che sarà intervistata da Dario Di Vico del Corriere della Sera.
Alle 18 prenderà la parola la segretaria organizzativa della Cisl, Giovanna Ventura, con la relazione introduttiva della Conferenza nazionale.
Il 17 novembre alle ore 10 è previsto un confronto sui modelli organizzativi europei cui parteciperà, oltre ai leader sindacali di Belgio, Francia, Germania e Spagna, il segretario generale della Ces, Luca Visentini. Subito dopo interveranno per un saluto la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso ed il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo.
Il 18 novembre, alle ore 11, sono previste due tavole rotonde, moderate dal caporedattore Economia del Tg 1, Michele Renzulli cui parteciperanno Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, Pier Paolo Baretta, sottosegretario al ministero Economico, Annamaria Furlan, segretaria generale della Cisl, Alberto Berrini, economista, Paolo Onofri, segretario generele Promoteia, Vittorio E. Parsi, docente all'Università Cattolica, Mons, Mario Toso, vescovo di Faenza. Il 19 novembre, alle 12, dopo la presentazione dei documenti conclusivi delle Commissioni, la Conferenza nazionale si chiuderà con le conclusioni della segretaria generale, Annamaria Furlan.
L'intera manifestazione sarà trasmessa in streaming sul sito della Cisl, da Labor tv, con la possibilità di interazione su Twitter e Facebook.
"Ha ragione Papa Francesco con le sue sempre illuminanti e sagge parole: ci sono ancora tante donne in Italia discriminate a causa della maternità o che non riescono a conciliare il lavoro con la famiglia, spesso senza le giuste tutele assistenziali , previdenziali e per la cura dei figli. Ecco perchè noi ci riconosciamo con profonda convinzione nell'appello del Pontefice: le donne hanno non solo il diritto di lavorare ma anche il diritto alla maternità".
Lo sottolinea la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan in una nota. "Dobbiamo fare tutti di più per le donne e per il diritto alla maternità; istituzioni, imprese, sindacati. Anche il mondo dell'informazione, della cultura e della scuola possono dare un contributo importante per favorire l'armonizzazione tra lavoro e famiglia. Altri paesi europei si occupano e garantiscono meglio di noi questi diritti, con politiche specifiche, servizi più efficienti e destinando più risorse alla famiglia. Come ha sottolineato Papa Francesco migliorare la qualita' della vita dei lavoratori significa anche migliorare la qualità delle imprese, favorendo la corresponsabilizzazione e la partecipazione nell'interesse comune. Questa è una delle sfide sociali e culturali di questa stagione, che la Cisl rilancia a tutti gli interlocutori istituzionali politici e sociali per dare dignita' al lavoro, favorire ancora di più l'occupazione delle donne e dei giovani, battersi per una società dove la maternità della donna sia considerata una opportunità di crescita e di sviluppo per la società".
(AGIELLE) - Milano - "Massiccia l'adesione alla prima giornata di sciopero nazionale indetta dai sindacati di categoria Fisascat Cisl, Filcams Cgil e Uiltucs per i nuovi contratti nazionali nel terziario. Oltre il 75% - con punte del 90% - dei 500 mila addetti della grande distribuzione organizzata, delle cooperative di consumo e del commercio al dettaglio, ha aderito alla protesta contro lo stallo negoziale che blocca il rinnovo dei contratti attesi da 23 mesi", secondo i dati diffusi dai sindacati.
«La grande partecipazione alla mobilitazione è il segnale del malessere dei lavoratori che a distanza di quasi due anni attendono un dignitoso aumento delle retribuzioni e un avanzamento delle normativa contrattuale su diritti, tutele e welfare - ha dichiarato il segretario generale della Fisascat Cisl Pierangelo Raineri - Circa l'80% dell'occupazione in questo settore è femminile ed i rinnovi contrattuali hanno dunque anche un'alta valenza sociale». «Al pari dei lavoratori delle imprese aderenti alla Confcommercio - ha aggiunto Raineri - crediamo che anche i lavoratori della grande distribuzione e delle cooperative di consumo abbiano diritto ai nuovi contratti di lavoro senza dover subìre le diaspore delle associazioni datoriali di categoria che mirano sostanzialmente ad un abbattimento del costo del lavoro».
«Ribadiamo la nostra disponibilità a trattare sulla flessibilità organizzativa del lavoro per fare fronte alle esigenze di accrescere la produttività - ha sottolineato il sindacalista - ma non cederemo sulla cancellazione degli istituti economici previsti dal contratto, con particolare riferimento al taglio degli automatismi riferiti agli scatti di anzianità e ai passaggi di livello come anche sulla sospensione degli istituti economici della tredicesima e quattordicesima mensilità ai fini della maturazione del trattamento di fine rapporto».
«E' urgente tornare ai tavoli negoziali ed individuare un punto di mediazione con la sola finalità di siglare i nuovi contratti nazionali di lavoro - ha concluso Raineri - Salario e welfare sono le grandi priorità contrattuali per sostenere le migliaia di lavoratrici e lavoratori del terziario, della distribuzione e dei servizi». Per la Fisascat resta dunque aperta la porta per la ripresa del confronto con le associazioni datoriali Federdistribuzione, le associazioni cooperative e Confesercenti. In attesa degli sviluppi ai tavoli negoziali è intanto confermata la seconda giornata di mobilitazione e sciopero nazionale per il prossimo 19 dicembre. (agiellenews.it)
(AGIELLE) - Roma - Sono 906.044 i rapporti di lavoro a tempo indeterminato instaurati servendosi degli sgravi contributivi. Lo rivelano le tabelle dell'Osservatorio sul precariato dell'Inps. Le assunzioni a tempo indeterminato che hanno usufruito degli sgravi sono state 703.890, mentre le trasformazioni sono state 202.154.
Boom delle vendite di voucher. Nei primi nove mesi del 2015 sono stati venduti 81.383.474 voucher per il pagamento delle prestazioni di lavoro accessorio, del valore nominale di 10 euro. L'Inps ha spiegato che l'incremento medio nazionale, rispetto al corrispondente periodo del 2014 (48.067.353), è stato pari al 69,3%, con punte del 99,4% in Sicilia e dell'87,7% in Puglia.
Nei primi nove mesi del 2015 le trasformazioni a tempo indeterminato di rapporti di lavoro a termine, incluse le "trasformazioni" degli apprendisti, sono state 371.152 (l'incremento rispetto al 2014 è del 18,1%). Le nuove assunzioni a tempo indeterminato nel settore privato stipulate in Italia sono state 1.330.964, il 34,4% in più rispetto all'analogo periodo del 2014.
Le cessazioni di rapporti a tempo indeterminato sono aumentate di poco (+25.889). La variazione netta dei contratti a tempo indeterminato risulta "fortemente positiva" (+469.393) e nettamente superiore a quella registrata per il corrispondente periodo dell'anno precedente (+98.046). Nei primi nove mesi del 2015 il saldo tra le assunzioni e le cessazioni lavorative raggiunge quasi le 600mila posizioni. L'analogo valore per l'anno precedente è pari a 310.595 unità: "il miglioramento è dunque prossimo alle 300mila unità". (agiellenews.it)
Il 36% delle assunzioni delle imprese al terzo trimestre 2015 a Milano riguarda un giovane fino a 29 anni, su un totale di 13 mila assunzioni previste dalle imprese negli ultimi tre mesi. Un peso maggiore rispetto alla media lombarda (34% su 27 mila assunzioni) e italiana (30% su 158 mila assunzioni), secondo l’elaborazione della Camera di commercio di Milano sui dati Excelsior – Unioncamere – Ministero del Lavoro. I giovani toccano metà delle richieste per le professioni finanziarie, del marketing e vendite, nella sanità e nell’informatica. I giovani superano la metà nelle assunzioni nelle professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi (54% su circa 3.500 posti), contro il 37% nazionale. A Milano si tocca anche il livello più alto per l’assunzione di laureati: 27,6% delle assunzioni previste contro una media nazionale di 12,9%.
. “Stop delocalizzare Candy” è lo slogan della fiaccolata di solidarietà con i lavoratori della Candy di Brugherio, colpiti dalla decisione dell'azienda di tagliare 350 posti di lavoro sugli attuali 560 in produzione. L'hanno organizzata la Fim Monza Brianza Lecco e la Fiom Brianza e partità oggi pomeriggio alle ore 17 dalla sede dell'azienda, in via Comolli 16 a Brugherio. Il percorso si snoderà attraverso la città, per arrivare in Comune, dove una delegazione verrà ricevuta dal sindaco. Alla fiaccolata parteciperà il segretario generale della Fim Lombardia, Enrico Civillini, per testimoniare la vicinanza di tutta la Fim Lombarda per questa vicenda. “Una vicenda che deve trovare una soluzione alternativa agli esuberi – afferma Civillini - e diventare un cambio di rotta sia per la Candy, ma anche per quelle aziende che trovano solo nella delocalizzazione la facile risposta ai problemi di competitività”. L'azienda ha dichiarato di voler ridurre la capacità produttiva a Brugherio, per produrre dove è più conveniente economicamente. Vuole passare dagli attuali carichi produttivi di 400mila pezzi, prodotti negli ultimi anni in regime di contratto di solidarietà, a 300mila. Questo produce un aumento del numero di esuberi dai 180 annunciati due anni fa, all'inizio del contratto di solidarietà, agli attuali 350. Una decisione che la Fim Monza Brianza Lecco ritiene inaccettabile, sia dal punto di vista occupazionale e dell'impatto sociale sulle famiglie coinvolte, sia dal punto di vista della prospettiva industriale e della centralità del sito di Brugherio.
Alla fiaccolata hanno aderito anche la Cisl Monza Brianza Lecco e la Cisl Lombardia, per sottolineare il fatto che la riduzione dell'occupazione e l'impoverimento del territorio non sono solo un problema di categoria e di settore.
Oggi si terrà un'assemblea unitaria/presidio, indetta da Cgil Cisl e Uil di Milano, in Piazza Fontana dalle 9,30 alle 12,30 per continuare la mobilitazione contro la disdetta del contratto nazionale da parte della Fondazione Don Gnocchi.
I lavoratori della Fondazione chiedono il ritiro della disdetta che scarica la crisi solo sulle loro spalle e dicono no alla precarizzazione dei rapporti di lavoro e alla contrapposizione tra nuovi e vecchi assunti.
Grazie a una maggiore sensibilità dei cittadini la raccolta degli abiti usati è in continua espansione anche nel nostro Paese. L’affermarsi del fenomeno, tuttavia, ha anche attirato una vasta pluralità di operatori non tutti animati dalle stesse intenzioni. In mancanza di una normativa rigorosa, le cooperative sociali che operano per conto di Caritas Ambrosiana da 17 anni sul territorio della diocesi di Milano, hanno deciso di fare un passo in avanti, dandosi un codice etico di auto-regolamentazione e puntando sulla trasparenza del processo produttivo.
Il protocollo sarà presentato giovedì 19 novembre alle ore 9.30 nella sede di Caritas Ambrosiana, in via San Bernardino 4 a Milano, all’assessore all’ambiente del Comune di Milano, Pierfrancesco Maran e ad altri rappresentanti delle istituzioni e dei soggetti economici coinvolti del settore, nel corso del convegno “+ trasparente”.
Interverranno all’incontro:
- Don Roberto Davanzo, direttore di Caritas Ambrosiana;
- Carmine Guanci, coordinatore della rete R.I.U.S.E (Raccolta Indumenti Usati Solidale ed Etica)
- Edoardo Amerini, presidente del CONAU (Consorzio nazionale abiti e accessori usati)
- William Wauters, presidente della ong belga Terre
- Filippo Bernocchi, delegato ANCI all’energia e ai rifiuti
- Pierfrancesco Maran, assessore all’Ambiente del Comune di Milano
- Maria Letizia Nepi, segretario Fise Unire (Unione nazionale imprese recupero)
- Paolo Pipere, responsabile del Servio Ambiente ed Eco-sostenibilità della camera di Commercio di Milano
«Nella Laudato si’ Papa Francesco ci invita a reagire allo scandalo della cultura dello scarto. Questa iniziativa, purché avvenga nella trasparenza e secondo regole certe, è una testimonianza molto concreta di come i nostri stili di vita possono incidere e trasformare veramente ciò che sbrigativamente classifichiamo come rifiuto in una risorsa a vantaggio della collettività», ha sottolineato don Roberto Davanzo.
Milano punto di riferimento in Italia per le imprese egiziane, 6 mila su 15 mila, quasi una su due nel Paese, secondo i dati del registro delle imprese della Camera di commercio. Insieme a Monza, Brescia, Bergamo e Pavia con circa 500 imprese di egiziani. Questa mattina in Camera di commercio l’incontro tra Alvise Biffi, consigliere della Camera di commercio con Ahmed Shaheen, da alcuni mesi console generale della Repubblica Araba D’Egitto a Milano.
Forte la presenza di imprenditori egiziani, primi, una su cinque delle ditte individuali straniere. In Italia si concentrano a Milano che accoglie quasi metà delle ditte egiziane, oltre 6mila su 15mila e che continua a crescere, +9% in un anno. La metà nel settore costruzioni, tra gli altri comparti prevalgono servizi alle imprese, ristorazione e commercio. Quasi la metà dei titolari ha tra i 35 e i 44 anni e sono quasi tutti uomini. Ditte che danno lavoro a 8mila addetti a Milano e 18mila in Italia. Lombarde ai primi posti per ditte egiziane anche Monza (circa 500), Brescia, Bergamo e Pavia con circa 400. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati del registro delle imprese 2014.
Cresce del 15% l’export lombardo in Egitto, pari a 757 milioni nel 2014, rispetto ai 658 dello stesso periodo 2013. Per Milano, che pesa la metà, la crescita è del 18,5%. Brescia, che pesa un sesto, cresce del 20%. Bergamo, con un decimo, del +7%, Varese, con l’8% dell’export, +13,5%. Emerge da un’ elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati Istat per l’anno 2014 a confronto col 2015. Nel primo trimestre 2015, export in calo del -4% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, import in forte calo (-56%). Importiamo tessili ed esportiamo prodotti manifatturieri. In quattro anni, scambi in calo (-14%, export -13% e import -17%).
A Milano la metà degli egiziani d’Italia. Primi stranieri sul territorio, sono circa 50 mila, allo stesso livello dei filippini su un totale di 439 mila stranieri residenti. Soprattutto uomini, 33 mila. In Lombardia scendono al quarto posto, in Italia all’undicesimo. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano sui dati Istat.
L’Affitto a Milano al centro dell’attenzione: nuove opportunità con il canone. Questo il titolo del convegno che si terrà lunedì prossimo 26 NOVEMBRE, ORE 10.00 SALA CONSIGLIO, PALAZZO TURATI, VIA MERAVIGLI 9/B, MILANO promosso da: Camera di Commercio, Comune di Milano (assessorato alla Casa), Fondazione Welfare Ambrosiano
IL PROGRAMMA
10.00 Sergio Rossi, Dirigente Area sviluppo del Territorio e del Mercato, Camera di Commercio
Saluti di Benvenuto
10.15 Daniela Benelli, Assessore all’Area metropolitana, Casa, Demanio Comune di Milano
Le Politiche abitative del Comune di Milano
10.30 Romano Guerinoni, Direttore Generale, Fondazione Welfare Ambrosiano
La risposta ad una domanda crescente della Casa a Milano: presentazione del Servizio dell'Agenzia Milano Abitare
11.00 Andrea Marietti, Consigliere FIMAA Milano Monza & Brianza
Analisi del mercato e della potenziale domanda/offerta
11.15 Daniele Mammani, Esperto di Diritto Privato e Consulente Legale di FIMAA Milano Monza & Brianza
I tempi della giustizia : quale tutela per i proprietari
11.30 Marco Dettori, Presidente TeMA
La legge di stabilità 2016 approvata al Senato e passata alla Camera, prevede un’ulteriore riduzione strutturale di 28 milioni del finanziamento agli enti di patronato, cui si aggiungono i 35 milioni di riduzione già previsti dalla manovra del 2015 in forma permanente. Nel 2016 quindi la riduzione complessiva sarà di 53 milioni, circa 1/7 del Fondo.
Questa ulteriore riduzione, insieme al mancato pagamento dei saldi degli anni dal 2012 al 2014 e dell’acconto per il 2015, mette in discussione la continuità e l’operatività dei servizi che vengono offerti gratuitamente ai cittadini sul versante dell’assistenza e della consulenza in campo previdenziale e assistenziale, oltre che le responsabilità dei patronati verso le proprie strutture e i propri dipendenti.
Da sempre i servizi di tutela svolti da Patronati e CAAF rappresentano una funzione di grande sensibilità sociale la cui utilità, individuale e collettiva, è riconosciuta dalle persone cui viene garantita assistenza e consulenza, anche perché sostituisce nella maggioranza dei casi, il ruolo che gli enti statali preposti non riescono a svolgere.
Recentemente la tipologia dei nostri servizi, la loro quantità e qualità, sono aumentate esponenzialmente, e lo confermano le oltre 1 milione e centomila firme raccolte l’anno passato a favore del finanziamento pubblico.
E’ grazie all’impegno di Patronati e CAAF che finora è stato possibile, nel nostro Paese, garantire gratuitamente le tutele individuali e, con esse, l’attuazione dei principi fondamentali di rilievo costituzionale che regolano il sistema di welfare. Dopo l’approvazione dei tagli che il governo ha proposto nella Legge di stabilità, tutto questo verrà messo pesantemente in discussione.
C’è il rischio di una involuzione qualitativa del sistema di welfare, e di un’ulteriore esclusione dei più marginali a causa dell’inevitabile aumento delle tariffe.
Per questa ragione
LUNEDI 30 NOVEMBRE 2015, alle ore 10, presso la sede regionale della CISL Lombardia, in via Gerolamo Vida 10, a Milano, si terrà un incontro, aperto alla stampa, con le parlamentari e i parlamentari eletti nelle circoscrizioni lombarde per illustrare le ragioni che intendiamo porre all’attenzione della Camera dei Deputati.
All’incontro parteciperanno i segretari generali di CGIL CISL UIL Lombardia Elena Lattuada, Osvaldo Domaneschi, Danilo Margaritella, Il presidente regionale di ACLI Lombardia Luigi Gaffurini, Il direttore del Patronato ACLI Lombardia Giuseppe Foresti e i coordinatori dei Patronati INAS-CISL Lombardia, INCA-CGIL Lombardia ITAL-UIL Lombardia, Angela Presciani, Mauro Paris e Silvano Sangalli.
Al termine del confronto con i parlamentari, si terrà una CONFERENZA STAMPA alle ore 12 per presentare la campagna di iniziative programmate nei territori della nostra regione.
I sindacati confederali e degli inquilini regionali chiedono, con la loro mobilitazione, che venga ristabilita la sopportabilità del canone e delle spese rispetto alle reali capacità economiche degli inquilini con affitti più bassi, che si individui una fascia di esenzione e si predisponga un intervento regionale di sostegno per le famiglie povere o in difficoltà.Chiedono inoltre di garantire il passaggio da alloggi a canone moderato o convenzionato ad alloggi a canone sociale, o comunque l'applicazione del canone sociale in caso di peggioramento della condizione economica.La vendita delle case popolari va sospesa, e in ogni caso vanno tutelati i diritti degli assegnatari sui piani in atto, escludendo il ricorso alla mobilità forzata.
Ogni anno almeno l'1% del bilancio della Regione, per i sindacati, dev’essere destinato a garantire il buon funzionamento del servizio, la manutenzione programmata e gli investimenti per la riqualificazione dei quartieri degradati e per nuove case popolari, e dev’essere assicurato il sostegno al risanamento delle ALER con fondi regionali, per valorizzarne la funzione.
La devastazione del risparmio di circa 150 mila persone è stata di proporzioni colossali, due miliardi e mezzo di euro bruciati in quattro piccole città. È di 728 milioni di euro il controvalore dei bond subordinati emessi dalle quattro banche italiane “salvate”. Un controvalore ora azzerato. E' quanto sostiene Adiconsum Lombardia, fortemente critica sulla soluzione alla crisi di Banca Marche, Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio, Cassa di Risparmio di Ferrara, CariChieti.
"Non condividiamo assolutamente la mancanza della piena tutela dei risparmiatori – sostiene Carlo Piarulli presidente di Adiconsum Lombardia –. Di fatto o di diritto, il capitale di quelle banche era già stato spazzato via da anni di sprechi, incompetenza dei manager, gestione clientelare del credito". "L’intervento infatti “salva” i depositi, i conti correnti e le obbligazioni ordinarie - prosegue - ma azzera il valore delle azioni e delle obbligazioni subordinate delle quattro banche in crisi determinando una perdita secca per i risparmiatori!".
Questi risparmi, sottolinea Adiconsum, verranno utilizzati per assorbire le perdite degli istituti di credito e proprio la valenza “territoriale” di questi istituti, caratterizzata da vicinanza e confidenza di rapporto con i clienti, renderà la perdita assolutamente rilevante.
"Poiché la nostra esperienza ci conferma quotidianamente la mancanza di consapevolezza da parte del risparmiatore sui rischi degli investimenti proposti dal proprio istituto di credito, soprattutto su prodotti complessi come un'obbligazione subordinata - aggiunge Piarulli - abbiamo dato mandato ai nostri legali di verificare la coerenza tra quanto sottoscritto dai risparmiatori e la loro propensione al rischio".
"Ancora una volta - conclude il presidente di Adiconsum Lombardia - i risparmiatori che si vorrebbero educare all’investimento finalizzato allo sviluppo della economia reale, vengono sacrificati per sanare i risultati di gestioni fallimentari. E ancora una volta il risparmio degli italiani viene distolto dalla sua attuale funzione di importante ammortizzatore economico e sociale per essere indecorosamente utilizzato per tappare un buco prodotto da pessimi amministratori".