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Anche la Cisl ha aderito alla mobilitazione nazionale “Stop Armi Egitto”, promossa dalla Rete Pace Disarmo, che si terrà domani, sabato 19 dicembre, dalle ore 11 alle ore 12, nel rispetto della normativa sanitaria, con manifestazioni, presidi, presenze davanti al Municipio di ogni città. L’obiettivo dell’iniziativa è chiedere “verità e giustizia” per l’omicidio di Giulio Regeni, “libertà e giustizia” per Patrick Zaki, stop a tutte le forniture militari, in corso o in previsione, per l’Egitto, il rispetto dei diritti umani e delle libertà di espressione e di associazione in Egitto ed in ogni altro Paese.
“Per la Cisl l’Italia non investe abbastanza sull’Università. Dobbiamo invertire la rotta a partire dalla Legge di Bilancio”. Lo dichiarano in una nota congiunta Il Segretario Confederale della Cisl, Angelo Colombini ed il Segretario Generale della Cisl Università, Francesco De Simone Sorrentino, che insieme rilanciano i contenuti dell’Assemblea Nazionale Unitaria Università tenutasi nei giorni scorsi e sostengono l’appello che tutte le sigle sindacali del settore hanno rivolto in una lettera ai Parlamentari che con il loro voto approveranno tra pochi giorni la Legge di Bilancio 2021.
“Non possiamo più ignorare lo stato di assoluta difficoltà in cui versa il Sistema Universitario Nazionale che, in oltre 15 anni di contrazione della spesa pubblica e mancati investimenti- sottolineano Colombini e De Simone- è stato privato di gran parte delle risorse occorrenti per il Funzionamento Ordinario e di oltre 25.000 unità di personale docente e tecnico-amministrativo a causa del blocco del turn-over con conseguenze significative sul livello dei servizi agli studenti e alla collettività. L’Italia è al penultimo posto per numero di giovani laureati e questo perché la politica italiana, non ha mai ritenuto fondamentale distinguere all’interno del comparto pubblico i diversi settori tagliando le spese in maniera indifferenziata senza considerare i danni provocati ad un settore strategico come quello dell’istruzione terziaria”.
Per il Segretario Colombini investire nell’Università vuol dire investire sul futuro del nostro Paese, sui giovani che sono la nostra migliore risorsa e la mancanza di politiche strategiche e investimenti adeguati in un settore indispensabile per la formazione del capitale umano, per la crescita, lo sviluppo e l’innovazione del nostro Paese accentua il divario con il resto dell’Europa.
A rafforzare il pensiero di Angelo Colombini è il Segretario Generale della Cisl Federazione Università, Francesco De Simone Sorrentino, che ha firmato, insieme agli altri Segretari delle Federazioni del settore, la lettera indirizzata a tutti i parlamentari. Le risorse investite sul diritto allo studio –dice- non sono ancora sufficienti a colmare il divario esistente rispetto al contesto internazionale e l’Italia continua a detenere il triste primato di essere agli ultimi posti in termini di numero di giovani che conseguono la laurea. Il personale delle Università e dei Policlinici Universitari è stato completamente abbandonato dal Governo, in quanto risulta essere oggi quello con le retribuzioni più basse di tutto il pubblico impiego nonostante sia lo stesso personale che in questi mesi ha garantito la continuità della didattica degli Atenei e dei servizi agli studenti, così come il pieno funzionamento dei Policlinici Universitari. Nessuna concreta politica di intervento e di valorizzazione dei lavoratori di un settore che dovrebbe essere il traino dello sviluppo del Paese è stata messa in atto e nulla è previsto nel disegno di legge di Bilancio in discussione in Parlamento”. “La Cisl- concludono Colombini e De Simone- si rivolge con forza e determinazione a tutte le forze politiche che siedono in Parlamento affinché possano intervenire subito per dare concretezza alle richieste delle parti sociali a partire dalla valorizzazione del personale operante nell’ambito della formazione superiore e della ricerca scientifica che aspetta risposte ormai da troppo tempo”.
Esprimiamo una parziale soddisfazione circa la previsione di un emendamento alla prossima Legge di Bilancio che proroga il riconoscimento del contributo economico per le vittime di amianto non professionali, confermando l’UNA TANTUM di 10.000 euro. Dopo mesi di iniziative e sollecitazioni, le istanze promosse da CGIL, CISL, UIL, insieme alle Associazioni per la tutela dei diritti dei malati da amianto e dei familiari, hanno finalmente trovato una prima - seppur limitata - risposta rispetto ad un problema che coinvolge migliaia di cittadini. Si tratta infatti di un modesto, ma importante, sostegno alle vittime dell'amianto, cittadini che hanno contratto il mesotelioma, spesso in modo del tutto inconsapevole e involontario. Una misura necessaria, che dovrebbe essere resa strutturale, considerando che coloro che sono stati colpiti da mesotelioma nel nostro Paese sono circa 1500 (classificati dal Registro Nazionale Mesotelioma) e tra questi, il 70% si è ammalato per causa lavorativa diretta, mentre un altro 10% per esposizione ambientale o familiare; pertanto, la percentuale di casi di mesotelioma - per i quali l’analisi anamnestica ha rilevato una esposizione ad amianto lavorativa, ambientale, familiare, o a causa di hobbies - è pari all'80,1% del totale.
Inoltre, nell’emendamento approvato è previsto che, per i lavoratori già titolari di rendita contratta per patologia asbesto correlata, sia assegnata una prestazione aggiuntiva nella misura percentuale del 15 per cento della rendita in godimento. Rispetto a questa misura va ricordato che essa ha subito diverse variazioni, ma, grazie al lavoro svolto dal Comitato Amministratore del Fondo Vittime Amianto, ha trovato una temporanea “stabilizzazione” sul valore del 20 per cento dal 2018 al 2020. La sua attuale riduzione determina una differenziazione, in negativo, nel riconoscimento dei diritti dei lavoratori, una disparità che non possiamo condividere. Va poi rammentato che, per il triennio 2018-2020, la legge 205/2017 aveva iniquamente già esonerato le parti datoriali dal versare il loro contributo (poco superiore a 7 milioni di euro annui) per il finanziamento del fondo, e con questo emendamento, di fatto, viene abolito il contributo delle imprese.
È evidente che per risolvere definitivamente il problema dell’asbesto, nel nostro Paese c'è bisogno di risorse economiche concrete in grado di realizzare un netto miglioramento delle prestazioni del Fondo per le Vittime dell’Amianto (FVA) e di un’azione più incisiva, continua ed efficace da parte del Governo, che preveda una nuova governance, ed una partecipazione di tutti i soggetti coinvolti a partire dalle Parti Sociali, prevedendo azioni fattuali nelle tre macro aree Salute - Ambiente - Lavoro, a cui urge dare risposte.