Venerdì 15 novembre in tutta Italia si svolgerà la giornata di mobilitazione degli operai e impiegati della filiera delle costruzioni per rivendicare l’attuazione di una vera politica industriale che rilanci il paese.
Per quanto riguarda la Lombardia, dalle ore 10.00 alle ore 12.00, Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil regionali hanno organizzato un FLASH MOB il ponte della strada provinciale 49 sulla strada statale n. 36 del lago di Como e dello Spluga all’altezza di Annone Brianza.
Per non dimenticare, per rivendicare e per conquistare maggior sicurezza stradale, lavoro e sviluppo infrastrutturale del paese.
Alle ore 11 si svolgerà una conferenza stampa dei segretari generali di Feneal, Filca e Fillea della Lombardia. In quella sede verranno dettagliati i motivi e illustrata la piattaforma dell’iniziativa.
Accordo raggiunto tra i sindacati di categoria Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil e Marmomacchine Confindustria e Anepla per il rinnovo del contratto lapidei industria, scaduto il 31 marzo scorso. In Lombardia sono circa 4.000 gli addetti interessati, 25mila a livello nazionale. “L’aumento salariale – spiegano in una nota i segretari nazionali Pascucci, Federico e Fiorucci – è pari a 97 euro al livello C, diviso in 3 tranche: la prima di 29,10 euro a giugno 2019, la seconda di 19,40 euro a dicembre 2020 e l’ultima, di 48,50 euro, a gennaio 2022. Si tratta di 1.144,60 euro in tre anni, somma più alta dell’inflazione prevista dall’Istat, con aumenti certi e senza verifiche ex post". "Il Tem (trattamento economico minimo) viene calcolato e definito nei testi come aumento che tiene conto sia dell’inflazione, sia dei processi di trasformazione ed innovazione organizzativa del settore - aggiungono -. Un risultato molto importante che conferma l’efficacia del modello contrattuale attuato dalle nostre categorie nei settori dei materiali da costruzione, che si aggiunge ai rinnovi già fatti di cemento e laterizi e manufatti".
"La firma del rinnovo del contratto nazionale Lapidei – proseguono – completa così il lavoro sui tre settori industriali dei materiali delle nostre categorie, per i quali avevamo presentato una unica piattaforma con l’obiettivo di iniziare un processo di integrazione tra i rispettivi Ccnl. Il primo risultato è stato quello di aver gettato le basi per questa integrazione".
Come nei contratti precedenti, i sindacati hanno ottenuto l’impegno alla costruzione di un unico sistema bilaterale dove rafforzare ed implementare le relazioni industriali. hanno inoltre conquistato buoni avanzamenti sul welfare: per quanto riguarda la previdenza Complementare Arco, abbiamo ottenuto un aumento dello 0,70% del contributo a carico delle aziende che a regime passerà dall’1,80% al 2,50% (quindi con quota fissa a carico dei lavoratori che resta all’1,30%, per un totale di 3,80%), mentre per il fondo di sanità integrativa Altea l’aumento ottenuto è di due euro, passando da 13 a 15 euro mensili esigibili per ogni lavoratore del settore. Grazie al welfare contrattuale, inoltre, si garantisce che il welfare sia sempre più sociale, tarato sui bisogni delle persone. L’elemento di garanzia retributiva (egr) nelle aziende dove non è praticata la contrattazione di secondo livello viene aumentato di 20 euro (190 euro annui totali). L’accordo prevede una migliore gestione delle concessioni del lavoro part-time, una maggiore attenzione sul tema conciliazione vita lavoro.
L'accordo prevede inoltre il miglioramento della normativa vigente sui contratti a tempo determinato e somministrazione a termine, con un tetto del 25% complessivo. Ci sono maggiori tutele per le donne che hanno subito violenza e sono state inserite in percorsi di sostegno, e c’è l’estensione del congedo matrimoniale alle unioni civili. Anche tutto il tema della sicurezza e del rispetto ambientale è stato rafforzato, sia con l’introduzione della figura dell’Rlssa nelle imprese sopra 50 dipendenti, sia con un contributo di 4,25 euro al mese per ogni lavoratore a carico delle imprese da versare al Fondo Altea per un progetto di prevenzione sulla salute e sicurezza dei lavoratori. Infine sul tema del benessere organizzativo il testo prevede altre due ore di assemblea, in aggiunta a quelle previste dalla legge, dedicate esclusivamente alla persona. Le assemblee per sciogliere la riserva sull’ipotesi di accordo dovranno essere concluse entro il prossimo 29 novembre.
"La crisi a seguito del ritiro di Arcelor Mittal dal perfezionamento dell’acquisto dell’Ilva rischia di travolgere l’industria metalmeccanica lombarda, già affaticata dal calo del mercato dell’auto e alla frenata della Germania. Colpire l’industria siderurgica ex Ilva equivale a danneggiare a cascata tutta la filiera, perché renderà complicato l’approvvigionamento di acciaio e costringerà le nostre imprese a rifornirsi dall’estero, con gravi contraccolpi in termini di posti di lavoro anche nel settore metalmeccanico lombardo. La vertenza è una battaglia anche dei metalmeccanici di questa Regione". Così Andrea Donegà, segretario generale Fim Cisl Lombardia.
"Siamo molto preoccupati - aggiunge -. Innanzitutto per le possibile ricadute sui lavoratori delle sedi Arcelor di Milano e hinterland, sui dipendenti della controllata Innse Cilindri di Brescia, ma non solo. Pensiamo per esempio ai vari distretti industriali: la meccanica strumentale di Bergamo e Brescia e la metalmeccanica di Lecco, con il rischio di spostare all’estero la catena dei fornitori, con ripercussioni sulla competitività e conseguente perdita di valore e posti di lavoro, impoverendo tutto il tessuto produttivo. Il dramma legato all’ex Ilva si tradurrebbe in un miliardo di pil bruciato nel Nord del Paese, ovvero a tantissimi posti di lavoro che andrebbero in fumo". "Non possiamo mettere a rischio la nostra indipendenza industriale che aprirebbe le porte a una nuova crisi in una regione dove l’industria metalmeccanica mostra segnali preoccupanti - conclude . Terremo monitorata la situazione e, se necessario, attiveremo forme di mobilitazione per contrastare chi ha in mente un paese che non prevede un ruolo centrale per il lavoro".
Nei primi nove mesi dell’anno la produzione metalmeccanica lombarda ha tirato il freno a mano segnando, mediamente, -1% nei distretti di Monza Brianza, Lecco, Brescia e Bergamo e una flessione negativa anche per Varese. A questi numeri, diffusi ieri da Unioncamere, si accompagna un saldo occupazionale nullo, ordinativi fermi, previsioni negative sia per la produzione che per la domanda, riduzione delle ore di lavoro e ferie forzate." I 16.500 metalmeccanici in cassa integrazione in Lombardia, nel primo semestre, rischiano di moltiplicarsi afferma Andrea Donegà, segretario generale Fim Cisl Lombardia - . Le preoccupazioni aumentano per via del conclamato rallentamento della Germania e dell’automotive, sbocchi principali delle imprese lombarde, per la guerra dei dazi, che fa scaricare in Europa i prodotti cinesi che faticano a entrare negli Stati Uniti, e per l’effetto domino sull’industria regionale a seguito della vertenza ex Ilva".
"Il dramma prende forma per il lassismo della politica - prosegue - che sembra assistere, confusa e impreparata, al riaffacciarsi della crisi, salvo poi trasformarla in dibattito elettorale. Senza industria, l’Italia non ha futuro e qualsiasi intervento politico annunciato, su welfare e fisco, è buono solo per la propaganda". "Servono interventi decisi e strutturali - conclude Donegà - altrimenti la locomotiva lombarda rischia di deragliare fermando il Paese".
“Continuiamo ad essere fortemente contrari alla ‘plastic tax’, perché riteniamo che sia uno strumento utile solo a fare cassa e perché avrà conseguenze dannose per le imprese e i lavoratori di questo importante settore del Paese. Ma non possiamo che giudicare positivamente le modifiche annunciate dal ministro Gualtieri, anche perché recepiscono alcune delle proposte formulate dai sindacati e dalle imprese. Riteniamo la posizione del Governo un primo passo in avanti significativo, ma ora bisogna investire sulla ricerca, l’innovazione, la riconversione. È questa la ricetta per vincere la sfida della sostenibilità e rilanciare un settore fondamentale per la nostra economia”. Lo ha dichiarato Nora Garofalo, segretaria generale Femca-Cisl. “Nel nostro Paese c’è bisogno di interventi per valorizzare la dimensione del riciclo in un’ottica di economia circolare, sostenere l’utilizzo della plastica riciclata e fare chiarezza sulle bioplastiche, materiali in cui l’Italia è leader mondiale e che costituiscono una alternativa concreta alle plastiche e ai polimeri di natura sintetica derivante dal petrolio. Bisogna inoltre incentivare la ricerca e l’innovazione, premiando le imprese con cicli industriali virtuosi, e sostenere la riconversione delle aziende, per consentire loro di adeguarsi alla normativa, mantenendo la leadership europea di questo comparto e valorizzando le grandi professionalità presenti. Bisogna dare il via a piani pluriennali di incentivi all’utilizzo della plastica riciclata – sostiene Garofalo - per stimolare l’innovazione e ridurre l’impatto della plastica non riciclata, come già avvenuto in molti Paesi europei. Anche nella plastica, insomma, è necessaria una linea strategica di politica industriale, come ha chiesto la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan per la nostra economia. Occorre, inoltre, una grande campagna rivolta ai consumatori, che vanno educati sull’importanza del riciclo del materiale plastico. Il tavolo permanente annunciato dal ministro Gualtieri può rappresentare l’occasione per l’avvio di un grande piano nazionale della plastica, a patto che ci sia il coinvolgimento di tutte le parti sociali. Il settore, non dimentichiamolo, rappresenta un asse portante del nostro sistema manifatturiero con più di 80 mila lavoratori impiegati e 30 miliardi di fatturato annuo. Un pezzo importante della nostra economia – conclude la segretaria generale Femca-Cisl – che va tutelato e rilanciato”.
Cgil, Cisl, Uil confermano e ribadiscono il proprio giudizio in merito alla manovra economica, il cui iter parlamentare è ancora in corso. Apprezzano la disponibilità dimostrata dall’Esecutivo e la conseguente ripresa del dialogo e di una parte dei contenuti proposti dal governo, ma ritengono insufficienti le risorse che pure sono state messe in campo sui capitoli della piattaforma unitaria. I risultati ottenuti sono il frutto sia dell’enorme partecipazione di lavoratori, pensionati e giovani alle iniziative di piazza, avviate sin dallo scorso 9 febbraio, sia del successivo confronto con il Governo, ma non sono affatto esaustive delle rivendicazioni unitarie.
Cgil, Cisl Uil ritengono che sia necessario dare continuità alla mobilitazione, non solo per evitare peggioramenti e sollecitare alcuni miglioramenti della manovra che sarà approvata definitivamente entro la fine dell’anno, ma anche per chiedere di avviare una stagione di riforme, da condurre in porto già nei prossimi mesi. A sostegno di queste rivendicazioni e di tutte le altre richieste contenute nella piattaforma, sia per la manovra in corso di approvazione sia in vista del prossimo Def, Cgil, Cisl, Uil indicono una settimana di mobilitazione con iniziative nei territori e tre manifestazioni/assemblee nazionali aperte, che si svolgeranno in Piazza Santi Apostoli a Roma.
Il 10 Dicembre dedicata alle questioni del mezzogiorno, dell’industria, dei servizi e di uno sviluppo ambientalmente sostenibile, contro i licenziamenti, a sostegno dell’occupazione e delle vertenze aperte, per l’estensione degli ammortizzatori sociali, per la riforma degli appalti e dello “sblocca cantieri.
Il 12 Dicembre per chiedere il rinnovo dei contratti pubblici e privati, il superamento dei contratti pirata, la riforma e le assunzioni nella Pubblica Amministrazione, la defiscalizzazione degli aumenti contrattuali.
Il 17 Dicembre sulla riforma fiscale per una redistribuzione a vantaggio dei lavoratori dipendenti e dei pensionati e per ridurre il fenomeno dell’evasione; sulla previdenza, per un’effettiva rivalutazione delle pensioni e per proseguire nell’opera di riforma della legge Fornero in un’ottica di effettiva flessibilità verso il pensionamento; per chiedere un welfare più giusto e una legge sulla non autosufficienza.
Le tre manifestazioni/assemblee vedranno protagonisti le delegate e i delegati dei lavoratori che al governo e alle imprese porranno i problemi delle rispettive imprese e da quelli i temi e le proposte avanzate nella piattaforma unitaria e discusse nelle assemblee dei lavoratori. Una modalità che vuole essere anche una strada per rendere protagonisti i lavoratori, i loro problemi, la loro capacità di proposta.