“I dati Inps sull’occupazione confermano le analisi che come Cisl abbiamo più volte esternato nei mesi scorsi, quando stava affermandosi la tendenza a drammatizzare la crescita del lavoro a tempo determinato. Sono infatti in buona crescita sia le assunzioni a tempo indeterminato (36%) sia quelle per apprendistato (40%)”. Lo dichiara in una nota il segretario confederale della Cisl, Giulio Romani.
“C’è dunque un ridimensionamento delle assunzioni con contratti brevi che erano state protagoniste assolute della prima parte della ripresa occupazionale post-lockdown, in virtù del complessivo clima di incertezza e, soprattutto, della necessità di sostituire i contratti dello stesso tipo che nel corso del 2020 avevano costituito il principale bacino di arretramento dell’occupazione. Oggi assistiamo peraltro a un saldo nettamente positivo tra assunzioni e cessazioni che ci conferma il buon lavoro fatto ai tavoli con il Governo da parte delle parti sociali.
È ora determinante, però, che la nuova crisi connessa al caro-energia trovi forme di contrasto tempestive e adeguate che impediscano effetti recessivi, come avvenuto con la pandemia, che vanificherebbero i positivi risultati degli ultimi due anni. È quindi indispensabile che il decreto aiuti ter preveda subito un periodo di Cassa integrazione scontata e scorporata dai limiti massimi di durata per tutte le aziende in difficoltà, così come avvenuto per il covid, condizionata al mantenimento dei livelli occupazionali, e che si acceleri sul versante della regolazione europea del prezzo del gas e su quello della revisione nazionale dei criteri con cui si calcola il prezzo dell’energia, scollegandolo da quello del gas stesso.
Occorrerà poi dedicare una particolare attenzione alla comprensione di un fenomeno inedito per il nostro paese: l’aumento (31,7%) delle dimissioni volontarie, un trend ormai costante dal rientro dalla pandemia, che segnala un forte cambiamento della percezione delle priorità da parte dei lavoratori, in particolare dei più giovani, rispetto al passato. Un fenomeno da non sottovalutare e da non analizzare con categorie di pensiero standardizzate che, dopo il lungo stop imposto dalla pandemia, rischiano di non essere più attuali e di non tenere conto del cambiamento degli stili di vita di molte persone, spinti da una nuova percezione dei bisogni individuali, complice anche la sperimentazione dello smart working, diversi da quella tradizionali della convenienza economica e della stabilità lavorativa. Una corretta interpretazione di questo andamento dovrà supportare le piattaforme contrattuali a sostegno delle future rivendicazioni sindacali”.