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Vaia, Cisl: "Stiamo parlando di fase 2, ma il problema è che quanto previsto nella fase 1 è stato probabilmente disatteso in molti casi".
Dopo l’emanazione del DPCM dell’11 marzo 2020, e la sottoscrizione del protocollo tra Governo e Parti Sociali che ha definito le misure necessarie da utilizzare nei posti di lavoro per contrastare l’emergenza epidemiologica da covid-19, è stato più chiaro il percorso e le relative precauzioni che sono da adottare nelle aziende e nei luoghi di lavoro dove è prevista la continuità produttiva.
Come sindacato abbiamo supportato le rappresentanze dei lavoratori affinché nelle loro aziende fossero costituiti i comitati per la gestione e la verifica del protocollo con l’obbiettivo di dare concretezza alla gestione partecipata di questa fase di emergenza.
Parallelamente abbiamo condiviso con ATS Milano Città Metropolitana una mappatura territoriale utile a sollecitare politiche di prevenzione necessarie alla limitazione dei contagi, attraverso la compilazione di una scheda condivisa che ATS ha mandato a un campione di oltre 12.000 imprese del nostro territorio.
I risultati di questa prima fase ci preoccupano non poco perché innanzitutto abbiamo registrato un basso tasso di risposta delle aziende e poi perché il comitato aziendale è stato attivato in una residua percentuale di casi (circa il 30%).
Stiamo parlando di fase 2 e il problema è che quanto previsto nella fase 1 è stato probabilmente disatteso in molti casi.
Per questo riteniamo che per la prossima ripresa delle attività non si possa prescindere da una revisione preventiva in senso prescrittivo e sanzionatorio del Protocollo sottoscritto lo scorso 14 marzo, che valorizzi il ruolo della rappresentanza dei lavoratori nelle sue diverse forme aziendali e/o territoriali, e che con sollecitudine dia corso ad un’azione coordinata e mirata da parte dei soggetti deputati, riguardo l’attività ispettiva e di controllo rivolta alle aziende.
Roberta Vaia
Segretaria Cisl Milano
In allegato il comunicato unitario di Cgil, Cisl e Uil di Milano