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Rancati: “Alzare da 5.600 a 12mila euro l'una tantum, come richiesto dal Fondo vittime amianto”.
Con 5.680 casi, pari al 20,8% del totale nazionale, la Lombardia vanta il triste primato dei malati di mesotelioma. Ogni anno sono in media 355 i nuovi casi, di cui almeno un 30% di origine non professionale (cioè per esposizione ambientale o familiare). Ogni anno, quindi, 106 persone potrebbero beneficiare di una prestazione assistenziale una tantum di maggior conforto.
Lo sottolinea la Cisl Lombardia, che sollecita l'approvazione di un emendamento al Decreto Semplificazione, in discussione in queste ore, per l'aumento dell'una tantum per i malati di mesotelioma. “La prestazione dell'una tantum – spiega Pierluigi Rancati, segretario Cisl Lombardia con delega alla Salute e sicurezza – è stata stabilita in maniera cautelativa a 5.600 euro, per un numero di domande che si sono rivelate inferiori per l'80% rispetto a quelle attese. E' quindi assolutamente possibile alzarne l'importo”.
La stessa presidenza del Fondo per le vittime dell'amianto ha dichiarato nelle settimane scorse che nel primo triennio 2015-2017 rispetto alla disponibilità di 28,7 milioni sono state erogate prestazioni per circa 4 milioni di euro, mentre per il 2018, a preconsuntivo si stima un'erogazione complessiva inferiore agli 800mila euro rispetto alla disponibilità di 5,5, milioni. Anche per il 2019 e il 2020 il Fondo ha una disponibilità di 5,5 milioni di euro, che si rischia di non utilizzare al meglio.
“Per questo – sottolinea Rancati – è possibile elevare almeno a 12mila euro, senza alcun aggravio di costi per le finanze pubbliche, la prestazione Una Tantum a favore dei malati di mesotelioma di origine non professionale”.