ATTUALITÀ
RIFORMA SANITARIA

"Provare a cambiare è un dovere"

Parla il segretario della Fnp Cisl Milano Metropoli Emilio Didonè: "Le domande senza risposta, specie sulla presa in carico dei cronici, permangono. Ma il vecchio modello è ormai giunto all'ok Corral dei medici di base. Solo attuando la sperimentazione al più presto, capiremo dove e se cambiare le cose in corsa".

‘Cambiare è indispensabile, perché ormai i medici di famiglia sono ridotti a passacarte e i nostri Pronto Soccorso diventano inaccessibili. E’ per questo motivo che prima la riforma diventa operativa e meglio è per tutti”. E' quanto sostiene Emilio Didonè, segretario della Cisl Pensionati Milano Metropoli impegnata in questo periodo in una costante opera d’informazione e dibattito rispetto al tema dei cronici e dei soggetti fragili. “Purtroppo finora – osserva Didonè – i dubbi e le criticità emerse non hanno avuto delle risposte precise. Abbiamo capito, però, e questo all’inizio non era così scontato, che la riforma per andare a regime avrà bisogno di qualche anno”. Il tema è di rilevanza centrale, perché rispetto alla popolazione lombarda stiamo discutendo di una questione che interessa oltre 3 milioni e 250 mila cittadini. C’è poi il nodo dell’ente gestore e del rapporto coi medici di base. Didonè lo dice senza girarci attorno: “Il problema non è certo quello delle 40 euro a mutuato che vanno all’ente gestore, quanto, il fatto che finora solo il 32% dei medici di base ha aderito al nuovo sistema”. “Cosa è successo?” si domanda il segretario della Fnp Milano Metropoli. "Si è rotto qualcosa nei rapporti con la Regione? Lo domando a voce alta perchè davvero a noi manca questo passaggio. Perché cambiare – lo ribadisce Didonè – è indispensabile. “In media ogni medico ha 1.500 mutuati e di questi almeno 400/500 cronici. Il sistema attuale non è in grado di garantire loro le risposte che cercano. I loro bisogno rimangono solo sulla carta”.

Ma al di là di questa considerazione solo la ‘sperimentazione sul campo’ chiarirà  i numerosi interrogativi che pure ci sono rispetto alla nuova fase. “Se il cronico peggiora, chi si occuperà del malato? L’ente gestore o tornerà in carico al suo medico curante? Il passaggio da medico di base a gestore sulla base di quali regolare avverrà: libertà di scelta del paziente, competenza territoriale…?”.

Insomma, all’orizzonte i nodi da sciogliere non mancano così come la sensazione che la riforma porti dei vantaggi al privato rispetto che al pubblico. “E’ fuori di discussione – afferma Didonè – che a livello di competitività una struttura privata è decisamente meglio attrezzata per partecipare ad una gara per esempio”. In ogni caso, niente drammi, quello che conta è misurare sul campo il percorso di evoluzione del sistema socio sanitario lombardo. “Come sindacato confederale – ricorda Didonè – facciamo parte della cabina di regia che accompagna la riforma, pertanto, diremo la nostra rispetto ai cambiamenti che si potranno evidenziare in corso d’opera. Ciò detto ormai nei rapporti tra paziente e medico di base siamo giunti al classico Ok Corral e visto che i cronici, che in Lombardia sono il 30% della popolazione consumano il 70% delle risorse a disposizione in Sanità, è evidente che cambiare si deve… per forza”.

09/12/2017
Fabrizio Valenti - fabrizio.valenti@tin.it