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La Ces ha predisposto una brochure per dedicare la ricorrenza ai lavoratori stranieri privi di permesso di soggiorno. Tra le testimonianze anche Anolf Milano.
In occasione della "Giornata internazionale del migrante", che si celebra il 18 dicembre, la Confederazione europea dei sindacati ha predisposto per quest'anno una brochure per dedicare la ricorrenza ai lavoratori stranieri privi di permesso di soggiorno.
Con la collaborazione di UnionMigrantNet, la rete di sportelli sindacali per i migranti promossa a livello europeo dalla stessa CES, sono state dunque selezionate alcune testimonianze dai principali contact points, tra le quali è stata inserita anche quella di ANOLF Milano, con una nostra dichiarazione e il breve racconto di una delle tante persone che si rivolgono ogni giorno ai nostri sportelli.
Lieti dell'importanza di tale riconoscimento al nostro lavoro quotidiano, vi alleghiamo il volantino in lingua inglese e francese, di cui riportiamo di seguito la traduzione della parte relativa al nostro contributo:
"Almeno il 10% delle oltre 10 mila richieste che registriamo complessivamente ogni anno presso i nostri sportelli riguarda persone che sono costrette a lavorare in nero perché prive di un permesso di soggiorno.
Non si tratta di una scelta, ma di una grave lacuna nella legislazione nazionale che non consente a chi arriva in Italia con un visto diverso da quello rilasciato per l'attività lavorativa di essere assunto regolarmente, anche in presenza di un datore di lavoro, nella maggior parte dei casi famiglie che ricorrono a collaboratrici domestiche o assistenti per i propri anziani, che sarebbe più che disponibile a regolarizzare il rapporto se soltanto esistesse una norma che lo permette. Innanzitutto, è necessario individuare nuovi meccanismi per regolamentare l’ingresso in Italia per motivi di lavoro, che siano in grado di favorire l’effettivo incrocio diretto tra domanda e offerta, archiviando definitivamente la fallimentare “assunzione a distanza” prevista dal Decreto Flussi, funzionale soltanto a periodiche “sanatorie”. In secondo luogo, per tutte le persone che già vivono nel nostro Paese e sono relegate nel nero e nel sommerso, riteniamo che si debba fare un passo in più e che il lavoro stesso debba essere finalmente considerato “un fattore premiante per l'emersione dall'irregolarità.
Maurizio Bove, Presidente ANOLF Milano
"Mi chiamo Teresa e sono arrivata nel 2001 da El Salvador. Nel 2002, grazie alla sanatoria Bossi Fini, sono riuscita ad ottenere il permesso di soggiorno. In tutti questi anni ho sempre continuato a lavorare in regola come assistente familiare presso la stessa signora, che però è venuta a mancare due anni fa.Da allora non sono più riuscita a trovare un lavoro a tempo pieno, ma solo pochi rapporti di lavoro a ore che non mi hanno più consentito di rinnovare il mio permesso di soggiorno: avendo tre figli a carico ed essendo sola, il mio reddito non era infatti sufficiente secondo i parametri richiesti dalla Questura. Oggi lavoro in nero, come quando sono arrivata in Italia 15 anni fa. Sono molto preoccupata, perchè anche i miei bambini, l'ultimo nato in Italia, hanno perso il permesso di soggiorno: uno di loro è dislessico e l'ospedale non accettava più di visitarlo perchè non aveva più la tessera sanitaria, finchè sono andata all'Anolf di Milano, dove mi hanno detto che anche i bambini senza permesso di soggiorno hanno diritto alle cure. Adesso ho trovato una famiglia che mi vorrebbe assumere, ma senza permesso di soggiorno non può farlo. Sto aspettando il ricorso contro il rigetto del mio permesso, che ho fatto con l'avvocato dell'Anolf: spero che il giudice restituisca a me, ma soprattutto ai miei bambini il permesso di soggiorno".