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A Trezzo sull'Adda la manifestazione milanese. L'intervento del segretario della Cisl, Carlo Gerla.
Ringrazio gli amici dell’Anmil per avermi invitato a questa importante manifestazione, dedicata alla “Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro”.
Siamo di fronte ad un’escalation impressionante, che impone una riflessione seria e un’azione immediata per riportare al centro dell’attenzione il diritto alla salute e alla sicurezza del lavoro.
Il problema della sicurezza sul lavoro, non è solo di carattere sindacale ma è istituzionale e sociale.
Alcuni numeri per capire il fenomeno: nel 2015 (Inail) si è registrato un incremento degli infortuni mortali (94 casi in più… tantissimi se si pensa che dietro quei numeri ci sono vite perse e famiglie sofferenti). Nel 2015 sono stati complessivamente 1.246 i casi delle cosiddette “morti bianche” (24 morti a settimana… tantissimi ancora). Questo dato fa ancora detenere alla nostra nazione il primato delle vittime sul lavoro in Europa ( meglio chiamarle vittime che non morti bianche… perché di candido, lindo hanno ben poco!). Questo trend negativo, viene confermato anche nel nostro territorio. Nella provincia di Milano gli infortuni mortali nel 2015 sono stati 48 contro i 30 dell’anno precedente; mentre in Lombardia sono passati dai 152 del 2014 a 171 del 2015. Per quanto riguarda i casi di infortunio sul lavoro sempre nello stesso anno, il 77% è stato registrato nel settore dell’industria e servizi.
Vorrei evidenziare anche il fenomeno che riguarda le malattie professionali: troppo spesso vengono dimenticate o poco considerate. Nel 2015 sono state protocollate dall’Inail 58.295 denunce, 1.555 in più del 2014.
Lavorare in sicurezza deve essere un diritto di tutti, perché è vero che la vita non ha prezzo! Ma è altrettanto vero che chi ha pagato un prezzo così elevato al benessere economico della nazione, merita più rispetto di quello che ha oggi.
Non è accettabile che così tanti lavoratori escano di casa al mattino per andare a LAVORARE e per guadagnarsi uno stipendio e poi non tornino più, o si feriscano gravemente o si ammalino di patologie fatali. Le morti sul lavoro, sono piaghe da sradicare, con impegno da parte di tutti, con strumenti adatti ed un attento monitoraggio circa l’uso distorto di norme esistenti. Si devono elevare i livelli di lotta allo sfruttamento e contrastare il lavoro nero.
Il lavoro riempie di dignità, dà la capacità di mantenere se stessi, la propria famiglia, di contribuire alla crescita della propria nazione. Il lavoro è “sacro”, perché esprime la dignità delle persone.
Il lavoro non è solo un fattore necessario alla produzione, ma il mezzo essenziale per l’affermazione dell’identità e della dignità dell’uomo. Il lavoro è molto di più di un salario, il lavoro è parte integrante dell’attività della persona, il lavoro è sviluppo della persona, il lavoro è intelligenza, competenza, volontà, genialità.
Creare un lavoro è un diritto costituzionale: “Chi ama il lavoro lo mette al sicuro”.
Basta con il risparmio: dobbiamo essere intransigenti sulla sicurezza, serve più prevenzione e formazione, più rispetto nell’applicazione delle normative contrattuali ( stop al cattivo utilizzo dei voucher, delle false partite iva), servono più controlli nell’assegnazione degli appalti, più vigilanza nei luoghi di lavoro e in particolare per quelle realtà e settori più a rischio, inclusa la logistica e una parte della cooperazione “farlocca”.
Nel Paese bisognerebbe raggiungere la piena consapevolezza che investire in sicurezza è un obiettivo strategico, in considerazione anche dei costi non solo per le aziende e la collettività, ma soprattutto per le coscienze. Inoltre secondo l’Inail gli infortuni sul lavoro causano all’anno circa 11 milioni di ore di assenza al lavoro per inabilità e un costo pari mediamente a 40 mila euro per ogni infortunato.
Ricordo il monito di Papa Francesco: “Bisogna costruire un modello di sviluppo che tenga conto della dignità umana”.