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I dati del secondo Report dell'Osservatorio mercato del lavoro della Cisl milanese. Un articolo del quotidiano Avvenire. Gerla: "Rafforzare le politiche attive".
Il quattro marzo 2015 entrava in vigore il Jobs Act, la legge di riforma del mercato del lavoro. A distanza di un anno è possibile esprimere le prime considerazioni rispetto alle dinamiche del mercato del lavoro, supportate anche dalla lettura dei dati Istat.
A gennaio 2016 sul piano occupazionale si sono registrati 71 mila posti di lavoro dipendente in più rispetto al mese precedente (dato provvisorio) e se come termine di paragone si assume il mese di gennaio 2015, l’aumento è pari a 448mila unità. Sono segnali molto importanti perché, per la prima volta da quando si è arrestato il calo dell’occupazione dipendente (ottobre 2013), la velocità di crescita dei posti di lavoro, su base annua, ha sfondato la barriera dei 400 mila.
E’ stato merito del Jobs Act? E’ presto per dirlo, probabilmente potremo fare una prima valutazione solo nel prossimo mese di giugno . L’andamento dell’occupazione globale, però, include anche il lavoro autonomo.
A fronte dei 448mila posti di lavoro dipendente guadagnati in un anno bisogna affiancare 149 mila posti di lavoro autonomo perduti. E’ probabile che una parte di posti di lavoro dipendenti registrati nell’ultimo anno siano in realtà trasformazioni di partite iva, co.co.pro, collaborazioni occasionali e altre forme di lavoro parasubordinato in lavoro subordinato. Le modifiche dell’articolo 18 nel 2015 non hanno influito negativamente sui licenziamenti: sono 3,1 milioni le cessazioni di rapporti di lavoro rilevate nel IV trimestre, in diminuzione di 117 mila rispetto al 2014 (-3,6%). In particolare, per il contratto a tempo indeterminato, si registrano 570 mila cessazioni, 21mila in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e, tra queste, i licenziamenti sono stati 243 mila, 42 mila in meno rispetto al 2014 (-14,9%).
La somma dei quattro trimestri del 2015, pur non essendo un’operazione statisticamente corretta, dà una riduzione dell’8,14%. Le rilevazioni sono continuamente riviste e aggiornate e il consuntivo del 2015 sarà disponibile a maggio.
Il tasso di disoccupazione resta ancora piuttosto alto, attestandosi all’11%, mentre la disoccupazione giovanile (fascia di età 15-24 anni) rimane su livelli molto alti raggiungendo il 39,3%. Si tratta di un tasso ben superiore a quello della media europea: nell’eurozona la disoccupazione giovanile è pari al 22% e nell’UE è pari al 19,7%. Dal calcolo del tasso di disoccupazione sono esclusi i giovani inattivi che non cercano lavoro perché studiano. L’incidenza dei disoccupati nella fascia di età 15-24 anni sul totale dei giovani appartenenti a tale fascia è pari al 10%: equivale a dire che un giovane su 10 è disoccupato.
Nel 2015 si è osservato un timido segnale di svolta nel mercato del lavoro a Milano. Finalmente, dopo sette anni, si è registrato un aumento del numero di occupati, accompagnato da un contestuale calo dei disoccupati.
In tutti i trimestri dell’anno si osserva una forte riduzione delle ore di cassa integrazione autorizzate, che risultano più che dimezzate rispetto al 2014. In particolare: diminuisce leggermente il ricorso alla cassa integrazione ordinaria, l’utilizzo della straordinaria cala vertiginosamente e diminuisce drasticamente il ricorso all’ammortizzatore in deroga, sul quale però ha poco senso esprimere valutazioni. La cassa in deroga è, infatti, uno strumento in via di estinzione e si esaurirà completamente a fine 2016. L’inversione di tendenza, oggettivamente rilevabile nel mercato del lavoro, deve essere accompagnata e sostenuta da interventi mirati al rafforzamento delle politiche attive, alla crescita dei consumi interni, all’occupazione e alle riforme economiche e fiscali, in modo da favorire maggiori investimenti pubblici e privati nei settori emergenti e di qualità del nostro Paese e implementando la ricerca, l’innovazione e la formazione.
Carlo Gerla - segretario Cisl Milano Metropoli