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MONDO CISL
BANCARI

I lavoratori di Barclays in sciopero contro 300 licenziamenti

Venerdì 4 marzo, dalle 10 alle 12, presidio sede Abi, via Olona 2, Milano. First Cisl: "Modo di fare inaccettabile".

I lavoratori di Barclays scioperano contro i licenziamenti. I dipendenti del gruppo bancario inglese si fermeranno venerdì 4 marzo per protestare contro la scelta dell’azienda che, a fronte della cessione delle filiali italiane,  provocherà circa 300 esuberi.


Lo stesso giorno, dalle ore 10 alle 12, si terrà un presidio davanti alla sede di Abi (l’associazione di categoria delle banche), in via Olona 2, a Milano.
Barclays Londra ha, infatti, deciso di dismettere gran parte delle attività in Italia (considerate “non core”): l’organico verrà ridotto dagli attuali 1.020 dipendenti a 150, lo stretto necessario per mantenere un presidio in loco nel caso, fra qualche tempo, decidesse di riaprire il business nel nostro Paese.


“Un evento questo – osserva Silvia De Cecco, Rsa  First Cisl di Barclays –, peraltro, già verificatosi per ben 3 volte negli ultimi 15 anni,  nell’assoluta indifferenza delle istituzioni. Rimane, infatti, un mistero come sia stato possibile che i vari governi che si sono succeduti abbiano permesso un simile comportamento, senza prevedere nessun vincolo o tutela nei confronti dei lavoratori italiani. La verità è che le multinazionali, anche nel settore del credito, fanno quello che vogliono”.


Dei  1.020 dipendenti, 580 passeranno a CheBanca!, alla quale Barclays ha ceduto tutte le filiali, insieme ad un pacchetto di 237 milioni di euro. ll rischio disoccupazione riguarda ora il personale della sede centrale di Milano (la cui gran parte, legata al supporto del business, non risulta più utile nè a Barclays nè alla futura “acquirente”), e una ventina di altri lavoratori sul territorio italiano, le cui posizioni saranno soppresse. Fatti i conti, gli esuberi saranno quasi 300.


“In una situazione complicata come questa – aggiunge Alessandra Poma della First Cisl di Milano  -, l’azienda si è presentata al tavolo della trattativa senza proposte precise e, come spesso accade, con la sola idea di costruire un incentivo per ‘quietare’ in qualche modo i lavoratori. Un modo di fare inaccettabile”.


Da qui, la decisione di indire lo sciopero e chiamare in piazza i lavoratori.

02/03/2016