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Il felice disco di esordio di un giovane cantautore milanese. Sedici pezzi tutti da ascoltare.
Vi sono dischi che colpiscono per la loro essenza poetica profonda, per il disegno contenutistico e creativo che vi sta alla radice: è il caso del disco d’esordio come solista del giovane cantautore milanese Teo Manzo, “Le Piromani”, licenziato dalla meritoria etichetta discografica Libellula-Audioglobe. Un concept-album, quello di Teo, che tesse una storia alquanto poetica e visionaria, che si articola in sedici tracce, ruotante attorno alla caduta della luna.
Il percorso narrativo si snoda attraverso le vicende, umane e…siderali, dell’astronomo Allen Meyer e della sua donna, rifugiatisi in un bunker per sfuggire alle conseguenze della prossima caduta della luna, cosa della quale l’astronomo non è, tuttavia, convinto. Sennonché, mentre il mondo si prepara all’evento funesto, con dosi di crescente irrazionalismo e fanatismo, al culmine dell’amore tra i due, la ragazza si ammala di un morbo incurabile e in poco tempo viene strappata via alla vita. L’evento luttuoso segna idealmente una cesura, non solo all’interno dell’album, come tra una prima e una seconda parte, ma anche nella psiche di Allen, che sprofonda irrimediabilmente nei gorghi della follia.
Inverte il suo pensiero sulla caduta della luna, credendovi ora fermamente, si unisce a moti rivoluzionari senza alcuna razionalità, fino a quando la ragazza morta non gli appare in forma di Piromane, una delle sirene del cosmo, ministre dell’accensione e della combustione delle stelle, creature di una mitologia astrale impregnata di poesia profonda, ed egli s’invola a bordo della sua astronave alla ricerca illusoria del loro canto, che è il canto dell’amore perduto e di tutte le cose che finiscono, perdendosi nel vuoto cosmico. Un disco ricco di citazioni, prima fra tutte quella riferita a Fabrizio De Andrè, di cui Teo, da anni, in compagnia di Fabrizio Pollio, un duo che assume il nome di “I Becchini”, porta in giro le canzoni per tutto lo Stivale. E lo stile è quello: brani molto ben costruiti, con giri armonici notevoli, struttura essenzialmente acustica, testi ben curati, voce profonda e ispirata, oltre ai temi visionari e ‘letterariamente’ pregnanti suesposti. Davvero, un bell’esordio.