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Oltre 70 scatti per rappresentare la più completa raccolta delle immagini che hanno segnato la storia dell’Apartheid
Lo scorso 8 luglio 2013 è stata inaugurata al PAC (Padiglione d’Arte Contemporanea), in Via Palestro 14, la mostra sull’Apartheid, ideata dall’ICP (International Center of Photography) di New York e in programma fino al 15 settembre 2013; gli orari e i giorni di apertura al pubblico vanno dal martedì alla domenica dalle ore 9.30 alle ore 19.30, tranne il giovedì dove l’orario di chiusura si protrae fino alle 22.30. L’esposizione è stata promossa e prodotta da numerosi enti, tra cui il Comune di Milano – Cultura.
Il progetto si concentra sul lavoro di 70 fotografi, artisti e registi che analizzano l’eredità dell’Apartheid e i suoi effetti sulla vita quotidiana in Sud Africa in maniere differenti: dal saggio fotografico al reportage, dall’analisi sociale al fotogiornalismo e all’arte.
La mostra raccoglie il meglio di sessant’anni di produzione illustrata e fotografica facente parte della memoria storica e della moderna identità sudafricana. In particolare le fotografie, le opere, i film, i video, i documenti e i poster vogliono documentare frammenti di storia di uno dei periodi più importanti del ventesimo secolo, le sue conseguenze e l’importanza del ruolo di Nelson Mandela.
Oltre al lavoro di numerosi artisti, saranno esposte opere fotografiche sudafricane di noti fotografi all’avanguardia come Leon Levson, Eli Weinberg, David Goldblatt e molti altri ancora.
“Anche ora che il Sudafrica è un paese libero dall’Apartheid, questa mostra indigna e commuove. Storia e bellezza, figure e arte s’intrecciano in questa ‘esperienza espositiva’ che ci consegna esempi d’ingiustizie, dolore e sopraffazione, ma anche di gloria, battaglie vinte e grandi successi”, sono le parole dell’assessore alla Cultura Filippo Del Corno, che dimostrano come il Sudafrica sia passato da una realtà puramente coloniale, basata sulla segregazione razziale, a una realtà vivacemente dibattuta, basata su ideali di uguaglianza, democrazia e diritti civili. La fotografia ha colto quasi immediatamente questo cambiamento e ha trasformato il proprio linguaggio da mezzo puramente antropologico a strumento sociale.