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Di passaggio a Milano il duo pop di Manchester ha svelato i nuovi progetti per un disco acustico. La loro musica malinconica affascina gli italiani. Il gusto del lato oscuro della vita, dicono loro.
Ci hanno abituati a un pop dal sapore retro e sintetizzato ma il future degli Hurts, il duo electro di Manchester potrebbe essere radicalmente diverso. Incontrati poco prima del concerto milanese ai Magazzini Generali, Theo Hutchcraft e Adam Anderson hanno raccontato a Job di come intendono proseguire la loro carriera. «Abbiamo di recente incontrato Lana Del Rey e ci farebbe piacere duettare con lei in futuro. Gli artisti che hanno pieno controllo della loro rappresentazione ci piacciono di più e lei è una di questi. Per noi è importante essere diversi da qualsiasi altro». In programma, dopo dischi con grandi produzioni ed elettronica, ora hanno un progetto di sola voce e piano. Su tutto, la melodia.
SUCCESSO ITALIANO – Un motto che in Italia paga per il duo britannico. Il concerto milanese era sold out da settimane, tanto da lasciar ipotizzare che da oggi in poi si potrebbe osare anche spazi più grandi nel nostro paese. «Con Milano abbiamo un rapporto particolare – dicono – perché siamo sempre stati accolti bene e il pubblico sembra sempre conoscere le nostre canzoni a memoria. Poi è la città della moda più bella del mondo e la nostra collaborazione con Giorgio Armani va a gonfie vele».
Con uno stile austero e darkeggiante, gli Hurts fanno breccia nei cuori dei teen-agers proprio perché appaiono anni luce lontani dalle miriadi di boy band che affollano il panorama musicale internazionale. I testi e le atmosfere dei brani che compongono Exile, il loro secondo album, sono tutt’altro che banali. Esilio evoca situazioni spiacevoli, abbiamo chiesto. «Si tratta di un titolo ambivalente – dice Adam – perché significa isolamento e quanto di buono si perde della vita a essere lontani dalla realtà. Ma vuol dire anche ritrovarsi nel silenzio, raggruppare le energie per ripartire. Non vogliamo solo cantare della positività. Anzi è nell’oscurità che a volte si trovano le cose più interessanti». Sarà per questo che adolescenti e ultra-trentenni innamorati del sound degli anni 80 non li mollano a nessun disco. Nella data milanese dell’altra sera si respirava qualcosa di molto vicina all’adorazione. Exile sta andando meglio del primo disco, uscito nel 2010 con la hit che li fece conoscere, Better Than Love. Dal vivo Miracle e Sandman si fondono a perfezione con i brani celebri che li hanno lanciato come Wonderful Life e Sunday. Ma perché gli Hurts insistendo sulla malinconia melodiosa hanno ragione sul pubblico? «Perché diamo qualcosa a cui pensare ai nostri ascoltatori, c’è molto più da fantasticare nel lato oscuro della vita che nelle risate».
E adesso che si stanno confermando con il secondo album, gli Hurts iniziano ad avere anche una storia da raccontare. Il leggendario Elton John li ha raggiunti in studio per lavorare assieme. «Siamo stati 5 ore a chiacchierare – confessano – e abbiamo lavorato su 20 minuti di musica. È stato troppo intrigante farsi raccontare da lui tutti i retroscena del business che solo un artista di quella statura può snocciolare. È anche una persona molto attenta alle nuove leve, non vive nel passato».