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Presidio davanti al quartier generale di Sesto San Giovanni: De Falco, Fai Cisl: "Risposte insoddisfacenti dall'azienda".
Carichi di lavoro eccessivi: questa la ragione dello sciopero nazionale di otto ore che ha coinvolto i lavoratori della rete commerciale di Coca Cola Hbc Italia. In contemporanea si è tenuto un presidio davanti al quartier generale di Sesto San Giovanni, alle porte di Milano. Nel nostro Paese il marchio americano occupa poco più di 1.900 persone e le figure commerciali sono circa 900. Fra di esse, il grosso (attorno a 600) è composto dai promoter. La loro clientela è divisa in due canali: i supermercati (Gdo) e gli esercizi che rientrano sotto la sigla Ho.Re.Ca, vale a dire bar, ristoranti, pizzerie.
“I compiti dei promoter sono vari – osserva Alexander Zezzo, delegato della Fai Cisl milanese –: oltre a fare gli ordini, devono promuovere i prodotti, sollecitando anche l’acquisto di altre bevande dell’assortimento Coca Cola, proporre l’installazione di espositori e frigoriferi, implementare le attrezzature previste dalle campagne pubblicitarie. In diversi punti vendita tocca a loro anche posizionare bottiglie e lattine sugli scaffali o nelle frigovetrine. E’ un lavoro sempre più stressante e pesante”.
La questione è in discussione da diverso tempo, ma non sì è ancora arrivati ad una soluzione condivisa. Da qui la proclamazione dello sciopero.
“L’accordo integrativo aziendale firmato lo scorso luglio – nota Gennaro De Falco, segretario generale della Fai Cisl di Milano – prevedeva la creazione di una commissione commerciale che, in sinergia fra le parti, avrebbe dovuto trovare una soluzione al problema. I lavoratori hanno evidenziato le criticità e avanzato delle proposte, ma le risposte dell'azienda sono al momento insufficienti. La richiesta di assumere nuovo personale o di ridurre significativamente il numero dei clienti per addetto è rimasta insoddisfatta”.
L’azienda ha prefigurato una riduzione dei clienti di circa il 5% per il 70% dei promotori (quindi non per tutti) e una diminuzione delle frequenze delle visite. Ma l’idea è stata respinta al mittente.
“Il problema – aggiunge Zezzo – è che non abbiamo il tempo materiale per fare tutto quello che ci viene richiesto. Ci è stato detto di visitare i clienti una volta ogni 15 giorni invece di una alla settimana, ma non è una soluzione perché nel giorno di visita ci troveremmo a svolgere il doppio del lavoro: quello che non hai fatto prima lo devi fare dopo. Un promoter, da contratto, dovrebbe lavorare 7 ore 40 al giorno, ma si sfora sempre. Lo stipendio è attorno ai 1.400 euro al mese più eventuali incentivi che però sono quasi sempre irraggiungibili”.
La Coca Cola in Italia conta tre stabilimenti: Nogara (Verona), Marcianise (Caserta), Oricola (L’Aquila). La sede centrale di Sesto San Giovanni ospita gli uffici amministrativi.