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11.520 RISPOSTE

Sanità in Lombardia: 6 iscritti alla Cisl su 10 rinunciano alle cure. La prima causa sono i tempi d’attesa

Presentati a Milano i risultati di una ricerca condotta dal sindacato in collaborazione con BiblioLavoro. 

Sono stati presentati a Milano i risultati di una ricerca condotta tra gli iscritti della Cisl sul “Servizio Sanitario in Lombardia” curata da BiblioLavoro, il centro studi del sindacato. All'iniziativa sono intervenuti il segretario generale aggiunto della Cisl Lombardia Fabio Nava e l'assessore reginale al Welfare Guido Bertolaso.

“L’indagine ci ha permesso di ottenere un quadro chiaro e strutturato delle criticità vissute dai nostri iscritti, fornendoci dati concreti e attendibili da utilizzare durante i confronti ai tavoli regionali, dandoci la possibilità di formulare proposte concrete e incisive – spiega Roberta Vaia, segretaria della Cisl Lombardia - Ben 11.520 associati hanno partecipato alla survey. I dati raccolti evidenziano rinunce alle cure a causa di tempi di attesa troppo lunghi, difficolta nell’accesso a visite specialistiche, esami diagnostici e ricoveri oltre a carenze nell’assistenza domiciliare integrata. Utilizzeremo questi dati per portare avanti le nostre proposte a favore di un sistema sanitario lombardo più efficiente, equo e accessibile a tutti i cittadini. Quando la risposta del Servizio Sanitario ai bisogni di salute non garantisce a tutti che i tempi d’attesa della presa in carico siano adeguati al migliore esito clinico del percorso di cura, la scelta del luogo e dei professionisti sanitari da parte delle persone non può essere considerata libera. Infatti, la principale motivazione che ha spinto gli intervistati a preferire prestazioni a pagamento non è stata la libera scelta sul ‘dove’ e ‘da chi’ farsi curare, ma una scelta “obbligata”. Continueremo a monitorare la situazione con attenzione”. 

Ecco i risultati principali, presentati da Francesco Girolimetto, direttore BiblioLavoro. 

La rinuncia alle cure
Oltre sei rispondenti su dieci hanno rinunciato (“qualche volta” o “spesso”) nel corso dell’ultimo anno alle cure. Solo un intervistato su cinque con redditi oltre i 50.000 euro ha rinunciato alle cure, a fronte della rinuncia a curarsi di due rispondenti su tre in famiglie con redditi inferiori a 15.000 euro. I tempi d’attesa sono il principale motivo della rinuncia alle cure. Quasi un intervistato su due ha rinunciato alle cure per ragioni economiche e oltre quattro su dieci per ragioni legate alla scomodità fisica o organizzativa delle strutture sanitarie. 

Le prestazioni sanitarie (visite e/o esami) tra pubblico e privato
Otto intervistati su dieci hanno effettuato nell’ultimo anno almeno una visita specialistica. Sei visite ambulatoriali su dieci sono state erogate in strutture private. Oltre la metà degli intervistati ha usufruito di viste specialistiche a pagamento. Fra quanti hanno fatto prestazioni ambulatoriali a pagamento, otto su dieci si sono avvalsi di strutture private (solo private o private convenzionate), la restante parte ha usufruito di prestazioni in libera professione (a pagamento) nelle strutture pubbliche. Analogamente, tra chi ha effettuato almeno un esame nel 2023, uno su tre si è rivolto a strutture private convenzionate con il Servizio Sanitario e quasi uno su quattro ha svolto esami in strutture private. Complessivamente, fra quanti hanno fatto prestazioni di diagnostica strumentale a pagamento più di otto su dieci sono ricorsi a strutture private.

I ricoveri
I ricoveri hanno interessato poco più del 10% degli intervistati. Sette ricoveri su dieci sono stati fruiti in strutture pubbliche. I ricoveri in struttura privata convenzionata in regime di Servizio Sanitario  sono stati il 24,7%, il 4,5% sono stati ricoveri a pagamento in struttura privata.

I tempi d’attesa (visite, esami, ricoveri)
Il tempo massimo d’attesa previsto dal codice di priorità indicato nell’impegnativa dal medico non è stato rispettato in quasi la metà delle visite di specialistica ambulatoriale con priorità U (urgente); per le altre priorità B (breve) e D (differibile) il mancato rispetto del tempo d’attesa è stato superiore nel 40% dei casi. I tempi massimi d’attesa nel 44,5% degli esami indicati come urgenti non sono stati rispettati. Per gli esami con priorità di 10 giorni e per quelli con priorità di 60 giorni, l’erogazione è stata successiva, rispettivamente, nel 40,3% e nel 18,0% dei casi. Nei ricoveri programmati il 74,5% ha rispettato le classi di priorità, uno su quattro no. Il tempo d’attesa in Pronto soccorso tra la presa in carico del paziente e il ricovero in reparto è stato in media di otto ore, con picchi fino a 48 ore.

La cronicità e le cure domiciliari
Più della metà degli intervistati ha almeno una patologia cronica. Un intervistato su cinque ha due o più cronicità. Tra i pazienti con malattie croniche, la rinuncia alle cure è numerosa: circa una persona su due ha rinunciato a curarsi per scomodità delle strutture o per ragioni economiche, mentre due persone su tre hanno rinunciato a causa dei tempi di attesa. Hanno fatto ricorso a misure di assistenza domiciliare integrata il 7,2% degli intervistati: di questi, nove su dieci hanno attivato l’ADI per un familiare. Solo il 2,1% dei soggetti con 3 o più patologie croniche ha dichiarato di aver attivato l’assistenza domiciliare. L’assistenza domiciliare è stata prevalentemente attivata attraverso il medico di famiglia in più di sette casi su dieci, nel resto dei casi si è trattato di una dimissione protetta all’esito di un ricovero. I giudizi degli intervistati che hanno usufruito di un percorso di cure domiciliari, pur essendo nell’insieme piuttosto positivi, sono critici riguardo ai tempi di attesa. 

La spesa della famiglia per le prestazioni sanitarie
Il valore medio della spesa per l’assistenza sanitaria di ogni famiglia cresce all’aumentare del reddito e all’aumentare dell’età. La spesa media nel 2023 per visite, esami e ricoveri è stata pari a 951 euro, mentre quella riguardante le altre spese sanitarie (farmaceutiche, odontoiatriche, fisioterapiche, ecc.) e stata di 1.184 euro.

La ricerca si riferisce a dati 2023.

27/06/2024
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