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L’Arcivescovo presenta la versione rinnovata del mensile diocesano “Il Segno”

Delpini: “Una rivista per chi cerca nel quotidiano “segni” per non disperare dell’umanità”. E sui profughi ucraini: “L’accoglienza non sia solo soccorso per le emergenze, ma futuro da costruire per dare volto alla città di domani”.

“L’accoglienza non sia solo soccorso per le emergenze, ma soprattutto futuro da costruire per dare volto alla città di domani”: lo ha detto l’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, con riferimento alla crisi ucraina, durante la conferenza stampa di presentazione della versione rinnovata del mensile diocesano “Il Segno”.

L’incontro – svoltosi nella parrocchia Beata Vergine Addolorata in San Siro – è stato l’occasione per un dialogo tra i giornalisti e l’Arcivescovo, impegnato da gennaio nella visita pastorale che lo porterà a visitare tutte le parrocchie di Milano, mentre la Diocesi si mobilita per accogliere i profughi ucraini in fuga dalla guerra.

Ad illustrare la versione rinnovata della rivista è stato il neo direttore don Fabio Landi: “Le due linee portanti nelle quali vorremmo rilanciare il giornale sono il legame con il vasto territorio della Diocesi e lo sguardo proteso in avanti verso i cambiamenti del mondo in cui viviamo. Desideriamo che “Il Segno” sia sempre di più segno di comunione e di legame tra i diversi luoghi e le diverse esperienze di Chiesa della nostra Diocesi. In un tempo in cui gli spazi sono contesi e difesi, invasi e protetti perché altri ne siano esclusi, abbiamo più che mai bisogno di spazi da condividere, nei quali sentirci a nostro agio nel prendere la parola e gratificati nell’ascoltare gli altri”.

Come recita il claim della campagna promozionale, “Il Segno” vuole dunque proporsi come “il giornale della comunità”, con un’attenzione particolare al territorio, costituito dalle 1.100 parrocchie della Diocesi, ma anche da una fitta rete di centri culturali, movimenti, associazioni, singoli operatori pastorali, famiglie. Realizzato da ITL, il mensile si presenta da aprile con una nuova grafica, nuovi contenuti e rubriche, e un nuovo sito web (https://ilsegno.chiesadimilano.it).

Tra le collaborazioni fisse che arricchiranno ogni mese “Il Segno”, ci sarà uno spazio curato da Caritas Ambrosiana, che nel numero di aprile illustra i progetti per fronteggiare l’emergenza umanitaria generata dalla guerra in Ucraina.

Nel suo intervento, l’Arcivescovo ha anzitutto sottolineato l’importanza del rinnovamento della rivista diocesana: “Si rivolge a gente che cerca nel quotidiano “segni” per non disperare dell’umanità e diffida dell’informazione finalizzata a sedurre e a vendere, invece che a rendere più desiderabile la vita e più abitabile la terra. Presento “Il Segno” come uno strumento per gente che vuole essere pensosa, senza pretendere d’essere esperta, che vuole essere informata sulla terra che abita, su quello che avviene nelle comunità cristiane, sui gemiti e le speranze di questo popolo numeroso, fiero di essere “di Milano”, e di portare qui sapienza di popoli, domande ed energie di altri continenti. Una voce per la Chiesa dalle genti".

Alla domanda sulle fatiche e i segni di speranza nella Milano che sta uscendo dalla pandemia l’Arcivescovo ha risposto: “Preoccupante il problema dell’emergenza educativa: l’abbandono della scuola o dell’oratorio può sfociare in depressione, bullismo. Riscontro, inoltre, nelle fasce della popolazione più adulte una lentezza nel tornare alla vita di comunità e alle celebrazioni in presenza. Tra i segni incoraggianti vedo una carità operosa e intelligente che riguarda tutte le situazioni di vita. Nei consigli pastorali incontro tanta gente che ha a cuore la propria comunità. A volte però vedo poco entusiasmo, quasi più una tenacia della sopravvivenza che uno slancio della missione”.

Infine, con riferimento alla disponibilità all’accoglienza dei profughi ucraini manifestata da tante parrocchie e famiglie della Diocesi, sotto il coordinamento di Caritas Ambrosiana, l’Arcivescovo ha concluso: “C’è un tessuto sociale più ben disposto all’accoglienza rispetto ad altre ondate migratorie. Forse perché questi profughi sono percepiti come più vicini a noi, non solo per motivi geografici: curano e assistono i nostri anziati e malati”.

A questo link il trailer di presentazione del Segno: https://youtu.be/bwUVwYsETKI

 

29/03/2022
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