.
Un nuovo racconto in uno spazio completamente rinnovato, ultima tappa del progetto di riallestimento del percorso del Museo a 10 anni dalla sua apertura.
La riapertura della Galleria chiude un percorso iniziato nel 2017. Il progetto ha interessato tutte le sale ed è avanzato per tappe. Nel febbraio 2019 è stato inaugurato il nuovo allestimento della collezione Marino Marini e degli spazi al quarto piano (ala di Palazzo Reale), cioè le sale dedicate all’arte dalla fine degli anni Cinquanta fino alle soglie degli anni Ottanta. La seconda tappa è stata l’apertura, nel marzo 2021, dei nuovi spazi riallestiti al quarto e quinto piano del Museo, dedicati al periodo compreso tra gli anni Venti e gli anni Cinquanta.
Il salone al secondo piano del Museo si presenta oggi completamente rinnovato, sia negli spazi sia nel percorso espositivo. La nuova Galleria del Futurismo è stata interamente ridisegnata, arrivando a definire nuovi parametri nel dialogo tra le opere e lo spazio della Sala delle Colonne, fortemente connotata dalla fisionomia architettonica dell’Arengario. Sono stati eliminati i tramezzi in corian ed è scomparsa la tappezzeria alle pareti, sostituita da un luminoso grigio chiaro. Se nell’allestimento del 2010 era infatti esplicita la volontà di leggere i capolavori del Primo Novecento all’interno di spazi intimi, che rimandavano agli interni delle case borghesi, nel nuovo riallestimento la Sala riacquista la propria vocazione monumentale, grazie al sistema allestitivo e illuminotecnico a cura di Italo Rota con Alessandro Pedretti.
La saletta all’ingresso, prima dedicata alle avanguardie europee del Primo Novecento, è trasformata in uno spazio aperto che introduce la poetica futurista grazie all’esposizione di Manifesti Futuristi – fondamentale strumento di diffusione delle idee e della grafica futuriste – e di importanti lavori su carta di Antonio Sant’Elia e Giacomo Balla. Una videoinstallazione rimanda inoltre al clima sperimentale dei primi trent’anni del Novecento, con importanti estratti di cinema futurista e d’avanguardia.
I capolavori futuristi sono esposti considerando non solo l’evoluzione tecnico-pittorica dei Maestri del periodo, ma anche la vicinanza tematica e stilistica delle loro opere. Il percorso, che vede esposti capolavori di Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Giacomo Balla e Gino Severini, per indicare i più importanti, si arricchisce delle opere della collezione Antognini Pasquinelli, quattro dipinti esposti per la prima volta in questa occasione: Crepuscolo di Boccioni, Paesaggio toscano di Severini, Velocità d’automobile + luci di Giacomo Balla e un ritratto di Mario Sironi, Figura futurista (Antigrazioso). Le opere sono poste in dialogo con i capolavori futuristi delle collezioni civiche, cresciute negli anni grazie all’incontro tra accorte politiche collezionistiche pubbliche e private.
La Galleria segue due racconti paralleli: mentre la parete principale testimonia con indiscussi capolavori le sperimentazioni pittoriche degli artisti intorno ai temi tipici da loro prediletti - i soggetti di vita urbana, la bellezza del movimento e della macchina, l’entusiasmo patriottico - le opere dell’altra parete, negli spazi tra le colonne, raccontano la pittura e la scultura futuriste attraverso soggetti tradizionali come la figura e la natura morta. La sala si chiude con il celebre bronzo boccioniano Forme Uniche della Continuità nello spazio (1913) che sfida i limiti di pesantezza e staticità della materia attraverso la celebrazione del moto che si estende dal corpo nudo in cammino allo spazio che lo contiene.
www.museodelnovecento.org