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MOBILITAZIONE

Industria alimentare, sciopero il 9 ottobre per il rinnovo contrattuale  

In Lombardia coinvolti 70mila addetti. Fai, Flai e Uila: inaccettabile l’atteggiamento di Federalimentare.

L’industria alimentare sciopera il 9 ottobre per il contratto. Lo hanno deciso Fai, Flai e Uila che hanno prorogato lo stato di agitazione per altre 4 settimane, con blocco degli straordinari, della flessibilità e delle prestazioni aggiuntive, in tutte le aziende che non hanno firmato il rinnovo del contratto nazionale. A fine luglio è stata siglata l’intesa sul rinnovo tra i sindacati e Unionfood, Assobirra e Ancit, ma non con le altre associazioni datoriali coordinate da Federalimentare. Questo perché, secondo la federazione legata a Confindustria, un aumento di ulteriori 13 euro al mese a partire dall’aprile del 2023 sarebbe eccessivo! Consideriamo inaccettabile l’atteggiamento di Federalimentare. Siamo invece convinti dell’assoluto valore dell’intesa raggiunta con Unionfood, Assobirra e Ancit, che con l’aumento medio a regime di 119 euro al mese, rispetta in pieno quanto previsto nel “Patto della Fabbrica” e al contempo tiene conto delle performance del settore.

L’accordo rappresenta, insieme alle diverse innovazioni sulla parte normativa, la vera rivoluzione nel panorama dei contratti collettivi; in un momento in cui, in Italia, per l’82% dei dipendenti c’è un contratto di categoria scaduto. L’alimentare italiano vede operare 56.750 imprese (62.000 se si considerano anche quelle artigiane), con 385.000 addetti (457.00 addetti se si considerano anche quelle artigiane), per un fatturato totale di 140 miliardi di euro; collocando il settore al primo posto per ricavi complessivi, al secondo per numero di imprese, al terzo per valore aggiunto, rispetto a tutti gli altri del manifatturiero.

La Lombardia, con circa 5,38 miliardi di euro, si colloca al primo posto nella graduatoria delle regioni italiane con il più elevato valore aggiunto dell’industria alimentare e delle bevande, e occupa circa 70mila addetti, rappresentando quasi il 20% della forza lavoro nazionale nel settore. I numeri gridano vendetta e segnano l’importanza di raggiungere il rinnovo contrattuale per tutti gli operatori del settore, impegnati nei posti di lavoro anche nella fase emergenziale. Per questo la mobilitazione continua in tutte le aziende che non hanno firmato il rinnovo del contratto nazionale.

10/09/2020
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