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Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl Lombardia: “La pazienza è finita: senza un cambio di rotta, andremo avanti fino allo sciopero”.
Dopo 14 anni di blocco contrattuale, dopo 3 anni di trattative complicate, la preintesa del contratto nazionale della sanità privata era stata firmata il 10 giugno e ieri, 30 luglio, era il termine ultimo per la sottoscrizione definitiva. Non avvenuta per rifiuto delle controparti datoriali, Aiop (che fa parte di Confindustria) e Aris (associazione religiosa).
Questo venire meno agli impegni presi, questa mancanza di rispetto dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori della sanità privata – che nel frattempo nelle assemblee avevano approvato il testo contrattuale -, è gravissima e lede in modo pesante le relazioni sindacali.
“Fp Cgil – Cisl Fp – Uil Fpl hanno già annunciato uno sciopero nazionale e fatto partire il tentativo di conciliazione. La nostra mobilitazione unitaria è ripartita, anche nella nostra regione con iniziative di sensibilizzazione a tutto campo – dichiarano Manuela Vanoli, Mauro Ongaro e Daniele Ballabio, segretari generali Fp Cgil – Cisl Fp – Uil Fpl Lombardia -. Unitariamente a Regione abbiamo richiesto, congiuntamente a Cgil Cisl Uil Lombardia, una netta presa di distanza dall’irriconoscenza mostrata da Aiop e Aris verso lavoratrici e lavoratori sempre dediti alla cura delle persone, quelli applauditi da finestre e balconi nei mesi più della pandemia”.
Questo rinnovo pesa peraltro circa il 50% sulle finanze pubbliche, visto che Ministero della Salute e Conferenza Stato-Regioni hanno dato la loro disponibilità a coprire il costo contrattuale con l’adeguamento delle tariffe.
“Per questo abbiamo chiesto a Regione di vincolare tale adeguamento alla firma definitiva del contratto nazionale della sanità privata, come concordato a livello nazionale – sostengono Vanoli, Ongaro e Ballabio -. Il sistema degli accreditamenti va rivisto e gli accreditamenti, di fronte a certi atteggiamenti, devono poter essere bloccati. Non è tollerabile che le aziende accreditate facciano un uso distorto delle risorse pubbliche, facendo profitti e senza riconoscere sul piano normativo ed economico i dovuti e legittimi diritti delle lavoratrici e dei lavoratori”.
“Facciamo anche un appello alle cittadine e ai cittadini: questa lotta va sostenuta da tutte e tutti – aggiungono i segretari generali -. È una battaglia di giustizia, di civiltà. Le aziende accreditate stanno anche incrementando i loro profitti con le prestazioni che erano state bloccate allo scoppiare della pandemia. Ma intanto chi lavora non viene né riconosciuto né valorizzato. È ingiusto e la pazienza è finita: senza un cambio di rotta, andremo avanti fino allo sciopero”.