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I sindacati: "Sollecitiamo il Governo e le istituzioni locali ad intervenire con misure e politiche concrete che facciano sentire il loro effetto nell’immediato e che favoriscano la crescita e lo sviluppo".
117 milioni le ore totali di cassa integrazione richieste nelle province di Milano, Monza Brianza e Lodi nei soli due mesi di aprile e maggio, per far fronte all’emergenza Covid-19. L’incremento registrato supera del 43% il monte ore dell’intero anno 2010, picco della crisi del 2008 (82 milioni). 53,7 milioni le ore autorizzate a maggio che, sommate ai 63,5 milioni richieste ad aprile, corrispondono alle ore lavorate in due mesi da circa 340mila lavoratori: in pratica, un quinto della forza lavoro presente in tutte e tre le province considerate. In Lombardia, ad aprile e maggio, sono state autorizzate 295 milioni di ore di CIG, pari in soli due mesi al 95% di quelle riferite all’intero anno 2010.
“Un dato preoccupante che mostra chiaramente come i territori di Milano, Monza Brianza e Lodi siano stati tra i più colpiti in Lombardia dal Covid e dal lockdown, con pesanti ripercussioni su produzione e occupazione” ha dichiarato Alessandro Scarabelli, Direttore Generale di Assolombarda. “L’attuale situazione del mercato del lavoro è certamente influenzata dal blocco dei licenziamenti e dall'attivazione degli ammortizzatori sociali, ma si tratta di soluzioni di emergenza che non possono durare a lungo. Servono misure che producano crescita e che rilancino la domanda interna, che attualmente è ancora ferma, investendo nella ripresa del sistema produttivo, quale elemento necessario per un rilancio dell’occupazione e dei consumi. In questa direzione, l’impegno di Assolombarda, attraverso il monitoraggio sul mercato del lavoro, che portiamo avanti insieme con le rappresentanze sindacali, è volto proprio a offrire una fotografia concreta dell’occupazione in relazione al contesto economico. Una bussola a disposizione delle istituzioni per orientare le politiche finalizzate al rilancio del territorio e delle imprese”.
Assolombarda, insieme a CGIL, CISL e UIL del territorio di Milano, ha da tempo attivato proprio sul tema dell'occupazione un monitoraggio che, realizzato dai rispettivi Centri Studi con cadenza annuale, raccoglie i dati sul mercato del lavoro e analizza la realtà economico-produttiva del territorio, attraverso l’Osservatorio “Il Lavoro a Milano”. Tale strumento rappresenterà, in particolare per i prossimi mesi, un’occasione importante per la valutazione dell’impatto della pandemia sulla realtà del territorio, con l’obiettivo di lavorare congiuntamente per una lettura dei fenomeni che parta da un’attenzione trasversale al “cosa è cambiato e perché”, con particolare riferimento a temi centrali quali occupazione e politiche attive, nuove modalità di organizzazione del lavoro, competenze e bisogni formativi emergenti.
“Già negli ultimi mesi del 2019 – hanno sottolineato i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil di Milano, Massimo Bonini, Carlo Gerla e Danilo Margaritella -, anche nel milanese avevamo rilevato delle criticità sul mercato del lavoro e sull’andamento economico, ma la pandemia ha cambiato nettamente in peggio gli scenari. Oggi ci sono migliaia di persone senza lavoro, con un impiego precario o ancora in attesa della cassa integrazione. Per molti lavoratori e per diversi settori il futuro si presenta pieno di incertezze. Sollecitiamo il Governo e le istituzioni locali a intervenire con misure e politiche concrete che facciano sentire il loro effetto nell’immediato e che favoriscano la crescita e lo sviluppo nel medio e lungo periodo. Il sindacato confederale è pronto al confronto e a dare il proprio contributo”.
Il perdurare della situazione di gravità emerge chiaramente anche dai dati su occupazione e assunzioni. In Lombardia tra gennaio e marzo si rileva una diminuzione di -3 mila occupati, indotta da un calo degli occupati indipendenti (-35 mila) cui si contrappone un aumento dei dipendenti (+32 mila). Considerata la flessione dell’occupazione, la discesa del tasso di disoccupazione al 4,8% è un elemento negativo, in quanto riflette l’aumento degli ‘inattivi’, ossia di coloro che, scoraggiati dalla situazione, hanno rinunciato alla ricerca di un lavoro.
In riferimento alle assunzioni complessive in Italia attivate dai datori di lavoro privati, i dati riferiti ai primi tre mesi del 2020 dimostrano chiaramente che l’impatto è soprattutto sulle assunzioni con contratti di lavoro a tempo determinato (-25,2%), che trascinano il calo complessivo (-24,2%). Crollano anche le trasformazioni da tempo determinato: -26,2% rispetto al primo trimestre 2019.