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I sindacati sollecitano l’apertura di un confronto sulla misura.
Nei giorni scorsi la Giunta Regionale ha approvato la delibera che introduce per il 2020 la “Dote infanzia”, un contributo economico una tantum, che varia dai 200 ai 500 euro in base all’Isee ed è rivolto alle famiglie con almeno un figlio minore, che compirà 4 anni nel corso del 2020, e con un genitore con residenza in Lombardia da almeno 5 anni.
“La nuova misura è stata introdotta a seguito di un confronto parziale e limitato con le organizzazioni sindacali e non ha tenuto conto di nessuna delle osservazioni e proposte inviate all’assessorato alla Famiglia e pari opportunità e all’Osservatorio sull’attuazione del Fattore Famiglia lombardo al fine di al fine di rendere più efficace l’intervento”, affermano Cgil, Cisl e Uil Lombardia.
“Il contributo - spiegano - si colloca nell’ambito di un sistema di interventi di per sé già frammentato e non concorre alla definizione del sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita fino all’inserimento nella scuola primaria. Sarebbe utile invece favorire la continuità del percorso educativo e di inclusione scolastico dei bambini”.
In tale logica Cgil, Cisl e Uil Lombardia hanno proposto la possibilità di destinare il voucher alle famiglie in modo progressivo, considerando l’intera fascia di età dai 3 ai 6 anni, anche per ridurre le spese in caso di iscrizione e frequenza del bambino alle scuole dell’infanzia, per soggiorni climatici e frequenza a centri estivi.
“Oltre al vincolo di 5 anni di residenza di almeno un genitore – sottolineano i sindacati - si accentua il carattere discriminatorio della misura per il fatto che per accedere alla quota aggiuntiva del “Fattore Famiglia” che si applica alla Dote Infanzia occorre essere residenti in Lombardia da almeno 7 anni”. “Questo discrimina le famiglie che hanno la medesima composizione e condizioni di bisogno - spiegano -. E limita la tutela di quelle che, anche per esigenze di lavoro, decidono di trasferirsi e sostenere il progetto di genitorialità nel territorio lombardo”.
I sindacati quindi ritengono necessaria la ripresa del confronto con l’assessorato, al fine di significative modifiche dell’intervento, che devono servire non ad erogazioni a pioggia ma ad un effettivo sostegno alle famiglie e alla genitorialità.