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Sono almeno 6 anni che la popolazione straniera in Italia non cresce. Bove (Anolf-Cisl): "Il problema è la normativa vecchia e superata a cui bisogna mettere urgentemente mano se si vuole puntare a un'effficace regolarizzazione"
È da almeno 6 anni che la popolazione straniera in Italia non è in espansione. Anche nel 2018 è cresciuta di appena il 2,2%, arrivando a 5.255.000 residenti, pari all’8,7% di tutta la popolazione. Nell’Unione europea, dove dall'inizio 2018 ci sono 39,9 milioni di immigrati, il 7,8% su 512 milioni di abitanti complessivi, l’Italia si colloca al terzo posto per numero di stranieri residenti, dopo la Germania (9,7 milioni) e il Regno Unito (6,3 milioni), precedendo la Francia e la Spagna. Sono numeri che si evincono dal 29esimo rapporto IDOS sull’immigrazione in Italia, realizzato dal Centro Studi e Ricerche IDOS, con il Centro Studi e Rivista Confronti, cofinanziato dall’Otto per mille della Chiesa Valdese.
AUEMENTANO GLI STRANIERI NATI IN LOMBARDIA
Nel 2018 il numero di migranti ospitati nei centri di accoglienza è calato, rispetto ai 186.800 del 2017, di circa 51.000 unità, arrivando a 135.800 e diminuendo ancora di quasi 27.000 unità nei primi 6 mesi del 2019, quando è sceso a circa 108.900, di cui 82.600 nei Cas (straordinaria) e 26.200 – meno di un quarto – nei centri Siproimi (protezione internazionale e minori).
Non mancano però le distorsioni di questo fenomeno, che sono state ben rappresentate dagli interventi alla presentazione del rapporto statistico alla Casa della Cultura di Milano.
Gian Franco Valenti , ricercatore Idos, svela due punti inediti che la ricerca mette in luce quest’anno: “Aumenta in Lombardia il numero di stranieri che non hanno mai visto il loro paese d’origine, perché nati e vissuti qui. E nonostante un terzo di loro sia ufficialmente denominato povero, solo il 6% percepisce il reddito cittadinanza, una cosa di cui nessuno parla. Perché per averlo ci vuole un permesso di soggiorno di lungo periodo e 10 anni di cittadinanza. Oltre a dover appurare che non si hanno proprietà nei paesi di origine”.
In Lombardia gli stranieri costituiscono l’11% dei contribuenti e solo il 4% di essi è over 65. Il 31% degli stranieri nell’industria (anche se oltre il 60% è nei servizi) rappresenta la spina dorsale dei distretti manifatturieri orientati all’esportazione.
Molto resta da fare sul fronte uguaglianza. Non tutti gli immigrati godono degli stessi diritti degli altri cittadini. Uno degli effetti della legge sull’immigrazione di cui oggi non si parla è che aumenta il ricorso all’irregolarità. A quanto pare il 70% di irregolari arriva in Italia con visto turistico. “Che vuol dire – spiega Maurizio Bove , presidente di Anolf Cisl di Milano - persone che arrivano, non nei camion o nelle navi, ma in aereo, si stabiliscono da noi, trovano lavoro e non possono regolarizzarsi. Semplicemente perché non esiste una normativa al riguardo e in questo modo non si estirpa nemmeno il fenomeno del lavoro nero”.
Ora che non si parla più d'invasione di massa, dice Bove “è il momento di intervenire su una normativa che da anni non funziona. Il decreto flussi a oggi non esiste più ma è solo relegato a lavori stagionali e simili. Per quanto riguarda la nostra esperienza, il meccanismo dello sponsor funzionava e bisognerebbe estendere quel principio a tanti altri ambiti”.
Bove racconta come sta cambiando l’identikit dell’immigrato nel milanese: “Il 95% degli stranieri sono residenti da tanti anni qui e non hanno nulla di quello che noi comunemente associamo agli immigrati. Ecco perché anche la cittadinanza ha una normativa da riformare, in un momento storico in cui anche le leggi sembrano accanirsi contro chi sente l’Italia come il proprio paese”.