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Presentato alla Cisl di Milano il Dossier Statistico Immigrazione 2017. Una fotografia veritiera del fenomeno. I numeri, il video con le testimonianze di Maurizio Bove (Cisl), Maurizio Ambrosini (Università Statale), Gianfranco Valenti (Idos), Pierfrancesco Majorino (Comune di Milano).
Numeri contro percezioni e speculazioni. Il Dossier Immigrazione 2017 di Idos-Confronti, presentato nella sede della Cisl milanese, fotografa il fenomeno così com’è. A partire da un dato: non c’è nessuna invasione di extracomunitari in Italia e in Lombardia. La presenza di immigrati è stabile e i richiedenti asilo sono appena lo 0,3% del totale.
Sul milione e 139mila stranieri che vivono in Lombardia, il 39% risiede nel milanese. I rumeni sono la comunità più forte, seguiti da marocchini e albanesi. Oltre 662mila sono occupati. Molti lavorano invece in proprio: nella regione le imprese gestite da stranieri sono oltre 110mila. Per quanto riguarda la religione, il 53% degli immigrati in Italia è cristiano. E comunque non tutti gli immigrati sono uguali.
Di fronte ad un’immigrazione ormai strutturale si pone il problema della cittadinanza e della normativa da adeguare.
Maurizio Bove (Resp. Dipartimento Immigrazione Cisl Milano) : “È una realtà fatta di famiglie ormai radicate sul territorio italiano, e in particolar modo lombardo, piuttosto che di nuovi arrivi che premono sulle nostre coste: questa l’immagine che ci restituisce il Dossier Immigrazione 2017 e che viene peraltro confermata, negli ultimi anni, dai dati rilevati presso gli sportelli della Cisl. Eppure la narrazione, spesso strumentale, di media e politici continua ad identificare l’immigrato con il richiedente asilo e la preoccupazione per un’invasione che non esiste concentra tutti gli sforzi e le risorse economiche su una gestione dell’accoglienza ancora eccessivamente ‘straordinaria’ ed ‘emergenziale’, piuttosto che sull’esigenza di prevedere percorsi di integrazione per chi da tempo ha deciso di vivere nel nostro Paese. E così, penalizzati da una legge ormai superata, come la Bossi-Fini - che genera quell’irregolarità che si era proposta di contrastare -, i cittadini stranieri sognano, come un terzo degli italiani, di emigrare in altri Paesi che sappiano valorizzare meglio le loro competenze e diano maggiori possibilità di progressione nella carriera rispetto alle poche che l’Italia continua ad offrire a tutti”.