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Federico Rampini, giornalista di "Repubblica" mette all'indice le élite (governi, politici, banchieri, multinazionali...) che non hanno saputo o voluto gestire al meglio i due fenomeni che stanno cambiando il mondo.
Globalizzazione e immigrazione: sono questi i due grandi fenomeni che hanno cambiato (e stanno ancora cambiando) il mondo. E globalizzazione e immigrazione sono al centro di un libro interessante, per nulla “politicamente corretto”, di Federico Rampini, giornalista di lungo corso, oggi corrispondente da New York del quotidiano “La Repubblica”. Il volume si intitola “Il tradimento”, con riferimento alle élite, a chi avrebbe dovuto governare e gestire questi processi, e non lo ha fatto, lo ha fatto male o solo per i propri interessi. A finire sotto accusa è la politica (i governi, i partiti, i leader) che ora pensa di cavarsela scegliendo la strada facile del populismo; la finanza rapace che ha scatenato una crisi economica decennale senza pagare dazio (i grandi banchieri sono più ricchi di prima); le multinazionali che fanno quello che vogliono, macinano profitti in tutto il mondo e versano tasse irrisorie in qualche paradiso fiscale (è il caso della Apple in Irlanda, ad esempio) nella totale (finora) impunità.
Rampini non giudica negativamente né la globalizzazione, né l’immigrazione, anzi. Ma punta l’indice contro chi ha permesso (per errore, incapacità o scelta consapevole) che a subire il risvolto malvagio di questi fenomeni fossero i “soliti noti”: i lavoratori, il ceto medio in particolare, che si è progressivamente impoverito.
“Il tradimento delle élite è avvenuto quando abbiamo creduto al mantra della globalizzazione, quando il pensiero politically correct ha recitato la sua devozione a tutto ciò che è sovranazionale, a tutto ciò che unisce al di là dei confini, dal libero scambio alla finanza globale. Il triste bilancio è quello di aver reso i figli più poveri dei genitori”.
Il volume è ricco di dati, notizie, approfondimenti. Tra i tanti spunti, merita una citazione la proposta di tassare i robot. Il ragionamento è semplice: le aziende stanno progressivamente sostituendo i lavoratori (che hanno un costo elevato in termini fiscali), con la tecnologia (che invece è fiscalmente deducibile come investimento).
“Il messaggio è chiaro: cacciate via gli esseri umani e sostituiteli con cose, risparmierete un sacco di tasse... il tema è la possibilità di far pagare gli oneri sociali e previdenziali anche su robot, sistemi di automazione industriale, software informatici e intelligenza artificiale che sostituiscono lavoro umano”. L’idea è stata accolta con un misto di scetticismo e ilarità. Ma ora il Parlamento europeo ci sta pensando.
Una parte significativa del libro è dedicata al terrorismo islamico. E il punto di vista è anche qui diretto. Per Rampini è l’Islam stesso che deve prendere posizione per primo. “Il tradimento delle élite si è consumato quando abbiamo difeso a oltranza ogni forma di immigrazione, senza vedere l'enorme minaccia che stava maturando dentro il mondo islamico, l'ostilità ai nostri sistemi di valori. Quando abbiamo reso omaggio, sempre e ovunque, alla società multietnica, senza voler ammettere che questo termine, in sé, è vuoto: non indica il risultato finale, il segno dominante, il mix di valori che regolano una comunità capace di assorbire flussi d'immigrazione crescenti. E il tradimento è continuato praticando l'autocolpevolizzazione permanente, un riflesso pavloviano ereditato dall'epoca in cui «noi» eravamo l'ombelico del mondo: come se ancora oggi ogni male del nostro tempo fosse riconducibile all'Occidente, e quindi rimediabile facendo ammenda dei nostri errori”.