.
Intervista a Riccardo Staglianò: Così web e robot ci stanno rubando il lavoro.
“Al posto tuo”. Dice già molto il titolo del libro di Riccardo Staglianò. E dice ancora di più il sottotitolo: “Così web e robot ci stanno rubando il lavoro” (Einaudi). L’inviato del quotidiano “la Repubblica” ha indagato sull’impatto che le tecnologie stanno producendo sull’occupazione, sull’organizzazione del lavoro e sul nostro modo di vivere. L’autore ha presentato il volume (edito da Einaudi) al Festival della Mente di Sarzana.
Staglianò, chi ci guadagna e chi ci perde da questa onnipotenza delle macchine?
La rivoluzione tecnologica a cui stiamo assistendo ha alcuni vincitori molto evidenti. Si tratta dei nuovi padroni del mondo. Sono tutte quelle aziende che in pochi anni sono passate da una capitalizzazione media ad una enorme. Mi riferisco a Google, Apple, Facebook, Amazon. Solo queste quattro controllano una quantità di denaro pazzesca. E lo controllano con un meccanismo molto semplice, quel sistema che gli economisti chiamano “The winner takes it all”, il vincitore prende tutto. A parlare sono i numeri: il 90% delle ricerche sul web avviene tramite Google, l’80% dei social network è controllato da Facebook… Nel frattempo tutti gli altri ci perdono.
Cioè?
Qualche esempio. Penso ai negozietti fatti fuori da Amazon che, ormai, vende letteralmente di tutto (anche i libri scolastici, consegna in un giorno ndr.). O, per restare sul web, a tutti quei piccoli soggetti che non hanno praticamente alcuna possibilità di diventare la prossima Google, perché Google si è allargata così tanto da risultare quasi imbattibile. Questa rivoluzione sta esacerbando le diseguaglianze economiche che già tanto male hanno fatto alla società in cui viviamo.
Perché sostiene che i più colpiti sono “i colletti bianchi”?
Direi che sono i nuovi colpiti. Prima di loro era toccato alle “tute blu”, ai lavoratori manuali. Adesso sono i “colletti bianchi” a pagare i passi da gigante fatti dall’intelligenza artificiale in questi ultimi anni. Dietro a questi progressi c’è la cosiddetta “machine learning”, cioè l’apprendimento delle macchine sulle macchine. In sostanza, le macchine hanno “imparato ad imparare” da sole, correggendo i propri errori e facendone tesoro. La loro curva di apprendimento è diventata più rapida e quindi ora sono in grado di svolgere dei compiti che fino a tempi recenti gli erano preclusi perché troppo complessi. Compiti tipici delle professioni intellettuali e dei servizi, quelle dei “colletti bianchi” appunto.
Non c’’è un po’ di schizofrenia nei nostri comportamenti di utenti/consumatori? Ad esempio, ci arrabbiamo se chiude una libreria ma compriamo i libri online…
La schizofrenia è uno dei temi principali del mio libro, nel senso che come consumatori ci comportiamo in un modo e come cittadini in un altro. Come consumatori ci eccitiamo davanti ad uno sconto del 30%, da cittadini ci indigniamo se chiude il negozietto sotto casa, guarda caso messo fuori gioco da quello sconto del 30%. Bisogna capire che ogni azione comporta una reazione. Invece si tende a “scontare” le conseguenze delle proprie scelte: “Non sarà certo per colpa mia se ha chiuso quel negozietto all’angolo…”. No certo, non è solo colpa tua, ma di tutti quelli che comprano online come te. Ancora: se sempre più persone acquistano il biglietto del treno al distributore automatico invece di rivolgersi allo sportello, prima o poi l’impiegato dello sportello perderà il lavoro…
Quali sono le professioni meno a rischio “estinzione”?
Tipicamente quelle che hanno un coefficiente di creatività più alto, che riguardano tematiche complesse e problemi multifattoriali: le macchine sono bravissime, imbattibili a svolgere un compito e a farlo all’infinito, mentre gli esseri umani, fortunatamente, sono più adattabili, riescono a reagire agli imprevisti in maniera migliore. Certo anche gli algoritmi migliorano, ma ci sono diverse professioni non facilmente riproducibili. Penso, ad esempio, a quelle che hanno a che fare con la cura della persona: infermieri, fisioterapisti, medici… anche se adesso ci sono dei software che sostituiscono il lavoro di alcuni specialisti…
Come si può uscire da questa situazione?
Le macchine possono migliorare e basta, a differenza degli esseri umani che per varie ragioni, ad esempio l’invecchiamento, possono peggiorare. L’unica via d’uscita è che la politica gestisca questo fenomeno in maniera saggia, mettendo la tecnologia al servizio dell’uomo e non l’uomo al servizio della tecnologia.
Che ruolo può giocare il sindacato?
I sindacati possono fare tantissimo. Purtroppo mi sembra che sin qui il tema dell’automazione sia stato abbastanza lontano dai loro radar. Hanno tante altre legittime preoccupazioni, ma spero che questo atteggiamento verso la tecnologia cambi. Possono fare molto per spingere i governi in una direzione piuttosto che in un’altra.