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Il Giorno: editoriale del segretario della Cisl, Carlo Gerla, sui cosiddetti buoni lavoro: "Occorre riportare l’utilizzo dei voucher alla attività davvero occasionali".
Bisogna porre un freno all’utilizzo dei voucher, che oggi si traduce in un vero e proprio abuso. I cosiddetti “buoni lavoro” erano stati introdotti in Italia per regolarizzare alcune prestazioni occasionali, favorendo il contrasto al sommerso. Ma le cose sono andate diversamente, e non in senso positivo.
A dirlo sono, innanzitutto, i numeri: in questi anni il ricorso ai voucher è aumentato a dismisura, in maniera sospetta. Siamo passati dai circa 536mila venduti nel 2008 ai 115 milioni del 2015. Non fa eccezione la Lombardia che tra 2012 e 2014 ha visto quasi triplicare i lavoratori interessati, da 49mila a 144mila. Il dato numerico è, poi, confermato dall’esperienza sul campo. Come sindacato ne misuriamo ogni giorno l’impatto sul mercato del lavoro, soprattutto in settori come i servizi (turismo, ristorazione, assistenza alla persona), l’edilizia, l’agricoltura o, addirittura, i Comuni.
Di fatto, questo strumento viene utilizzato “anche” per aggirare l’applicazione dei contratti nazionali o ampliare la fascia del lavoro nero. C’è chi sostiene che sia colpa della crisi, che spinge le imprese a tagliare i costi del personale; e chi ci vede un effetto, non voluto, delle restrizioni ai contratti flessibili introdotte dal Jobs Act. Quale che sia la ragione, è però evidente che non si può fare finta di nulla.
I voucher sono poco tutelanti per i lavoratori (non prevedono tredicesima, ferie, permessi, malattia, maggiorazioni per il lavoro festivo) e il loro abuso va fermato. Servono restrizioni e correttivi. Siamo favorevoli alle misure annunciate del Governo sulla cosiddetta “tracciabilità”, ma da sole non bastano.
In Parlamento giacciono tre proposte legislative di modifica della disciplina. La più solida, anche se bisognosa di alcuni aggiustamenti, è la numero 3601 (prima firma Cesare Damiano). In definitiva, occorre riportare l’utilizzo dei voucher alla attività davvero occasionali (piccoli lavori domestici straordinari, tra cui l’assistenza domiciliare a bambini, anziani, disabili, ammalati; ripetizioni scolastiche private; piccole attività di giardinaggio..); affidarne la gestione alla contrattazione aziendale; contenerne la percentuale di utilizzo; escludere i settori più a rischio. Il Paese necessita di buona occupazione. Non di quella fondata sui buoni lavoro.
Carlo Gerla
Segretario Cisl Milano Metropoli