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Sicet: siamo felici per loro, ma ci chiediamo perché a Milano sia necessario finire sui mezzi di informazione per ottenere un minimo di tutela ed esercitare un diritto fondamentale come quello della casa.
L’iniziativa di stamattina del SICET e la visibilità sui mezzi di informazione che la storia di questo nucleo famigliare ha avuto nei giorni precedenti, ha permesso di spostare la data dell’esecuzione dello sfratto.
Solo ieri pomeriggio il Servizio Sociale del Comune ha proposto ad Anna e Nicola una casa provvisoria al quartiere Stadera dove potranno rimanere fino all’assegnazione definitiva dell’alloggio popolare.
Una soluzione che ha permesso il rinvio dello sfratto, ma che è arrivata solo a seguito dell’evidente imbarazzo dell’Assessorato alla Casa di fare una pessima figura di fronte all’opinione pubblica, dopo che per oltre un anno i suoi uffici non sono riusciti risolvere un problema che conoscevano benissimo.
Siamo soddisfatti che, se verrà mantenuta la parola da parte del Comune, per Anna e Nicola stia per terminare il tormento dello sfratto, ma non possiamo esimerci dal ricordare alla pubblica opinione e ai mezzi di informazione che a Milano ci sono oltre 14.000 famiglie con in corso un procedimento di sfratto con forza pubblica e che ogni giorno 4-5 famiglie vengono messe in mezzo alla strada senza alcuna soluzione alternativa.
Tutto ciò accade nonostante ci siano quasi 10.000 alloggi pubblici che restano colpevolmente sfitti e che non vengono assegnati alle famiglie in difficoltà abitativa, neppure quelle in graduatoria.
Incominci il Comune di Milano dai circa 200 alloggi, di cui 15 per invalidi, di nuova costruzione del progetto “Milano Abitare 2”, in via Appenini, che dovevano essere pronti nel 2012 e che sono ancora vuoti.
Dopo la sentenza del Consiglio di Stato sul possibile aumento al 50% degli alloggi disponibili da assegnare in deroga il Comune non ha più alibi: va riattivato il sistema delle assegnazioni in emergenza collegandolo ad un meccanismo di reale graduazione delle esecuzioni degli sfratti.
Soprattutto va ampliata immediatamente l’offerta di alloggi pubblici a canone sociale per affrontare una domanda abitativa sempre più povera e senza possibilità.
Regione e Comune la smettano di fingere di litigare e lavorino insieme, mettendo le risorse necessarie, per rimettere in assegnazione gli alloggi pubblici vuoti.
Solo così si risponde alle famiglie in difficoltà abitativa. Tutto il resto sono chiacchiere, peraltro già sentite.