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Il quotidiano della Cisl, Conquiste del Lavoro, dedica un ampio pezzo al futuro dell'area che ha ospitato l'Esposizione Universale.
Sul presente, il futuro vicino e quello più lontano (e definitivo) dell’area che ha ospitato Expo 2015 ci sono molte nubi, ma anche qualche raggio di sole. Il problema è governare l’oggi, preparare e gestire i piani per i prossimi mesi (sei, dodici, ventiquattro?) - che gli addetti ai lavori chiamano fast post Expo -, in attesa del post Expo vero e proprio, ovvero la realizzazione di un centro tecnologico e di ricerca internazionale (Human Technopole) e di una cittadella universitaria che vede coinvolti il Lit di Genova e le università milanesi. La patata bollente è in mano ad Arexpo, la società nata per comprare e rivendere i terreni su cui sono stati costruiti i padiglioni dell’Esposizione Universale, che ora è stata chiamata ad occuparsi anche del “dopo”. Il fatto è che Arexpo è una scatola vuota, senza fondi (in cassa ci sono 84mila euro) e senza progetti definiti. Da poco è stato nominato il Consiglio di amministrazione, ma sono stati gli stessi vertici (l’ ad Giuseppe Bonomi, ex presidente di Alitalia; e il presidente Giovanni Azzone, rettore del Politecnico ) a fare presenti le difficoltà (“Arexpo – hanno detto – è una società da creare da zero… bisogna correre”). A breve arriveranno 50 milioni di euro dal Governo, mentre altri 50 li metterà a disposizione la Regione Lombardia (Governo, Regione e Comune sono soci di Arexpo). Le questioni da dirimere riguardano i progetti, le risorse, i tempi. A chiedere chiarezza è, in primis, il sindacato.
“Le intenzioni del Governo riguardo al progetto Humane Technopole sono buone – spiega il
segretario generale della Cisl milanese, Danilo Galvagni
- ma sarebbe saggio se i soci di Arexpo si degnassero di presentare le linee programmatiche del post Expo e magari un masterplan sull’insieme delle azioni previste sull’area di Rho. Troppa discrezionalità non fa bene e spesso favorisce gestioni opache ed errori assai gravi. I problemi sono molti: dalle risorse necessarie per realizzare i progetti, alla definizione di un piano integrato che coinvolga anche il mondo del lavoro. Servono scelte coerenti e meditate. Ad esempio: con quale criterio vengono utilizzati i dipendenti Expo in un nuovo progetto? E ancora: quanto ci costano due anni di iniziative estemporanee sull’area Expo? I soci sono pubblici e devono spiegarci per filo e per segno obiettivi e costi”.
Nell’immediato c’è da risolvere la questione di come tenere viva l’area in attesa della destinazione definitiva. Da maggio ad ottobre 2016 le strutture del Cardo, ovvero il “vialone” su cui insistono Palazzo Italia e l’Albero della vita, ospiteranno l’Esposizione internazionale del Design organizzata dalla Triennale (a breve dovrebbero venire sbloccati i 16 milioni di euro stanziati dal Governo per l’iniziativa, al centro di una disputa su presunti aiuti di Stato). Un avvenimento importante, che però potrebbe non bastare. Per questo si pensa di utilizzare alcuni spazi per attività di intrattenimento (food, fitness, spettacolo). Agli inizi del 2017 dovrebbe partire anche la gara per la gestione dell’Open Air Theatre, l’arena che ha ospitato show e cerimonie durante Expo. La lunga fase di transizione dovrebbe durare un paio di anni, quando partiranno i primi cantieri per la realizzazione del polo tecnologico (un progetto su cui il Governo investirà 150 milioni all’anno per 10 anni).
Nel frattempo proseguono i rapporti tra i sindacati e le istituzioni, sia per la fase di smantellamento dei padiglioni (che dovrà concludersi entro il prossimo maggio), che per il futuro. In particolare, Cgil, Cisl e Uil chiedono che vengano mantenuti i tavoli (monitoraggio e lavoro), attivati per l’Esposizione Universale.
“In relazione al presente e al futuro dell’area – nota
Renato Zambelli, delegato Expo per la Cisl milanese
– è opportuno che si riavvii un modello relazionale tra i sindacati confederali e Arexpo, come quello che ha ben funzionato con Expo spa. Un modello che produca intese di anticipo sui temi della legalità degli appalti, della salute e sicurezza dei lavoratori, della regolarità dei rapporti di lavoro, dell’occupazione, sia per la fase del fast post, che per quella di costruzione delle infrastrutture per il progetto Human Technopole. Chiediamo alla Prefettura la convocazione di un incontro con il nuovo board di Arexpo, e che la Prefettura stessa si faccia garante di questo nuovo corso”.
Intanto, resta aperto qualche problema legato alla risoluzione dei rapporti di lavoro dei dipendenti di Expo spa, dopo la messa in liquidazione della società. Da affrontare la tipologia degli ammortizzatori sociali e la presa in carico degli addetti che passeranno ad Arexpo. Della questione è stato investito il ministero del Lavoro, che non ha ancora convocato le parti. Ad oggi sono in carico ad Expo spa 120/130 lavoratori.