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Il 25 novembre non è un appuntamento rituale ma l'occasione per fare il punto, a mente fredda, su un fenomeno radicato e difficile da estirpare. La novità è lo stanziamento di 10 milioni in tre anni a sostegno dei centri antiviolenza.
“Ed eccoci di nuovo al 25 novembre, un rituale, una celebrazione inutile.” A parlare un collega uomo che ritiene il 25 novembre un giornata quasi commerciale, un inutile rituale che non può e non riesce a cambiare le cose, a fermare la violenza subita dalle donne. A lui e a tutti e tutte quelli che la pensano così rispondo che non hanno ragione, che il 25 novembre serve, è utile per fare di anno in anno un momento di riflessione e mettere al centro la violenza di genere che è una piaga sociale.
Rifletterci a freddo non perché si è letto sul giornale dell’ennesimo efferato delitto commesso dal marito o dall’ex fidanzato, avvenimenti che ci portano più a far emergere sentimenti, emozioni. Certamente la giornata del 25 novembre non può cambiare da sola la situazione, ma ha il pregio di non far cadere l’attenzione, di non farci mai abbassare la guardia. La violenza alle donne si basa essenzialmente su stereotipi che sono duri a morire, così radicati in noi, quasi scritti nel DNA e quindi difficili da estirpare, da contrastare. Il ruolo subalterno della donna, soprattutto nel seno della famiglia, il ruolo invece di potere decisionale che spetta all’uomo, la donna vista come oggetto sessuale ancora oggi, nel 2015 sono parte della nostra cultura, di quegli stereotipi che tanta parte hanno nelle relazioni malate che sfociano in azioni violente.
Qualcosa però, forse proprio grazie ai tanti 25 novembre passati, sta cambiando. Vi è un trend in diminuzione di femminicidi, un aumento delle donne che hanno il coraggio di denunciare, un aumento delle reti antiviolenza, di piani e progetti concreti per sostenere e prendere in carico le donne maltrattate. Quest’anno è stato pubblicato il piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere che stabilisce tre specifici livelli di azione contro la violenza sulle donne: prevenzione, protezione e punizione. Prevede inoltre la creazione di un sistema integrato di raccolta ed elaborazione dati che confluiranno in un Osservatorio Nazionale sul fenomeno della violenza al quale parteciperanno anche le organizzazioni sindacali.
La vera novità è che è stata stanziata una dotazione economica, circa 10milioni all’anno per il periodo 2013-2016, per sostenere le azioni contenute nel Piano e i Centri antiviolenza già presenti sul territorio italiano. Poco dopo la pubblicazione del Piano Nazionale è stato emanato il Piano Quadriennale Regionale per le politiche di parità e di prevenzione e contrasto alla violenza contro le donne della Regione Lombardia. Alla stesura del Piano regionale hanno partecipato anche rappresentanti dei sindacati confederali che hanno richiesto di inserire delle azioni di contrasto alla violenza nei luoghi di lavoro. Nelle aziende accade che le donne subiscano delle violenze psicologiche o molestie sessuali messe in atto da colleghi, capi e datori di lavoro, con l’aggravante che spesso il ricatto occupazionale impedisce alle vittime di ribellarsi o anche solo di parlarne. La contrattazione aziendale e/o nazionale può essere uno strumento efficace e valido per contrastare la violenza nei luoghi di lavoro, come ben dimostrano gli accordi stipulati con Coop o con Federlegno nei quali si è voluto soprattutto sensibilizzare e riflettere con tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici sul tema oltre a stabilire linee di azione e modalità d’intervento comune, codici di condotta e buone prassi.
Il 25 novembre è il giorno in cui far emergere tutto il lavoro che si sta facendo in contrasto alla violenza di genere in tutti gli ambiti a scuola, nell’azienda, nel territorio per ricordare a tutti e a tutte che il fenomeno non è superato e che ci vuole l’impegno di ognuno di noi per debellarlo.