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E' una grande opportunità ma finora l'utilizzo del telelavoro è limitato. L'iniziativa del Comune di Milano e gli accordi azienda-sindacati.
E’ risaputo che siamo attorniati da oggetti “SMART”, ed anche se non conosciamo esattamente il significato del termine, ne siamo attratti: la macchina, il telefono, ecc. Questo termine ha conquistato anche il lavoro non solo nel suo aspetto tecnologico, ma anche nel cuore organizzativo delle aziende, per diventare lo “smart working” o “smart work”. La contemporanea rapida rivoluzione digitale, di cui siamo bersagli o protagonisti, invade tutte le sfere della nostra vita, privata e lavorativa e trasforma i nostri comportamenti e la nostra cultura.
Di cosa stiamo dunque parlando? Lo Smart Working, tradotto in italiano come “lavoro agile”, in sostanzasi tratta della possibilità di lavorare da casa, o in qualsiasi luogo decidesse il lavoratore, alcuni giorni la settimana, o il mese, facilitando così una migliore conciliazione tra tempo di vita e di lavoro.
Tale tipologia di lavoro poco a poco trova breccia in aziende alla ricerca di innovazioni anche tecnologiche, proponendo ai suoi lavoratori e lavoratrici un tipo di prestazione flessibile di orario e fornendo loro una scelta autonoma dello spazio di lavoro e gli strumenti da utilizzare. Sgomberiamo il campo, quindi, da ogni confusione: il lavoro agile non è una sorta di telelavoro ma una nuova tipologia di flessibilità, che si aggiungerebbe o soppianterebbe le altre flessibilità già in vigore come per l’appunto il Telelavoro.
Nel 2013, il Comune di Milano ha proposto un’iniziativa sullo “Smart Work” a partire dal Piano Territoriale degli orari, considerando il fattore qualità della vita abbinato alla conciliazione lavoro-vita privata, ed operando un lancio sulla stampa incentrato su una giornata dedicata al lavoro agile in città. L’iniziativa si è ripetuta nel 2014 e nel marzo di quest’anno chiamando, le aziende a parteciparvi.
Perché parlare di Lavoro Agile, e cosa ci propone di nuovo? Le statistiche dimostrano che il Part Time non si è sviluppato in Italia come in altri paesi europei, poiché essendo ancora ostacolato dalle aziende e comunque penalizzante sotto l’aspetto retributivo e contributivo, e, che il Telelavoro non ha riscosso, finora, molto successo : solo il 5% dei lavoratori usufruiscono di tale modalità flessibile.
Il lavoro agile è stato oggetto di studio da parte del Politecnico di Milano, che ha evidenziato che l’adozione di modelli di Smart Working porterebbe benefici per il sistema paese con un aumento di produttività medio del 25% per il lavoratore, beneficio in termini di costo del lavoro per 1,7 miliardi di euro, risparmio di tempo e denaro per i dipendenti, riduzione di emissioni di CO2. Si deduce che tutti, azienda e dipendenti trarrebbero vantaggi dallo Smart Work. Fare Smart Working in Italia è possibile e i segnali sono incoraggianti, grazie alla crescente attenzione delle aziende, alla disponibilità delle tecnologie digitali, alla propensione delle persone all’interazione e alla relazione virtuale. Ma la strada per ripensare i modelli di organizzazione del lavoro è solo all’inizio. Riorganizzare il lavoro diventa essenziale se si vuole introdurre il lavoro agile in modo permanente, definitivo e strutturato.
Il ripetersi dell’iniziativa del Comune di Milano, ha riscontrato notevole interesse da parte delle aziende provenienti da settori diversi, private e pubbliche. Il dibattito mediatico ha contribuito alla crescita di consapevolezza nelle aziendali, al punto che sono state 149, tra piccole e medie aziende ed enti, a partecipare, coinvolgendo 8115 lavoratori. Poche sono state le grandi aziende con più di 1000 dipendenti. Sono 4 gli aspetti che attirano le aziende che si sono avvicinate al lavoro agile: la produttività, il miglioramento del work-life balance, incremento della motivazione e il benessere organizzativo. Alla luce delle pressioni economiche, ambientali e sociali, è fortemente sentita la necessità di concepire una nuova organizzazione del lavoro attraverso lo Smart Working, mettendo in discussione gli stereotipi relativi a luoghi, orari e strumenti di lavoro, consentendo alle persone di raggiungere una maggiore efficacia professionale e un miglior equilibrio tra vita e lavoro. E’ altresì necessaria una riformulazione della relazione tra i manager dell’azienda ed i collaboratori potenziali fruitori dello smart working.
Tra molte, citiamo l’esempio di due importanti aziende in Italia, Barilla e Vodafone. Hanno aderito a titolo sperimentale, e poi a pieno titolo, a questa svolta culturale organizzativa coinvolgendo dipendenti volontari, con l’obiettivo della conciliazione vita e lavoro, del raggiungimento di un risparmio economico sociale, di un impegno ambientale per la riduzione di CO2, suscitando nei suoi dipendenti il senso di appartenenza e di responsabilizzazione, valorizzando la qualità del lavoro, la professionalità ed il coinvolgimento. Gli unici profili dei lavoratori adattabili allo Smart Work erano contemplati nelle Sedi Direzionali dove Uomini e donne si sono presentati numerosi ad usufruire di tale nuova modalità di prestazione di lavoro.
Sinora si sono siglati accordi in merito tra le aziende e i sindacati, accordi che hanno fatto scuola per la contrattazione che riguarda tale argomento.
Sono emerse però alcune non indifferenti criticità che dipendono da una legiferazione poco chiara nei riguardi per esempio degli aspetti di salute e sicurezza di questi lavoratori e lavoratrici, circa la sicurezza informatica, infortunio sul luogo di svolgimento dell’attività lavorativa, infortunio in itinere, la tutela specifica per il lavoro considerato a distanza (vedi il controllo a distanza), la specifica remunerazione, ecc.
A detta di esperti, se tali criticità fossero smantellate e contemporaneamente aumentasse l’approccio culturale, attualmente poco propenso, si potrebbe prospettare uno sviluppo di massa del lavoro agile in quei profili professionali adattabili a tale prestazione.
Con lo smart working anche chiamato “lavoro intelligente” si entra in una dimensione che va oltre la “semplice” organizzazione del lavoro. Toccando soltanto la sfera dell’azienda, chiama tutti, datore di lavoro e dipendenti, ad essere protagonisti e co-responsabili di altri aspetti non solo organizzativi “interni”, bensì, citandone alcuni, quelli sociali, nel miglioramento della qualità della vita, trascorrendo meno tempo in itinere, risparmiando sul costo per il trasporto, dedicando più tempo alla famiglia e al tempo libero, e quelli ambientali, riducendo le emissioni di CO2.
E necessario che il mondo sindacale, e quindi la CISL, stiano al passo, in un mondo in continua e veloce trasformazione: per essere adeguata, competente, positiva e propositiva, prendendo coscienza che la logica di produttività è sempre più legata ai risultati globali e non solo al tempo trascorso al lavoro. Lo smart working ne è un esempio. Una giornata di informazione su questo tema, è stata dedicata da CISL Lombardia lo scorso 24 settembre, che ha evidenziato benefici e criticità del lavoro agile, dove le donne, presenti in maggior numero, sono state grandemente interessate ad un nuovo spiraglio di evoluzione culturale e tecnologico in Italia in un’ottica di miglioramento della qualità del lavoro e della vita. Una nuova sfida è lanciata.