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Sono 90 le donne che , in Italia dall’inizio dell’anno, hanno trovato la morte tra le mura domestiche. VENERDì 28 CONVEGNO IN VIA TADINO
Era il 1999 quando l’Assemblea delle Nazioni Unite ha ufficializzato il 25 novembre come Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, in memoria delle sorelle Mirabal (NELL'IMMAGINE SOPRA) , che il 25 novembre del 1960 a Santo Domingo, recandosi a visitare i propri mariti in prigione, furono fermate dai militari dell’allora vigente regime di Trujillo, e vennero torturate, strangolate e gettate in un precipizio.
Con l’espressione “violenza nei confronti delle donne” si intende designare una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica, che nella vita privata.
Questa, la definizione promulgata dalla Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica.
La legge, approvata tre anni fa, è entrata in vigore in Italia il 1° agosto 2014 e nonostante ciò, da inizio anno, sono ancora quasi 90 le donne che hanno trovato la morte in atti di violenza domestica.
In Europa nel 2013 si sono contate dodici donne al giorno uccise dalla violenza di genere, circa il 28% del totale degli omicidi. I numeri portano il peso delle tre cifre – 143 nel Regno Unito, 134 in Italia e 121 in Francia.
Non sono ancora disponibili statistiche relative all’anno in corso, ma secondo le ricerche condotte dall’Istat, si è registrato in Europa, tra il 1991 e il 2012, un trend decrescente degli omicidi per furto o criminalità, principale causa di uccisione degli uomini, il cui tasso ne segue quindi l’orientamento calante, mentre quello delle donne rimane stabile, in quanto uccise principalmente in ambito familiare.
I dati spingono a riflettere, così come le storie riportate dai giornali. Le ultime settimane di ottobre nel nord della Sardegna, sono già tre le vittime di un maniaco sessuale il cui obbiettivo sembrerebbero le donne di mezza età che si recano in spiaggia da sole.
A Milano, sempre alla fine del mese scorso, Irene, 40 anni, è stata aggredita alle spalle da tre o quattro uomini mentre beveva dopo una corsa presso il parco ex Area Pozzi. Coi vestiti strappati e il corpo ferito da una lama, la donna si è salvata grazie alla preparazione fisica che le ha permesso di opporre resistenza. A queste storie si accompagnano quelle di violenza domestica, economica e psicologica, e di maltrattamenti. Il problema della violenza di genere è delle donne in quanto vittime, ma soprattutto degli uomini che la esercitano, incapaci di liberarsene. Fatti di questo genere non succederanno più solo se, a un cambiamento culturale dovuto a una presa di coscienza di uomini e donne, vi sarà un sostegno da parte dello Stato che si impegnerà in una seria prevenzione attraverso interventi legislativi, di sicurezza e di educazione al rispetto dell’altro e dell’altra.