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Il patronato Inas Cisl denuncia: “Diritto costituzionale minacciato”. Le stime parlano di 4 milioni di pensioni Inps errate, su un totale di 16 milioni di trattamenti erogati dall’ente previdenziale.
Nelle ultime settimane abbiamo assistito a varie trasmissioni televisive e abbiamo letto articoli di giornale sulle pensioni pagate dall’INPS in misura errata.
La questione oramai sulla bocca di tutti è quella relativa ai lavoratori che sono andati in pensione e gli ultimi anni sono stati in mobilità.
Il problema è ben noto e infatti come Patronato INAS CISL è da tempo che per tali lavoratori, dopo una accurata analisi della posizione assicurativa, presentiamo domanda diretta alla riliquidazione della pensione. L’Inps non applica la legge erogando così pensioni provvisorie mai rivalutate in base ai coefficienti Istat considerandole come definitive.
I lavoratori con periodi di mobilità negli ultimi anni di attività e che sono già andati in pensione devono quindi recarsi al Patronato INAS più vicino per un controllo dell’importo in pagamento producendo semplicemente il prospetto di liquidazione della pensione ricevuto dall’INPS; al resto pensiamo noi. Il ricalcolo deve essere richiesto al più presto possibile per non incorrere in termini di decadenza e prescrizione che pregiudicherebbero tale diritto.
Il Patronato procederà al controllo dell’importo e assisterà gli utenti in eventuali ricorsi amministrativi e giudiziari, per ottenere, se necessario, il riconoscimento di un trattamento pensionistico corretto.
Il diritto alla giusta pensione è sancito dalla Costituzione. Una norma - denuncia il Patronato INAS CISL - minaccia seriamente questo diritto: nel caso in cui, infatti, il calcolo del trattamento pensionistico sia errato, se il pensionato fa richiesta di rettifica all’Inps dopo 3 anni dalla prima liquidazione, non ha più diritto ai soldi.
Se si considera che le stime parlano di 4 milioni di pensioni Inps errate, su un totale di 16 milioni di trattamenti erogati dall’ente previdenziale, è evidente la gravità della situazione. Oltretutto, il decreto “incriminato”, nella versione originale, era retroattivo: sarebbe stato valido anche per i giudizi di primo grado ancora in corso al 6 luglio 2011, se non fosse intervenuta la Corte Costituzionale che, sollecitata dai legali dell’Inas a valutare l’illegittimità di questo particolare aspetto della norma, ha dato ragione al Patronato.
Nonostante questo, la legge è ancora in vigore ed il problema non può essere risolto con una semplice proroga rispetto alla scadenza del prossimo luglio, come prospettato da alcuni, perché il termine triennale di decadenza del diritto è applicato a ogni pensione e dispiega i propri effetti rispetto alla specifica data di liquidazione della stessa.
Il servizio del Patronato è gratuito.
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