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RICERCA

Il lavoro a Milano: luci (poche) e ombre

Video: presentato il rapporto annuale di Cgil, Cisl, Uil e Assolombarda. Parlano Galvagni (Cisl) e Verna (Assolombarda). Il testo completo dell'indagine.

La crisi fa sentire ancora i suoi effetti sui livelli occupazionali. Cresce il ricorso agli ammortizzatori sociali e preoccupa la situazione dei giovani, con in primo piano il fenomeno dei cosiddetti Neet (Not in Education, Employment or Training), i ragazzi che non studiano e non lavorano.  Buone nuove (parziali) solo sul fronte degli infortuni e della forza degli atenei cittadini. Sono questi i risultati principali del rapporto “Il lavoro a Milano”, curato da Cgil, Cisl e Uil e Assolombarda, presentato oggi nella sede dell’associazione industriale (e dedicato a Vito Milano, segretario Cisl prematuramente scomparso).


Nel 2013 la disoccupazione a Milano è stata pari al 7,7% (8,1% in Lombardia) contro il 12,2% in Italia, mentre il tasso di occupazione (67% a Milano e 65% in Lombardia) ha superato di circa 10 punti percentuali quello italiano (56%). I problemi si evidenziano anche nelle richieste di cassa integrazione. Se l’anno scorso, a livello nazionale, le ore autorizzate (1,8 miliardi) sono rimaste in linea con quelle del 2012 (1,09 miliardi), nell’area milanese sono, invece, cresciute del 19% (circa 68 milioni). A questo trend hanno contribuito, soprattutto, le componenti ordinaria e straordinaria, che hanno più che compensato la forte riduzione della cassa in deroga (-30% dal 2012 al 2013).


“La ricerca presenta una realtà a luci e ombre. Se è vero che Milano sta meglio di altre zone d’Italia - ha commentato il segretario generale della Cisl milanese, Danilo Galvagni -  è altrettanto vero che i dati ci dicono che la crisi non è ancora stata superata e che le sue ripercussioni sull’occupazione restano pesanti. Per aumentare le opportunità di lavoro bisogna puntare anche sulla flessibilità, ma su una flessibilità che dia tutele e garanzie, salariali e in termini di diritti, ai lavoratori e alle loro famiglie e non sia solo sinonimo di precarietà, come è spesso stato fino a oggi. Bisogna poi intervenire sulle politiche attive per il lavoro, che vanno rese più efficaci. Non basta fare semplice formazione, occorre fare una formazione mirata, in linea con le esigenze delle imprese e del mercato”.


La questione più preoccupante è la disoccupazione giovanile: nella fascia tra i 15 e i 24 anni ha quasi raggiunto il 30% (meno del 42% nazionale, ma pur sempre un dato significativo). Non solo, moltissimi giovani (oltre il 14%) non studia e non lavora (oltre il 21% in Italia).
“Il mercato del lavoro milanese – ha osservato il direttore generale di Assolombarda, Michele Angelo Verna - presenta condizioni e prospettive più positive rispetto alla situazione nazionale, pur in un clima ancora di incertezza e di prudenza, con tassi di attività e occupazione più elevati della media. Tra i punti di forza che lo contraddistinguono e lo rendono più dinamico e reattivo, va sicuramente segnalata l’alta partecipazione femminile e la presenza di personale molto qualificato. Quello milanese è, infatti, un mercato del lavoro di qualità alimentato dalla presenza di ben 12 atenei di alto livello in tutto il territorio regionale, di cui sette localizzati nella sola città di Milano”.


Un dato positivo, infine proviene dagli infortuni: tra industria e servizi, dal 2007 ad oggi sono diminuiti del 30%. Un calo deciso, anche se nel 2012 l’Inail ne ha registrati ancora 36.400.

31/03/2014
Mauro Cereda - mauro.cereda@cisl.it