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Serve un intervento urgenete per graduare gli sgomberi e trovare una soluzione. Nel milanese sono 17mila le famiglie che rischiano l'intervento della forza pubblica. I Comuni non sono più in grado di garantire i livelli minimi di assistenza ai soggetti in difficoltà
È come se fosse un comune nel comune che si muove nel buio, nell’incertezza. Parliamo delle 17mila famiglie che a Milano e provincia si sono viste recapitare la notifica di sfratto esecutivo con richiesta di concessione della forza pubblica. Leo Spinelli del Sicet, il sindacato Cisl degli inquilini dice: «Serve subito l’intervento del prefetto per graduare la concessione della forza pubblica nell’esecuzione degli sfratti. È vero che non tutte le richieste di intervento vengono soddisfatte, perché l’Arma ha anche altre cose da fare ma bisogna dare tempo ai comuni di organizzare alloggi temporanei per chi viene allontanato dalla propria casa. In questo momento i sono 80 famiglie a Milano che non sanno dove andare. Tre nuclei, e non era successo prima d’ora, sono letteralmente per strada».
NUMERI ALLARMANTI – I sindacati dicono che le esecuzioni degli sfratti coinvolgono quotidianamente, senza alcun criterio o garanzie, famiglie con minori, anziani o invalidi che restano senza possibili risposte alternative.
I Comuni non garantiscono ormai neppure i livelli minimi di tutela ai soggetti più deboli, nemmeno attraverso il ricovero temporaneo in albergo o Comunità.
Solo a Milano sono oltre 80 le famiglie già sfrattate, con l’assegnazione di una casa popolare sulla carta, ma prive di offerta da mesi, mentre altre 150 famiglie con sfratto eseguito o con forza pubblica concessa attendono gli esiti della loro domanda. In un documento unitario, Sicet, con Uniat, Unione Inquilini, Conia e Sunia dicono: «Serve, inoltre, che tutte le Istituzioni coinvolte (Governo, Regione, Comuni,…) si assumano le loro responsabilità e affrontino il problema degli sfratti con misure urgenti e straordinarie, stanziando risorse e aumentando l’offerta di case popolari a canone sociale». Le convalide di sfratto al tribunale sono oltre 6.800 di cui il 90% per morosità. Nella città di Milano il rapporto attuale tra sfratti e famiglie residenti è pari a 1/358, peggiorato del doppio dal 2007.
Ogni giorno in città ci sono 30 accessi degli ufficiali giudiziari per sfratto, in larga parte per morosità. Alla fine di maggio si contavano richieste con procedura esecutiva di oltre 11.700 sfratti, di cui 7.600 circa per morosità. Aumenta la fascia di chi non riesce a pagare canone o mutuo bancario, ma ci sono oltre 1000 casi di nuclei con sfratto pendente per inadempimenti vari, come il pagamento di spese condominiali.
I rappresentanti sindacali chiedono l’intervento del prefetto per tamponare l’urgenza. Ma anche alla politica nazionale di fare qualcosa per gestire organicamente, con una legge nuova, l’esecuzione degli sfratti. «Vogliamo anche la riforma della legge 431 del 1998 – dicono i rappresentanti – che possa introdurre il mantenimento di un unico regime contrattato della locazione e l’abolizione del regime libero anche attraverso incentivi discali. E soprattutto di rifinanziare il fondo sostegno affitti».
Richieste anche alla Regione: per aumentare offerta di alloggi a canone sociale, al Comune per trovare soluzioni prima dell’esecuzione dello sfratto. Il dato sconcertante è che ora il Comune viene informato solo poche ore prima dell’esecuzione forzata dello sfratto. A quel punto trovare sistemazione immediata è praticamente impossibile. Domani, 18 luglio alla prefettura milanese ci sarà un presidio per chiedere un intervento immediato delle istituzioni.