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Molto Personale è un disco che ripropone classici pop in versione “nobile”. Una giovane promessa della musica italiana ci spiega come il talento paga anche in tempi di crisi.
Sempre la stessa musica si sente dire da più parti. Le radio passano sempre gli stessi brani, la dance fagocita tutto, dalla pubblicità in tv al sonoro dei servizi al tg. Poi arriva la cover di Paparazzi a firma di Cecilia Quadrenni e si tira un sospiro. Bella, calda, umana, ripensata per una veste acustica adatta anche a chi il pop da classifica non lo sopporta proprio. Tanto da farci incuriosire e andarla a intervistare.
Quando hai iniziato a suonare?
Vengo da Montepulciano, lo stesso paese dei Baustelle. La tradizione italiana mi ha influenzato ma sono molto legata anche alla dimensione classica e acustica della nostra musica. In verità compongo da quando avevo 15 anni, suono il violino e la chitarra solo per accompagnare la fase creativa.
Non hai quindi iniziato con i rifacimenti degli altri successi?
No, è successo per caso perché un giorno per trovare nuovi sbocchi mi sono messa alla ricerca di un promoter inglese via internet. Tutti si lamentano di come sono le cose in Italia, di quanto poco spazio ci sia per chi vuole emergere e io mi sono data da fare. Sono andata a fare concerti a Londra e lì mi hanno proposto di fare delle cover internazionali. Ho rifatto tutte le mie canzoni in inglese e hanno avuto successo, lì il pubblico è molto attento. Poi ho pensato di fare Paparazzi di Lady Gaga e Take On Me, un successo degli anni 80 degli A-ha. Ed è andata anche meglio.
Perché hai intitolato il tuo disco Molto Personale ?
Perché è la mia versione di classici pop, spesso non hanno niente a che vedere con i brani originali. Uso strumentazioni acustiche perché se si deve riproporre un successo altrui lo si deve fare con inventiva, secondo me. E un sacco di ascoltatori quando sentono in radio i miei pezzi poi mi cercano su internet e mi incoraggiano. È una bella soddisfazione.
Hai inserito anche un brano inedito, It’s Just Rain .
Sì è la mia prima canzone d’amore e si sposa bene con il resto delle atmosfere del disco. Sono convinta di non essere una cantautrice canonica, non compongo per dare i pezzi agli altri, anzi credo che li potrei cantare solo io. Non enfatizzo i testi, ci sono persone in Italia che cantano già grandi poesie, come Fiorella Mannoia. Le canzoni sono un mezzo per esprimere la mia vocalità e la melodia.
Ci dici i pregi e i difetti di essere un’emergente nel panorama italiano?
Spesso si deve lottare per farsi ascoltare, anche i gestori dei locali non sono molto aperti, anche se ultimamente vedo che c’è più attenzione per le proposte inedite. Quando inizierò a fare un giro di concerti il mese prossimo potrò suonare canzoni mie e cover in ugual misura. C’è di bello che è tutto molto da scrivere, non sento di avere nulla da perdere. L’unica tensione l’ho avuta quando mi sono esibita per la prima volta nella mia città. Il meccanismo dei live è molto emotivo ma io ci tengo molto a girare con la mia musica.
Rimpiangi l’Inghilterra?
Lì è tutto molto più professionale, le persone sono molto rispettose, le date dal vivo attirano sempre persone molto predisposte alle novità. Se si esibisce un artista nuovo non vola una mosca, qui sembra di fare da sottofondo a una serata. Detto questo è giusto restare in Italia per lottare in patria. Qualcosa nel sistema sta già cambiando e si sente.