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Sono due fiorentini che si conoscono da una vita. Apprezzati in campi musicali diversi hanno sperimentato un'unione insolita. Che su disco convince e diverte. Ora partono per il tour.
Provate a immaginare due amici che si ritrovano davanti a un pianoforte dopo 20 anni e iniziano a suonare canzoni del passato che hanno sempre amato, jazz, blues, atmosfere acustiche. Ecco, se a questo aggiungete che i due amici sono Stefano Bollani e Irene Grandi, il pianista classico più osannato d'Italia e la rocker amata dalle radio, l’immaginazione arriva alla soglia del sogno.
E il disco che i due amici fiorentini hanno mandato alle stampe (senza titolo) è proprio un sogno per gli appassionati di musica contaminata. Ci sono 11 tracce che vanno da una strampalata e riarrangiata Pappa al Pomodoro di Rita Pavone a un’oscura perla del cantautore romano Niccolò Fabi ( Costruire ) fino a No Surprises dei Radiohead. Tutti ingredienti che, commercialmente, possono portare o a un rilancio delle due stelle o a un disastro. Musicalmente, invece, rendono l’ascolto estremamente piacevole con qualche sussulto di autentica sorpresa.
«Erano anni che volevamo fare un disco assieme – dice Bollani -ma per gli impegni, specialmente di Irene che faceva sempre un tour dopo un disco, abbiamo dovuto rimandare. E io sotto sotto speravo di rinnovarle il repertorio perché ho sempre pensato che con una voce così dovesse osare di più».
Se per il pianista questo è l’ennesimo tassello di una carriera che dalla classica lo ha portato al pop, anche attraverso l’esperienza televisiva, la più toccata dall’operazione sembra proprio la rocker toscana: «Ci siamo chiusi in un casale a gennaio per 10 giorni senza dirlo a nessuno. Era arrivato il momento di andare a rispolverare quel vecchio file dove avevamo elencato tutti i pezzi che ci piaceva rifare, in chiave acustica, spesso solo con il piano e voce, anche se poi abbiamo fatto delle sovraincisioni. Confesso che da ora in poi sarà diverso per me, mi piacerebbe tornare alle canzoni rock ma se dovrò scegliere sarò molto più attenta».
Non che nel curriculum della rocker non ci siano stati finora dei cambiamenti vistosi. È partita negli anni 90 con pezzi di Jovanotti per finire a Vasco e a scoprire autentici talenti della composizione pop moderna come il cantante dei Baustelle che le regalò Bruci La Città . «Ecco quel pezzo non l’avevo capito» dice ora Bollani che invece ha apprezzato molto le proposte che la Grandi gli ha fatto sugli arrangiamenti del disco assieme: «Ci siamo accorti dopo averlo fatto che non ci sono molti dischi in giro solo per piano e voce. E poi la veste brasiliana di alcune cover, la decisione di farlo durare solo 45 minuti come i dischi jazz, molte delle idee le ha partorite lei. E sono riuscito anche a cantare sulla nostra reinterpretazione del classico Roda Viva. Ma non mi vedrete ai reality come esordiente solista».
Adesso che hanno superato la prova dell’incisione partono per un tour che passa da Bergamo il 16 novembre e al Teatro della Luna di Milano (si aspetta la fine delle registrazioni di X Factor) il 18 dicembre. Poi per Bollani ci sarà un disco di inediti a New York l’estate prossima e per Irene Grandi un proponimento: «Non sono stata mai una che ha giocato sul sicuro, mi piace collaborare con artisti noti e meno noti perché la novità e l’originalità sono sempre stimolanti».