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DONNE
Rete regionale

Violenza contro le donne: finalmente una legge regionale

I servizi, anche in modo disgiunto, devono svolgere le necessarie attività di sostegno e ascolto.

Il Consiglio regionale della Lombardia ha colmato, buono ultimo, una grave lacuna decidendo di costituire una “rete regionale antiviolenza” formata dalle strutture assistenziali per i servizi alla persona e dai centri antiviolenza, e anche dei presidi ospedalieri. Questi servizi, anche in modo disgiunto, devono svolgere le necessarie attività di sostegno (ascolto, accoglienza, consulenza e assistenza legale, supporto psicologico e specialistico); inoltre dovranno garantire protezione ed ospitalità (in diverse forme di residenza). Sono previsti protocolli d'intesa con enti ed istituzioni pubbliche, anche scolastiche. Ai Comuni spetta il ruolo di gestire il coordinamento dei servizi offerti dalle diverse strutture e della rete a livello locale. Viene costituito un tavolo regionale permanente per garantire l'integrazione tra le politiche sociali contro la violenza alle donne e quelle della casa, del lavoro, dell'educazione, della formazione e della sicurezza. Accanto al sostegno ad interventi di sensibilizzazione e prevenzione, è stabilito il supporto ad azioni finalizzate all'accoglienza ed al superamento delle conseguenze determinate dalla violenza o dal maltrattamento. Sono previsti percorsi di formazione rivolti ad operatori sanitari e sociali, alla polizia locale e in generale a soggetti che si occupano di prevenire la violenza contro le donne. E' quindi previsto l'incremento di un milione di euro del fondo di bilancio “Promozione e sostegno alla famiglia e ai minori” per finanziare queste attività.. Quest'ultimo dato, apparentemente tecnico, mostra purtroppo come sia solida ancora un'idea “antica” di donna rinchiusa nel ruolo di sposa e madre, e quindi non si riconosce ancora la lotta alla violenza contro le donne come battaglia civile per la dignità della donna in quanto persona e cittadina. Emerge anche una carenza: il sostegno economico interessa strutture di intervento fondamentali, ma che si limitano ad un ruolo di accoglienza-ricovero; manca invece la previsione di finanziamenti per sostegno al reddito, gestiti dai comuni, per quelle donne che vogliono uscire da questa condizione, ma sono prive di un reddito minimo adeguato.

NUOVI STRUMENTI

Strumenti come quelli delle “reti” non sono comunque una novità. A Cinisello Balsamo, già a partire dal 2008, si è sviluppata un'esperienza pilota in fatto di reti contro la violenza. Il Comune si è fatto promotore di una rete “Rete Sandra – donne senza paura”, coinvolgendo servizi sociali e sanitari, associazioni, sindacati e forze di polizia. Sandra è il nome di donna uccisa a Cinisello dal suo partner. Lo scopo è quello di coordinare gli interventi dei diversi soggetti e di rendere più incisivo l'intervento di tutela verso le donne maltrattate. E' stato organizzato un corso di formazione per gli operatori, per fornirli di strumenti non solo atti a migliorare l'assistenza, ma anche a permettere loro di individuare situazioni a rischio, realizzando quindi interventi preventivi. Allo scopo è stato sottoscritto un protocollo d'intesa tra i diversi soggetti, che si sono assunti diversi e specifici ruoli, all'interno della rete. Si è potuto così svolgere attività di formazione nelle scuole; si è anche provveduto a formare gli operatori di primo soccorso (sanitari) con uno specifico corso. La polizia locale ha istituito un servizio telefonico dedicato. Da questa esperienza è emersa la positività di queste “reti” e finalmente la Regione Lombardia è intervenuta.

14/09/2012
Maria Quarato - Coordinamento Donne Cisl Milano - info@jobedi.it