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Il 27 Luglio c'è l'appuntamento con lo sciopero. Occorre la partecipazione di tutti, soprattutto delle donne.
Io appartengo a un settore poco avvezzo agli scioperi. Sono una bancaria. Molti liquidano la faccenda sostenendo che noi bancari abbiamo ben poco da scioperare visto che siamo dei privilegiati. Sicuramente il nostro contratto nazionale è un contratto lungimirante e per molti versi innovativo, ma di certo non lo si può più definire un contratto di privilegi. L'ultimo rinnovo, avvenuto pochi mesi fa, ha comportato per la categoria una serie di rinunce che i bancari hanno coraggiosamente, ma non senza un acceso dibattito interno, accettato di sostenere per attraversare questi tempi difficili e critici.
I bancari evidentemente non sono grandi estimatori degli scioperi e francamente io stessa considero lo sciopero uno strumento molto prezioso che, proprio per questo, va utilizzato come estrema ratio e con buon senso e parsimonia onde evitarne la banalizzazione. Inoltre lo sciopero, non dimentichiamolo, è un costo per il lavoratore che deve rinunciare a una giornata di stipendio per cui non è proprio un modo per sostituire le ferie, checché ne dica qualcuno. Ma lo sciopero ha una valenza profonda perché chiama tutti a partecipare. È il momento in cui ciascun lavoratore può e deve dire da che parte sta senza delegare questa presa di posizione a nessun altro perché nello sciopero i numeri contano e conta ogni singolo lavoratore aderente. E ci sono occasioni in cui non solo è necessario indire uno sciopero ma è fondamentale partecipare. A fine mese i dipendenti del gruppo bancario, Unicredit, di cui la mia banca, FinecoBank, fa parte, sono chiamati a scioperare per il loro Vap. Il Vap è il premio di produttività ed è legato ai risultati aziendali ottenuti nell’anno precedente all’erogazione.
La trattativa in corso fra azienda e sindacati si è arenata perché l'azienda vorrebbe far rientrare il discorso sul Vap in un quadro più complessivo di tagli. E sappiamo bene che i tagli, di solito, vanno a infierire sulle categorie più deboli, giovani e donne in primis. Le aziende stanno cercando di smantellare o di impoverire la contrattazione di secondo livello perché sostengono che costi. Ma io, e la Cisl tutta, crediamo profondamente nel valore della contrattazione di secondo livello perché è quella che si adatta, all'interno del quadro normativo complessivo del contratto nazionale, a ogni singola azienda. È la contrattazione che permette di rispondere alle esigenze della singola realtà sita nello specifico territorio.
Pensiamo ai temi dell'orario e della conciliazione, per esempio. È evidente che questa sia materia aziendale. E noi milanesi alle prese con i tempi della città sappiamo quanto questo tema sia cruciale, soprattutto per chi deve occuparsi della famiglia che siano figli piccoli o genitori anziani di cui prendersi cura. E le donne, che, di solito, sono le addette alla cura dei componenti della famiglia, sono le principali interessate da provvedimenti di questa natura. Ma anche la questione del Vap, seppur apparentemente neutra, come la conciliazione, riguarda moltissimo le donne.
Analizzando i dati della L.125/91 (per intenderci quelli sull'occupazione femminile) relativi al biennio 2008/2009 anche nella mia azienda, come altrove, è emerso che le donne guadagnino circa il 10% in meno dei colleghi maschi pari livello. E il 10% e ben più di una mensilità. Qualcuno di questi punti percentuali può essere attribuito ai part-time che sono prevalentemente femminili ma tutto il resto non può che spiegarsi con la discrezionalità dell'azienda che evidentemente tende a premiare più gli uomini che le donne, cosa che si evince anche dai dati sulle promozioni.
In questo il Vap, essendo salario contrattato e non discrezionale, ha sicuramente maggiori caratteristiche di trasparenza ed equità. Chiaramente, così come introdotto nel nuovo Ccnl, ci piacerebbe avere un margine di contrattazione anche per i bonus discrezionali e in questa direzione siamo intenzionati ad andare. Ma adesso dobbiamo occuparci del Vap che abbiamo chiaramente meritato con il nostro lavoro e che è per tutti, ma soprattutto per chi è maggiormente escluso dall'erogazione discrezionale come evidentemente lo sono le donne, l'occasione per veder riconosciuto anche economicamente il proprio impegno.
A breve, il 27 Luglio, c'è l'appuntamento con lo sciopero, che, salvo novità dell'ultim'ora che ne portino alla sospensione, non si può assolutamente mancare. Bisogna che tutti partecipino, soprattutto le categorie più svantaggiate e penalizzate e quindi le donne.