ATTUALITÀ
IMMIGRATI

Un anno di tempo per cercare un nuovo posto

Raddoppia, prima era solo sei mesi, la proroga del permesso di soggiorno per gli stranieri che hanno perso il lavoro. La norma, fortemente voluta dai sindacati, fa parte della Riforma Fornero appena entrata in vigore.

Tra le novità introdotte dalla riforma del mercato del lavoro , merita sicuramente attenzione la modifica dell'art.22 comma 11 del Testo Unico sull'Immigrazione (DLgs 286/1998), che era stata fortemente richiesta dalla Cisl e dalle altre Organizzazioni Sindacali per tutelare i disoccupati stranieri in questo drammatico contesto di crisi. La norma, che entrerà in vigore dal prossimo 18 luglio, prevede che chi ha perso il lavoro per dimissioni o per licenziamento potrà rimanere iscritto alle liste di collocamento, e quindi avere un permesso di soggiorno per attesa occupazione, per ALMENO UN ANNO (oggi il limite è di sei mesi) e comunque per tutta la durata di eventuali ammortizzatori sociali, come la cassa integrazione.

Alla scadenza di tale periodo, si potrà rimanere in Italia con un regolare permesso di soggiorno soltanto dimostrando di avere un reddito sufficiente, calcolato sulla base dell'importo annuo dell'assegno sociale e tenendo conto anche del reddito complessivo dei familiari conviventi.

Ecco il testo integrale dell’articolo 4, comma 30: “All'articolo 22, comma 11, secondo periodo, del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, le parole: «per un periodo non inferiore a sei mesi» sono sostituite dalle seguenti: «per un periodo non inferiore ad un anno ovvero per tutto il periodo di durata della prestazione di sostegno al reddito percepita dal lavoratore straniero, qualora superiore. Decorso il termine di cui al secondo periodo, trovano applicazione i requisiti reddituali di cui all'articolo 29, comma 3, lettera b)”.“

"Una piccola boccata di ossigeno per i tanti lavoratori stranieri colpiti dalla crisi – è il commento di Maurizio Bove, responsabile immigrati di Cisl Milano – Spesso sono proprio  i lavoratori immigrati le prime vittime nei processi di ristrutturazione e di chiusura delle aziende. Il fenomeno riguarda tutti i settori produttivi e in particolare l’edilizia e l’agricoltura dove il ricorso alla manodopera straniera è particolarmente accentuato.  Un anno - prosegue Bove - è il tempo minimo non solo per trovare un altro lavoro, ma anche per usufruire di tutti gli ammortizzatori sociali e dele politiche attive del lavoro finalizzate alla ricollocazione, alla pari dei lavoratori italiani. Rimane in sospeso il discorso relativo al lavoro nero: auspichiamo quindi al più presto il recepimento della Direttiva 52 UE relativa al contrasto dello sfruttamento del lavoro nero, accompagnata da un provvedimento che miri all'emersione delle centinaua di lavoratori che ad oggi si trovano in Italia senza permesso di soggiorno."

05/07/2012
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