ATTUALITÀ
GLI EFFETTI DELLA CRISI

Ecco chi sono i nuovi poveri

L'Italia in recessione ha portato alla luce bisogni basilari. Casa, occupazione, reddito i problemi principali. E il welfare arriva dove può. A Milano si sono impegnati enti e sindacati. Ma la domanda è grande. Nostra inchiesta su un fenomeno sociale in preoccupante diffusione. 

Ci sono bisogni inediti e situazioni sommerse in questi tempi di crisi. Secondo l’Istat, attualmente, 8,2 milioni di persone vivono in povertà, circa il 14% dell’intera popolazione italiana. Ma come si fa a calcolare la povertà, quando una famiglia è da considerarsi ai limiti della sussistenza? Se in due si hanno meno di 992 euro a disposizione al mese, si è poveri. La crisi non solo ha colpito chi era già povero ma ha portato ai livelli di povertà chi prima ne era fuori. Sono i “nuovi poveri”, quei cittadini, che magari hanno anche un lavoro, ma non ce la fanno più ad andare avanti con le proprie risorse. Non ce la fanno ad arrivare a fine mese,

a pagare l’affitto o il mutuo, a rimborsare i debiti contratti. Dal 2008, questa nuova categoria sociale è cresciuta in numero sempre maggiore. Nelle mense Caritas si stima che il 70% dell’affluenza sia di

cittadini extra-comunitari, il restante 30% parla italiano.

IDENTIKIT

Siamo andati a prendere le statistiche di chi ha chiesto un prestito alla Fondazione Welfare Ambrosiano, l’iniziativa di Comune, Provincia, Camera di commercio e sindacati per sostenere i lavoratori milanesi in crisi. La maggioranza dei richiedenti ha tra i 30 e i 50 anni e un figlio a carico. Il 76% chiede prestiti per

far fronte a esigenze famigliari. I soldi che si chiedono si impegnano soprattutto per spese per la casa, per il mutuo e per le cure mediche (una recente ricerca del Censis calcola che in Italia sono 9 milioni le presone che, a causa della crisi hanno rinunciato o ridotto le spese sanitarie). C’è anche il welfare fai-da-te. Ogni anno grazie all’assistenza ai nipoti (praticata dal 25% della popolazione over 54) il Comune stima che si risparmiano 98 milioni solo a Milano. Insomma, sono gli anziani che spesso arrivano dove le istituzioni non ci sono. Quelli che possono, che hanno una buona pensione. Gli altri sono arruolati nell’esercito dei nuovi poveri. A Milano ci sono 15mila vedovi e oltre 84mila vedove, difficile fare una stima precisa ma è certo che molti di loro facciano parte dei 225mila individui che vivono in condizioni di povertà relativa (di questi, il 40% è disoccupato da breve tempo e il 24% è senza lavoro da tanto).

RISORSE

Cosa si fa per far fronte a questa situazione? Ogni cittadino milanese, attualmente, riceve pro capite in welfare 1.431. Ma non sarà sempre cosi: le stime per il 2012 indicano una riduzione di circa il 60% (fino a 15 milioni di euro) di tutte le risorse (Stato e Regione) legate al finanziamento delle politiche sociali. Il Comune, per ora, fa sapere che compenserà gli aiuti del settore anziani. Per le iniziative legate alla salute il budget è talmente risicato che si sta pensando a delle sponsorizzazioni. La raccolta fondi, invece, è stata prevista per gli interventi all’assistenza ai disabili. Tutto questo accade in un quadro, lombardo e italiano in costante cambiamento.

A livello nazionale attualmente il 30% delle persone (17 milioni di famiglie) riceve assistenza da welfare in base alla dichiarazione dell’Isee, l’indice che calcola la condizione economica. Il governo Monti entro fine anno si riserva di cambiarne il calcolo che per ora è autocertificato e non tiene conto dei patrimoni, ma solo del reddito. Entro la fine dell’estate sarà ridisegnato anche il welfare di Regione Lombardia, a partire dai criteri di finanziamento. Formigoni e soci dicono di voler spostare la centralità dalla persona alla famiglia.

In allerta i sindacati. In un documento di considerazioni sull’annunciata riforma, la Cisl scrive che il sistema deve restare universalistico, cioè partire dall’assicurazione per tutti dei servizi sociali.

Poi in base all’Isee potrà essere definito il livello di partecipazione economica del soggetto, ma tenendo conto “della valutazione del bisogno della persona, della libertà di scelta informata, responsabile e tutelata tra una rete di erogatori accreditati dalle istituzioni e dalle stesse remunerati, in quanto con esse contrattualizzati e dalle stesse controllati”.

L'inchiesta completa sul nuovo numero di Job in distribuzione da lunedì 25 giugno 2012.

20/06/2012
Christian DAntonio - c.dantonio@jobedi.it