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DONNE
Parità

Le quote rosa nei Cda delle aziende

Forse non tutti lo sanno, ma a partire dal 2012 saranno rispettate, per obbligo di legge, le quote di genere nei consigli di amministrazione delle aziende quotate in Borsa.

Forse non tutti lo sanno, ma a partire dal 2012 saranno rispettate, per obbligo di legge, le quote di genere nei consigli di amministrazione delle aziende quotate in Borsa. La norma infatti, approvata lo scorso giugno dalla Commissione Europea,  prevede la presenza femminile nei Cda, che  dovrà salire al 30%  entro il 2015 ed al 40% entro il 2020.

Ma qual è esattamente la realtà? Quante sono le donne che siedono, attualmente,  nei Cda delle aziende? I dati sono un po’ deludenti. In Europa, in media, sono soltanto il 14 per cento. Prima della legge sulle quote rosa, questa percentuale era del 6 per cento. Cosa vuol dire avere più donne ai vertici delle aziende?

Avere più donne alla guida delle imprese rappresenta un guadagno economico.  In questo tempo di difficoltà economica come quello che stiamo vivendo è più che mai fondamentale sfruttare le competenze delle donne che sono mediamente  più istruite dei colleghi maschi. Le laureate sono ormai più della metà del totale, e affollano sempre più corsi di laurea anche in materie ritenute fino poco tempo fa più adatte agli uomini. Questo significa che il potenziale c'è, ma è ancora tutto da valorizzare. Abbiamo bisogno che le “donne talentuose”, il cui tasso di occupazione è inferiore a quello maschile, siano inserite nel mondo del lavoro  contribuendo così alla crescita dell’economia italiana.

Portare la maggior parte delle donne attualmente disoccupate, verso il “mercato del lavoro” assicurerebbe competività europea, utili economici soddisfacenti e, a parità di competenze un giusto e meritato equilibrio uomo-donna. Ora si tratta di decidere la linea seguire.

Un anno fa Commissione Ue, Europarlamento e diversi Stati membri hanno invitato le società quotate a migliorare su base volontaria l'equilibrio di genere ai vertici.  Ma gli uomini non sono stati in grado di dividersi il potere con una minima percentuale di donne e per questo motivo   si è dovuto fa ricorso all'introduzione di regolamenti per le pari opportunità. In quest'ottica sono importanti tutte le iniziative volte ad elaborare una consapevolezza di genere e il conseguente accrescimento della forza politica ed economica femminile.

Sono stati stilati una serie di studi documentati dalle statistiche. Il Cerved ha specificamente dedicato uno studio alla leadership femminile che mostra i buoni risultati ottenuti dalle aziende guidate da donne. Allora come mai questo persistente deficit di potere femminile, è particolarmente acuto nel nostro Paese? Le ipotesi sono diverse, dallo scarso interesse per un tipo di potere “a immagine e somiglianza” vissuto da sempre dall’uomo alla non condivisione di “quel potere” che fino ad oggi è stato soltanto maschile. Per questo motivo le donne hanno avuto bisogno della legge. Tutto dipenderà da questa. Non è molto ma è un notevole passo avanti. Sarà molto lento il percorso che vedrà le donne avanzare in salita e in gran numero.

L’obiettivo più immediato da perseguire è la vera parità tra uomo e donna in tutti i segmenti della nostra società. Dovremmo portare il dibattito sulle pari opportunità nelle scuole italiane, anche se in alcune è già iniziato. Non dovrà più essere tralasciato perché dalla scuola usciranno gli uomini e le donne di domani che dovranno migliorare e in alcuni momenti, anche cambiare il nostro Sistema Paese.

Non dobbiamo tralasciare nulla perché nessuna legge imposta potrà mai cambiare definitivamente la realtà. Se non vogliamo che il potere rimanga appannaggio maschile dobbiamo sfondare il soffitto di cristallo che impedisce alle donne di accedere ai vertici aziendali. E’ una sfida per tutta l'economia europea. La persistente incapacità di incoraggiare le donne e di metterle in condizione di sfruttare appieno le loro potenzialità ci è già costata tanto.

Le quote rosa dovranno riguardare tutte le aziende o, per cominciare, bastano solo quelle più grandi quotate in Borsa? E la Pubblica Amministrazione? E l’Università? La strada da percorrere è ancora molto lunga.

Un'unica certezza: tutte insieme possiamo farcela.

11/06/2012
Patrizia Egle Messina - Coordinamento donne Cisl Milano