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ATTUALITÀ
ALLARME SICUREZZA

Violenza nelle stazioni ferroviarie: troppe non sono presidiate

Colmegna, Fit Cisl: "La sfida riguarda in particolare le stazioni di provincia, più piccole e meno presidiate rispetto ai grandi hub cittadini".

In merito agli episodi di violenza nelle stazioni ferroviarie, ultimo lo stupro di una giovane a San Zenone al Lambro, di seguito la dichiarazione rilasciata all'agenzia Adn Kronos dal segretario della Fit Cisl Lombardia Christian Colmegna.
 
MILANO: STUPRO 18ENNE, SINDACALISTA, 'STAZIONE NON ERA PRESENZIATA, C'E' PROBLEMA DESERTIFICAZIONE

MILANO, 3 set.(Adnkronos) - ''Quando si fanno dei passi indietro su qualcosa che serve all'utenza e alla cittadinanza, come i sottopassi che facilitano il raggiungimento dei binari, è una scelta che fa riflettere. Il vero tema è un altro: la desertificazione delle stazioni. A conferma di quello che ti dico, faccio notare che la Stazione di San Zenone al Lambro è una fermata, non è presenziata''. Così all'Adnkronos Christian Colmegna, segretario regionale Fit Cisl Lombardia con delega alla mobilità commenta lo stupro della ragazza 18enne alla Stazione di San Zenone al Lambro e l'ipotesi avanzata da alcuni di chiudere i sottopassi ferroviari in alcune stazioni durante le ore notturne. "Chiuderli può essere una soluzione temporanea, ma la vera strada è il presidio costante, sia attraverso la vigilanza che grazie a telecamere e, soprattutto, attività commerciali. Un ambiente vissuto difficilmente lascia spazio a episodi di degrado. Al contrario, quando un luogo appare vuoto, cresce il senso di impunità'', sottolinea. "La sfida riguarda in particolare le stazioni di provincia, più piccole e meno presidiate rispetto ai grandi hub cittadini come MILANO Centrale, Cadorna o Garibaldi, dove l'alto afflusso e i controlli permettono una maggiore sicurezza. Il modello su cui sono state costruite molte fermate ferroviarie - quello delle città del dopoguerra - oggi mostra i suoi limiti. La ricetta indicata è triplice: rivedere gli accessi, potenziare la videosorveglianza anche all'esterno delle stazioni e, soprattutto, riportare vita al loro interno. "Negli ultimi dieci anni, infatti, molti scali hanno perso progressivamente la loro vitalità. Un tempo erano luoghi vissuti: biglietterie, negozi e servizi garantivano movimento, comunità e, di conseguenza, anche controllo. Oggi invece la tecnologia ha spostato gran parte delle funzioni online o sulle macchinette automatiche, svuotando gli ambienti e lasciando meno presenza umana", sottolinea. ''Dove c'è vita c'è controllo. Se la stazione la riduciamo a un semplice punto di emissione dei biglietti, senza personale, senza attività, senza comunità, lasciamo spazio ad altro. Più ci tiriamo indietro da quegli ambienti, più diventano terreno fertile per episodi di degrado o insicurezza''. (Ape/Adnkronos)

03/09/2025
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