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Sicet Milano: comportamenti che ledono i diritti dei più piccoli. Aler spende 10 milioni di euro per pagare le spese di 3.500 alloggi che restano vuoti.
Questa mattina G. è stata sgomberata da un alloggio popolare del Giambellino. Ci viveva da dieci anni. con una bambina che frequenta la scuola elementare del quartiere e con una seconda figlia di 18 anni, in quarta superiore.
G. lavora come addetta alle pulizie e guadagna circa 400 euro mensili. È in contatto con il Centro Ascolto Caritas della Parrocchia di zona che l’ha aiutata a pagare le bollette e nelle spese di prima necessità e con Emergency. Da quasi un anno la figlia più piccola è in attesa di essere convocata dal Servizio Uonpia per problemi di ansia e psicologici. A seguito del sopralluogo di ispettori Aler, la signora G. si è rivolta al Sicet e martedì alle 19.28 abbiamo inviato tramite pec la documentazione attestante le condizioni di fragilità del nucleo famigliare ai responsabili istituzionali che programmano gli sgomberi dagli alloggi pubblici (Prefettura, Questura, Aler, Comune).
Perché è stato programmato lo sgombero di una famiglia monogenitoriale, con due figlie a carico? È questa la sicurezza che Regione, Aler, Prefettura, Questura e Comune intendono portare nei quartieri popolari?
Si dice che chi occupa un alloggio sottrae un diritto a chi è in lista d’attesa. Eppure al piano di sotto della casa in cui viveva la nostra assistita c’è un alloggio sfitto, lastrato da anni. Aler nel suo bilancio consuntivo 2023 investe ben 1.487.455 euro per sgomberi, guardie armate, telecamere e spende 10.024.071 per pagare le spese condominiali dei 3.500 alloggi che tiene vuoti. Con le stesse risorse avrebbero potuto ristrutturare 384 alloggi.
Oggi una camionetta della Polizia, un camion con gli operai per il trasporto dei mobili, un medico, un’assistente sociale del Comune e un responsabile di Aler sono arrivati in loco e hanno messo in atto lo sgombero, mentre la nostra associata accompagnava la bambina a scuola. Hanno buttato già la porta e la signora è stata avvisata dalla vicina di pianerottolo. Quando torneranno da scuola le due figlie non ritroveranno né la casa né le proprie cose, i giochi, i libri, i vestiti… portati in un magazzino.
Questi comportamenti sono coerenti con i diritti dell’infanzia e dei minori?
Il Sicet, insieme alla rete di quartiere, chiede da anni che nell’ambito del progetto di riqualificazione del quartiere Giambellino–Lorenteggio, si provveda a regolarizzare le famiglie senza contratto in stato di necessità riconosciuto dai Servizi Sociali.
Una mamma con una bambina e un’adolescente sono per strada, senza casa, gettate nell’incertezza e nella disperazione. Dove dovrebbero andare ora a vivere? Il Comune mette a disposizione il centro di viale Ortles, ma è davvero una struttura adeguata ad accogliere anche minori e ragazzi?
Il Sicet cercherà ora di aiutare G. e le sue figlie a cercare una sistemazione dignitosa alternativa. Ma chiediamo subito alle istituzioni competenti un incontro perché a Milano il problema della mancanza di case a prezzi accessibili non può essere risolta con sfratti e sgomberi.