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Il segretario generale della Cisl ha partecipato ad un dibattito al Meeting di Rimini.
“Parlare di amicizia significa trasformare i rapporti sociali facendoli evolvere da un antagonismo novecentesco alla partecipazione. Ed è in questo incontro la chiave di un rapporto positivo, produttivo, tra lavoratore e impresa”.
Lo ha detto il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra al Meeting di Rimini. “Il lavoratore cerca oggi tre cose in azienda: dignità, benessere e protagonismo. La dignità di un salario adeguato e di un riconoscimento reale concreto, anche economico, dell’apporto della persona ai risultati dell’azienda. Il benessere di un ecosistema sicuro, di una formazione continua e di qualità, di un welfare negoziato che lo accompagni anche fuori dal posto di lavoro, di flessibilità organizzative capaci di coniugare meglio genitorialità, tempo libero, e lavoro. E poi, il protagonismo di chi non è solo un ingranaggio e dunque ambisce a strumenti di partecipazione attiva e creativa, alla vita, agli utili, alle decisioni dell’impresa. Questo e’ il sentiero tracciato nella nostra proposta di legge sulla partecipazione su cui chiamiamo governo, imprese, forze politiche a convergere responsabilmente in un ampio e costruttivo fronte per un cambiamento equo. Abbiamo bisogno della più grande campagna di “emanicipazione” del lavoro, che richiede lo sblocco di massicci investimenti pubblici e privati per innalzare qualità e quantità dell’occupazione.La formazione, la riqualificazione, l’innalzamento delle competenze sono chiavi di volta fondamentali di questo percorso e baricentro di una nuova cittadinanza del lavoro. Tanto più nel nostro Paese, che da decenni vede crescere la polarizzazione tra lavoro dignitoso e lavoro povero. Andamento che coincide con un crescente “apartheid della conoscenza” che divarica sempre di più l’occupazione di qualità dagli oltre 3 milioni di working poors e i quasi 5 milioni di Neet. Questa faglia si riempie se tutti remiamo nella stessa direzione. Consapevoli che il nuovo articolo 18 si chiama diritto soggettivo e universale alla formazione. I percorsi devono coinvolgere tutti: lavoratori, disoccupati, cassintegrati e richiedono la cooperazione dell’intero corpo sociale e istituzionale: scuola e università, ITS e imprese, Regioni ed Enti locali, contrattazione, bilateralità e Fondi interprofessionali”.