.
Sicet: nessuna risposta dalle istituzioni. Assegnare le case popolari sfitte.
Ieri mattina un papà e il figlio di 9 anni sono stati sfrattati. Vivevano da molti anni in via Bruzzesi, quartiere Giambellino. Fernando lavorava come addetto alle pulizie e come collaboratore domestico. I problemi sono cominciati con lo scoppio della pandemia. La ditta ha sospeso il lavoro ed è stato messo in cassa integrazione. Il conseguente calo del reddito mensile, fino a quel momento sufficiente a sopportare tutte le spese ordinarie, ma non a risparmiare, ha reso inevitabile l’autoriduzione del canone. Rientrato al lavoro, all’inizio del 2021, ha subito un’ulteriore diminuzione dell’orario e non è così più riuscito a pagare l’affitto. Ad oggi fa due lavori per arrivare a 900 euro mensili. Somma Insufficiente ad affittare una casa nella città con i valori immobiliari più alti di Italia e nemmeno una piccola stanza in nero. Ha presentato quindi domanda di casa popolare, nel 2021 e nel 2022. Domanda di Servizio Abitativo Transitorio a maggio, domanda di Casa Temporanea all’inizio di settembre. Si è rivolto all’ufficio Emergenza Abitativa del Comune di Milano ad aprile e a luglio: in entrambi i casi è stato inviato ad “attivarsi” cercando autonomamente soluzioni abitative alternative e a rivolgersi ai Servizi Sociali territoriali. Nessuna risposta da parte delle istituzioni competenti è però arrivata in tempo per evitare il dramma di rimanere senza un’abitazione dove vivere.
Gli eredi del proprietario della casa, interessanti solo al mancato guadagno, non hanno voluto concedere nemmeno un rinvio di due settimane e la polizia ha quindi eseguito lo sfratto. La famiglia andrà a stare temporaneamente da un parente, fuori Milano. Il padre, senza automobile, come potrà accompagnare ogni mattina il bambino a scuola e contemporaneamente andare a lavorare?
In città vengono eseguiti 10 sfratti al giorno. Cittadini che lavorano e contribuiscono alle finanze pubbliche ma che vedono ignorati e calpestati il proprio diritto a una casa. Nonostante l’emergenza sociale in corso, acuita dall’aumento dei costi delle bollette e da un’inflazione galoppante, non esiste un piano interistituzionale dell’emergenza sfratti.
Eppure non sarebbe difficile: sarebbe sufficiente assegnare le migliaia di case popolari colpevolmente sfitte da decenni e valutare le domande delle case transitorie prima che lo sfratto venga eseguito. Il Comune, in perfetta sintonia con Regione Lombardia, invece ritiene che lo sfratto sia una colpa e la casa una concessione da meritare solo dopo assurdi controlli e acrobazie burocratiche, che spesso portano a rigetti e a continue cause in Tribunale. Se sei sfrattato, solo in presenza di minori, anziani e invalidi, se ci sono i fondi e posti disponibili, i Servizi Sociali cercano un ostello dove puoi stare per qualche giorno. E poi?
Povertà e sfratti non sono una colpa. Il SICeT è a fianco dei senza casa e degli sfrattati e continuerà a denunciare le violazioni dei diritti e ad impegnarsi perché la casa torni ad essere considerata un bisogno primario che deve essere garantito ad ogni persona.