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Barra, Fim Cisl: "Inaccettabile la scelta dell'azienda di portare la produzione in Germania e Malesia".
Circa 150 posti di lavoro a rischio alla Emerson di Rescaldina, multinazionale americana del settore metalmeccanico che ha annunciato la volontà di chiudere il sito produttivo entro la fine del 2022, per trasferire le attività in Malesia e Germania.
Oggi i lavoratori hanno scioperato e manifestato davanti ai cancelli dello stabilimento che, oltre ai 120 dipendenti diretti, dà lavoro a circa 30 persone dell’indotto e dei servizi.
“Riteniamo questa scelta inaccettabile e sbagliata – osserva Edoardo Barra, responsabile della Zona di Legnano per la Fim Cisl milanese -: dopo anni di sacrifici e investimenti in questo stabilimento, quale punto di eccellenza, ora lo si abbandona con la conseguente perdita di posti di lavoro e con un forte impatto sociale per il territorio. Faremo di tutto e chiederemo aiuto alle istituzioni perché si dia una risposta concreta ai lavoratori. Nessuno sarà lasciato da solo. Saremo presenti a tutti i tavoli istituzionali. Il Comune, la Regione e il Ministero devono avere il coraggio di assumersi le proprie responsabilità. È necessario usare ogni strumento utile per evitare la chiusura, oppure riconvertire il sito e assorbire la forza lavoro attualmente presente”.
Il presidio di oggi è solo un primo passo: già la prossima settimana ci saranno nuove iniziative a Legnano, sul cui territorio ricade parzialmente l’azienda. Venerdì 18 febbraio è previsto un incontro con il sindaco mentre il 21 si aprirà un confronto con l’Associazione degli industriali. Quella legata alla Emerson sarà peraltro una delle prime vertenze a percorrere la strada della nuova procedura dei tavoli di crisi. I sindacati saranno convocati in Regione Lombardia e poi al Ministero dello Sviluppo Economico.