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Presentato il Rapporto sulla città della Fondazione Ambrosianeum. Focus sull'impatto della pandemia e le sfide per la ripartenza.
La Milano pesantemente colpita dalla pandemia ha scoperto le sue fragilità e ora necessita di attenzioni particolari per rimettersi in forma. La narrazione della città-modello lanciata verso il futuro non funziona più. Adesso, come recita il titolo del Rapporto sulla città, realizzato come ogni anno (questa è l’edizione 31) dalla Fondazione Ambrosianeum , è il “tempo della cura”.
“Segnata dai lutti e dalle sofferenze dei mesi passati – si legge in una nota di presentazione -, consapevole delle fatiche del presente, dei lasciti economici, sociali e sanitari della pandemia a cui è urgente dare risposta, Milano ancora una volta è pronta a ripartire: nessuna soluzione facile e immediata (e i dati sono lì a dimostrarlo) è a portata di mano, ma un cammino di cambiamento da condividere”.
Lo studio, curato da Rosangela Lodigiani (docente di Sociologia all’Università Cattolica) con la supervisione del presidente della Fondazione, Marco Garzonio (psicologo e giornalista), in 13 capitoli prende in esame i temi di attualità e le sfide che attendono chi si candida ad amministrare la città, ma anche tutti i soggetti istituzionali, sociali ed economici che si muovono sul territorio. Si parla di lavoro, salute, giovani, reti di solidarietà, cultura, sviluppo urbanistico e ambientale, partecipazione, periferie, bambini, donne maltrattate, anziani…
Il risultato è uno spaccato interessante, che aiuta a riflettere. Milano ha complessivamente tenuto, ma si è scoperta fragile. I dati raccolti dalla Caritas Ambrosiana mostrano che la pandemia ha allargato la fascia delle famiglie in condizioni vulnerabili. Il Fondo San Giuseppe, attivato dalla Diocesi al sorgere dell’emergenza, ha dato un sostegno a 2.454 persone, in gran parte adulti che hanno perso il lavoro o sono in difficoltà. Adesso i numeri parlano di ripresa, ma il rischio è che le disuguaglianze economiche e sociali non si riducano, ma anzi si amplifichino. E allora che cosa si può fare? Tornare all’etimologia del nome Milano: Mediolanum, “in mezzo alla pianura”.
“Milano – scrive Lodigiani - ha oggi l’occasione di porre al centro del proprio modello di sviluppo la sua attitudine originaria a mediare e collegare, a mettere in relazione, a farsi luogo di incontro e condivisione; ha l’occasione di acquisire un nuovo protagonismo che si appelli non tanto al successo nei ranking internazionali, quanto al primato della cura dei legami: legami che accomunano e gettano ponti, che aprono all’accoglienza e sospingono l’integrazione, che sono segno di un’interdipendenza costitutiva tra territori, tra centro e periferie, tra popoli e culture, tra persone, ciascuna con la propria unicità e dignità. È questa infatti un’attitudine che si esprime sia in rapporto al territorio e alle vocazioni produttive, sia nella tessitura della trama sociale, economica e culturale della città”.
L’Ambrosianeum è nato all’indomani della Liberazione (è Fondazione dal 1976), come spazio di incontro e ricerca sul mondo contemporaneo, con particolare attenzione ai rapporti tra società civile e valori religiosi. Le sue iniziative spaziano in diverse aree di interesse: arte, religione, storia, politica, economia, società. La sede è in via Delle Ore 3, in un edificio commissionato nel 1573 dall’arcivescovo Carlo Borromeo per ospitarvi le sue scuderie.
Per approfondimenti www.ambrosianeum.org
In allegato una intervista di Rosangela Lodigiani per Avvenire