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Un libro da leggere, la storia del primo politico afro-americano ad entrare da leader alla Casa Bianca.
Joe Biden, 46esimo presidente degli Stati Uniti, dal 2009 al 2017 è stato vice di Barack Obama. Garzanti ha da poco pubblicato l'autobiografia del primo afro-americano della storia ad entrare da leader alla Casa Bianca. Un libro corposo, intenso, che si legge con piacere. Per il lettore è l'occasione di andare alla scoperta di un politico e di un uomo che ha dato vita ad un sogno (forse non del tutto concretizzato) e lasciato un segno indelebile. Ma anche di approfondire la conoscenza di un Paese dalle molte contraddizioni che dopo di lui ha scelto il populismo sfrenato e l'arroganza di Donald Trump. Una sorta di allucinazione collettiva (possiamo definirla così?), che ha avuto come triste e tragico epilogo l'assalto al Palazzo del Congresso da parte di una folla scatenata di "trumpiani", sobillata dalle dichiarazioni dello stesso Trump che non ha mai accettato la sconfitta (a suo dire causata da brogli mai dimostrati) decretata dal voto per le presidenziali del 3 novembre scorso.
Qui di seguito la presentazione del libro a cura della casa editrice.
In questo libro attesissimo, Barack Obama racconta in prima persona la propria incredibile odissea, da giovane alla ricerca di un’identità a leader del mondo libero, e descrive con sorprendente ricchezza di particolari la propria educazione politica e i momenti più significativi del primo mandato della sua storica presidenza, un periodo di profonde trasformazioni e sconvolgimenti. Obama accompagna i lettori in un viaggio appassionante, dalle iniziali aspirazioni politiche fino alla decisiva vittoria nel caucus dell’Iowa – che ha dimostrato la forza dell’attivismo civile – e alla memorabile notte del 4 novembre 2008, quando è stato eletto 44° presidente degli Stati Uniti, diventando il primo afroamericano a ricoprire la più alta carica della nazione. Riflettendo sulla presidenza, Obama propone una acuta e inedita esplorazione delle grandi possibilità ma anche dei limiti del potere, e apre nuovi scorci sulle dinamiche del conflitto politico americano e della diplomazia internazionale. Ci conduce fin dentro lo Studio ovale e la Sala operativa della Casa Bianca, e poi a Mosca, Il Cairo, Pechino, e oltre. I lettori scopriranno ciò che Obama pensava mentre nominava i suoi ministri, fronteggiava la crisi finanziaria globale, si confrontava con Vladimir Putin, superava difficoltà all’apparenza insormontabili per ottenere l’approvazione della riforma sanitaria, si scontrava con i generali sulla strategia militare in Afghanistan, intraprendeva la riforma di Wall Street, rispondeva al disastro ambientale della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, e autorizzava l’operazione Neptune’s Spear, che ha portato alla morte di Osama bin Laden. Una terra promessa è un libro straordinariamente intimo e introspettivo. È il racconto della scommessa di un uomo con la Storia, della fede di un coordinatore di comunità messa alla prova della ribalta mondiale. L’autore si esprime con franchezza sulla difficoltà di far convivere il ruolo di candidato nero alla presidenza, il peso delle aspettative di un’intera generazione mobilitata da messaggi di «speranza e cambiamento», e la necessità di essere moralmente all’altezza delle decisioni cruciali da prendere. Descrive apertamente le forze che si sono opposte a lui negli Stati Uniti e nel mondo; spiega come la vita alla Casa Bianca abbia condizionato la moglie e le figlie; non esita a rivelare dubbi e delusioni. Eppure non smette mai di credere che, all’interno del grande e ininterrotto esperimento americano, il progresso è sempre possibile. Con grande efficacia ed eleganza di stile, questo libro sottolinea la strenua convinzione di Barack Obama che la democrazia non è un dono ricevuto dall’alto, ma si fonda sull’empatia e sulla comprensione reciproca, ed è un bene da costruire insieme, giorno dopo giorno.