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DISCORSO DI SANT'AMBROGIO

"Tocca a noi, tutti insieme": l'arcivescovo Delpini si rivolge alla città

Delpini invita alla responsabilità e ad operare insieme per il bene comune. E ammonisce: "Le scelte ‘facili’ del populismo non rispettano la dignità delle persone e spesso conducono a disastri".

“Tocca a noi, tutti insieme”: si intitola così il Discorso alla Città e alla Diocesi che l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, ha pronunciato nella Basilica di Sant’Ambrogio. 

L’intervento, che prende spunto da una lettura del profeta Geremia, è un invito alla responsabilità e alla condivisione, perché è solo facendo il proprio compito, insieme e per il bene comune, che potremo uscire da questi tempi difficili.   

L’arcivescovo comincia rilevando una “emergenza spirituale” nella società: “Mi sembra che oggi sia diffuso un atteggiamento più incline alla rinuncia che alla speranza… Ho l’impressione che, insieme alla prudenza, alla doverosa attenzione a evitare pericoli per sé e per gli altri e danni al bene comune, ci siano anche segni di una sorta di inaridimento degli animi”.

Quindi prosegue con un “elogio a chi rimane al proprio posto”. Insomma a chi compie il proprio dovere, senza mettersi in mostra: “Vorrei riconoscermi nel popolo delle donne e degli uomini di buona volontà, che hanno sentito in questo momento la responsabilità di far fronte comune, di moltiplicare l’impegno. Non pretendono di fare notizia, non cercano occasioni per esibirsi in pubblico. Sono infastiditi dalle chiacchiere, non riescono a capire come ci sia gente che ha tanto tempo per discutere, litigare, ripetere banalità. Rimangono dove sono e perciò la società continua a funzionare”. Il riferimento, in particolare, è a chi è stato in prima linea nella lotta al Covid, ma non solo.

Monsignor Delpini avverte anche contro i pericoli dell’individualismo: “L’arroganza dell’individualismo si impone come un fattore di frantumazione. Questo ‘io’, così fragile e precario, si persuade di essere originale solo perché non va d’accordo con nessuno, vive con insofferenza le regole e le situazioni perché non è in pace con se stesso, circoscrive il mondo a quello che vede e quindi esclude il futuro e recide le radici del passato, si lascia guidare dal suo desiderio e dal suo sentire, perciò ignora l’amore. L’individualismo si rivela una forma di presunzione rovinosa… A ragione Papa Francesco ha ricordato che siamo tutti sulla stessa barca e ci si può salvare solo insieme”. 

Parlando dall’altare di Sant’Ambrogio, l’arcivescovo sottolinea l’importanza della famiglia, dell’educazione, della costruzione di una società plurale, di avere una visione. E ammonisce che non  ci sono ‘scorciatoie’: “L’autoritarismo decisionista, la seduzione di personaggi carismatici, le scelte ‘facili’ del populismo non rispettano la dignità delle persone e spesso conducono a disastri. Gli uomini e le donne di buona volontà sono chiamati ai percorsi lunghi della formazione, della riflessione, del dialogo costruttivo, della tessitura di alleanze convincenti”.

L’arcivescovo non è pessimista: “Non mancano esempi incoraggianti in ogni settore della nostra società. Una conoscenza più attenta di tutte le forme di associazionismo di categorie, di iniziative di solidarietà, tutte le forme di collaborazione tra istituzioni culturali, sociali, sindacali, politiche, scolastiche, finanziarie, l’impegno delle istituzioni pubbliche per coordinare forze e risorse presenti sul territorio conoscono procedure decisionali che producono buoni frutti. Lo stesso dialogo fraterno tra confessioni e Chiese cristiane è un esempio promettente, come pure gli sforzi per creare relazioni di conoscenza, di stima e di collaborazione tra le religioni, ormai presenti in modo plurale, come è ben visibile anche a Milano. Mi faccio voce della comunità della Chiesa ambrosiana per dichiarare la disponibilità a partecipare a tutti i livelli ai processi che si ispirano alla visione che diventa sogno condiviso e può dare forma alla comunità plurale”. 
 
Le conclusioni riprendono il titolo dell’intervento: “In conclusione, voglio ringraziare, elogiare e incoraggiare quelli che si fanno avanti. Quelli che si fanno avanti e dicono: ‘Eccomi! Tocca a me!’”.
 

04/12/2020
Mauro Cereda - mauro.cereda@cisl.it